Trasfusione in sala parto contrae l'Aids di Francesco Grignetti

La donna ha ricevuto sangue da un donatore Avis che non sapeva di essere portatore sano del virus La donna ha ricevuto sangue da un donatore Avis che non sapeva di essere portatore sano del virus Trasfusione insala parlo, contrae l'Aids Matera, ha venticinque anni MATERA. La signora P. B., che vive in provincia di Matera, ha scoperto da alcune settimane di aver contratto l'Aids. Una tragedia per una giovane donna di venticinque anni, con un marito che l'adora e un bimbo piccolo. Ma scandalosa è la via dell'infezione. P. B. è stata infettata da una trasfusione: era ricoverata per il parto, ha avuto bisogno di sangue. Sono stati trovati due donatori in fretta e furia. Uno dei due era portatore sano del virus Hiv e non lo sapeva. Nessuno ha controllato. I fatti sono accaduti nell'agosto del 1992. Denuncia l'associazione dei politrasfusi, in prima linea in questa battaglia: nonostante tutte le assicurazioni del ministero della Sanità, per non parlare del battage pubblicitario di De Lorenzo, che risale all'estate del 1991, c'è ancora chi prende l'infezione per colpa di sangue non controllato. I fatti sono accaduti in un piccolo ospedale in provincia di Matera. E sono fatti che non dovevano accadere. Ci sono regolamenti del ministero e leggi dello Stato che vietano la trasfusione «al buio». Non ò sufficiente conoscere i donatori. C'è sempre la possibilità del cosiddetto «rischio finestra»: sei mesi in cui il virus è in incubazione e sfugge ai controlli. Non a tutti i test, però. Quelli più costosi lo individuano ugualmente. Ma tant'è. Nonostante le proteste dell'associazione politrasfusi, questo tipo di analisi più moderno, il cosiddetto Per, non è ancora obbligatorio. Come sia andata in quell'estate del 1992, comunque, lo documenta ufficialmente il Centro trasfusionale di Matera: «E' stato riscontrato - scrivono - che due delle cinque unità trasfuse non erano state poste agli esami richiesti per legge. Questo Centro trasfusionale è venuto a conoscenza del fatto solo oggi». Della tragedia di P. B. si ricorda bene anche il dottor Pasquale D'Aloia, direttore sanitario dell'ospedale dove è avvenuta l'infezione: «Era stata operata al mattino. Un parto cesareo. Tutto sembrava andare bene. Sennonché nel pomeriggio si era in pieno choc emorragico. La signora fu riportata in sala parto e le fecero diverse trasfusioni, ma inutil¬ mente. Allora allertarono i parenti. Serviva assolutamente sangue fresco, ricco di piastrine. Il sangue che noi avevamo in emoteca era del tutto inutile. E così ci presentarono due donatori. Dissero di essere parenti anche loro. Uno, quello che poi si scoprirà portatore sano, aveva addirittura un tesserino Avis di donatore occasionale. E noi trasfondemmo. Voglio aggiungere, però, che noi nel nostro piccolo ospedale non siamo attrezzati, né siamo stati autorizzati mai dall'Usi, a fare l'analisi Hiv. E comunque ci vogliono sempre tre-quattro ore per il test. La paziente sarebbe morta. Di questo sono sicuro: era un'emergenza, non ci sarebbe stato il tempo». Se ne ricordano bene anche il commissario straordinario della Usi Matera 6, Giuseppe Iaculli, e il direttore sanitario dell'ospedale civile di Matera, Antonio Gallitelli. Dice il sanitario: «Ce ne siamo accorti noi, nel nostro centro trasfusionale. Abbiamo scoperto il portatore sano con il tesserino Avis. Lo abbiamo chiamato e con lui abbiamo ricostruito tutte le trasfusioni che aveva fatto nell'ultimo periodo. Da lì, siamo arrivati alla signora». Della storia di P. B. ne hanno parlato ieri al ministero della Sanità, durante un incontro tra Angelo Magrini, che è il leader dei politrasfusi, e il ministro della Sanità, Elio Guzzanti. L'associazione ha presentato al ministero tutti i documenti richiesti dalla legge perché a P. B. venga riconosciuto l'«equo indennizzo» che la legge 201 prevede. Ma denuncia Magrini: «La legge sta per scadere e invece va prolungata. Il caso tragico di P. B. ci dice che le trasfusioni continuano a uccidere. Ci sono molti che hanno contratto in questa maniera l'epatite e il virus Hiv e non lo sanno. Oppure non sanno che fare. Non intendo fare la facile polemica contro De Lorenzo e Poggiolini, che pure se la meriterebbero perché hanno ingannato tanti italiani. Dico solo che gli ultimi dati ufficiali fanno paura: al ministero della Sanità si aspettavano poche centinaia di richieste di indennizzo, a fine dicembre ci sono già 7745 domande formalizzate». Francesco Grignetti I medici: non siamo attrezzati per gli esami Una sala parto: la donna di Matera ha contratto il virus dopo un taglio cesareo A sinistra il ministro alla Sanità Elio Guzzanti

Persone citate: Angelo Magrini, Antonio Gallitelli, De Lorenzo, Elio Guzzanti, Giuseppe Iaculli, Magrini, Pasquale D'aloia, Poggiolini

Luoghi citati: Matera