Curzi: è una beffa Il guaio ? Gli spot
Mentana: fesseria liberticida. Non ci sto Curzi: è una beffa Il guaio? Gli spot CONTENTO, direttore? «E di che?» Del decalogo sulla par condicio. «Non scherziamo. Quelle di Gambino sono delle regole confusissime che valgono per il periodo elettorale. Qui la par condicio non c'entra nulla. Anzi, se devo essere sincero, mi sento beffato». Addirittura? «Senta, ho appena visto il comunicato della Fininvest e non mi vengono in mente espressioni diverse». Cosa c'entra la Fininvest con il decalogo? «C'entra eccome. Quel comunicato, che ha tutte le caratteristiche di un documento di partito, dimostra il livello a cui siamo arrivati con la tv in mano ad un solo gruppo e, quindi, in una condizione di monopolio terrificante». Non è un'accusa nuova. «Già, ma non c'è limite al peggio. Adesso la Fininvest si permette addirittura di criticare i provve¬ dimenti di Gambino, ma dicendo che esiste una disparità di trattamento verso la carta stampata. Capisce? La Fininvest si permette di fare la vittima». E lei si sente beffato. «Guardi, una cosa simile mi farebbe drizzare i capelli in testa, se li avessi. Ma non li ho e allora mi limito a drizzare le orecchie». E cosa sente? «Sento una vocina che mi parla di censura sulla stampa. Chi ha tutte le tv adesso vuole zittire pure i giornali». Non sarà anche questa una forma di par condicio? «Ripeto, su queste cose non si scherza. Il tentativo di equiparare la carta stampata alla tv è semplicemente pazzesco. Un giornale si può scegliere di comprarlo oppure no. Con il video è diverso. Uno schiaccia il telecomando e si vede comparire me o Emilio Fede, senza averci invitati. E con un impatto, se mi permette, ben più pesante. La tv è un'arma ad alto potenziale. Bisogna modulare i toni, avere sensibilità». Invece? «Invece può succedere di incappare in Emilio Fede, come è successo a me pochi minuti fa». Cosa ha fatto? «Più che altro, cosa ha detto. Ha definito Bossi "un pazzo" e Prodi "quel tipo di Bologna". L'altra sera sono stato da Maurizio Costanzo. Lui sta molto attento ad essere corrotto, ma c'era anche Sgarbi che si è messo ad urlare e ad insultare i giudici. Io mi sono vergognato e ho dovuto resistere alla tentazione di andarmene. Ecco, con gente così, è fatale che qualcuno voglia dettare delle regole alla tv». E lei non le vuole? «Le regole impicciano solo il mestiere». Anche quelle di Gambino? «Anche quelle. Non fanno nessun passo vero verso la par condicio, creano solo problemi a chi ha voglia di lavorare onestamente. E' un provvedimento fatto malissimo, sbagliato, insufficiente. Serve solo a confondere le idee a chi ascolta e anche a chi fa la tv. Io l'ho letto quel documento. E non ci ho capito nulla. Dovrò mettermi a fianco un legale che mi aiuti». Cosa avrebbe voluto? «Mi sarebbe bastato un divieto totale degli spot. Bastava dire: non si fanno più e basta. Invece queste regole non diminuiscono l'arroganza di chi ha già tutto. Non fanno nessun passo verso l'antitrust. Spero proprio che il Parlamento decida di rifarle». E nel frattempo lei come si comporterà? «Come ho sempre fatto, cercando il più possibile di distinguere i fatti dalle opinioni, cercando di non offendere nessuno. Io non voglio essere costretto ad amare o a odiare Berlusconi. Voglio semplicemente poter dire cosa fa». Silvano Costanzo Previti la par condicio è anche un problema di conduttori delle rasmissioni televisive. «Altro che par condicio - è il suo commento - qui qualcuno ha perso la Alessandro Curzi, direttore del tg di Telemontecarlo
Luoghi citati: Bologna, Telemontecarlo
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