Se la tv diventa un «giudizio di Dio» di Lorenzo Mondo

Se la tv diventa un «giudizio di Dio» PANEAL PANE Se la tv diventa un «giudizio di Dio» ER esempio... L'ex ministro De Lorenzo viene sorpreso dai fotografi mentre esce da un ristorante romano, i flash inquadrano maliziosamente l'insegna che recita «I due ladroni». Ironie, proteste. L'uomo che più si è battuto per la liberazione di De Lorenzo, il presidente del Comitato per la difesa dei detenuti, sente il prorompente bisogno di chiedere scusa agli italiani per la sua dabbenaggine. E Bassolino trema. Ma sì, il sindaco di Napoli, che sta adoperandosi con successo per un restyling urbanistico e morale della capitale del Sud. Basta che rispunti un De Lorenzo perché si sprechino le battute sulla teatralità, il lazzaronismo, il gioco delle tre carte, Pulcinella e quant'altro... Da compromettere d'un sol colpo la miglior campagna promozionale. Ma a me sembra che, ragionandoci su, si possano tirare alcune considerazioni meno scontate. Non so quanto fosse truccata l'apparizione televisiva del signor Malasanità, la giacchetta striminzita, la barba «sporca», la testa vacillante, il concorso di un familismo strappacuore. Del resto, la questione saliente era se fosse giusto tenere in prigione un uomo per sette mesi senza processo, quali prove occorressero ancora, dopo una valanga di capi d'imputazione, per inchiodarlo alle sue responsabilità. Una cosa resta accertata, la potenza della televisione - attraverso l'immagine e i sondaggi - nell'influenzare l'opinione pubblica, nel far vibrare il nervo dell'indignazione o della compassione. Con le immagini che si dispongono, magari senza volerlo, in una vera e propria recita, con i sondaggi che tengono il posto degli applausi e dei fischi. Ma con questo si innesca un processo di cui l'improvvisato attore diventa fatalmente prigioniero. E' la legge alla quale le star dello spettacolo, quando sono in pubblico, cercano di mantenersi rigorosamente fedeli. De Lorenzo no, e questo è stato il suo errore. Non è di certo scandaloso che un malato si riprenda, che esca per una sera a cena. Ma se è stato «assolto» perché morente di anoressia, non può farsi fotografare in un ristorante vip, con ogni evidenza superfluo per un brodino; e se è imputato di infinite ruberie non può frequentare, recidivamente, «I due ladroni». De Lorenzo «eautontimorumenos», punitor di se stesso? Forse si tratta soltanto di una stoltezza che è il contrappasso di una furberia ^^ont a suo tempo dissipata e oggi svelata. O forse di un riflesso automatico dell'antica arroganza. Per esempio... Andrcotti, altro imputato di rango, partecipa a una trasmissione televisiva alla vigilia del processo per associazione mafiosa. La strategia è diversa da quella di De Lorenzo. Niente sguardo smarrito, ma occhi a spillo, mobilissimi, dietro le lenti. Non si consegna alla pietà con la forza impressiva di un corpo accasciato, ma sembra deciso a raccogliere tutte le sue energie nelle spalle cascanti, a dare battaglia contro l'asserita campagna di disinformazione, contro le carte processuali che continuano a rovesciargli addosso, «violando ogni principio di riservatezza». Di fronte alle accuse più infami, non rinuncia all'arguzia, al gusto dell'epigramma trasteverino e insieme curiale. Ne vengono confermate una impassibilità e una astuzia che, nell'immaginario collettivo, hanno assunto da tempo il valore di prova a carico. E nel contesto di una autodifesa così studiata, non lo aiutano le improvvise smagliature, le labbra sottili che si riducono a fessura, il balbettio annaspante: per l'enormità delle imputazio-u ni o per un ingorgo di ama-' rezza? Resta il fatto che i sondaggi segnalano sulla lavagna, con crudele progressione, la diffidenza e la condanna del pubblico. Ma perché ha voluto sottoporsi a questa ordalia? Perché esibirsi come il ben noto personaggio abituato a vincere contestatissime battaglie con le armi della sottigliezza e dello sprezzo? Anche lui diversamente prigioniero, oltreché di se stesso, di una tv che tende sempre più a proporsi abusivamente come «giudizio di Dio». Alla larga da un Paese che si presta a questi giochi, dai fratelli d'Italia che accettano di giudicare e mandare per impulso dell'allegro dottor Piepoli. Oggi De Lorenzo e Andreotti. Domani, chissà. Lorenzo Mondo 11

Persone citate: Andreotti, Bassolino, De Lorenzo, Piepoli

Luoghi citati: Italia, Napoli