Ma chi approverà la finanziaria-bis? di Alberto Rapisarda

La crisi della lira complica i progetti elettorali: Berlusconi preme, Buttiglione frena, Fini fa da sé La crisi della lira complica i progetti elettorali: Berlusconi preme, Buttiglione frena, Fini fa da sé Ma chi approverà la finanziaria-bis? «Ribelli» nel Polo: meno probabile il voto a giugno ROMA. Passano i giorni, cresce la confusione ma non prende quota la richiesta delle elezioni a giugno, malgrado le insistenze di Berlusconi. In cambio, l'incertezza della situazione politica sta provocando una nuova crisi di fiducia dei mercati finanziari che, di conseguenza, penalizzano pesantemente la nostra moneta. Gli operatori chiedono fatti, vogliono vedere subito in cosa consisterà la manovra economica del governo. La manovra sarà pronta la prossima settimana ma ora il problema è: chi la voterà in Parlamento? Tutti, maggioranza e opposizione, si dovrebbe rispondere se si prendessero per buone le assicurazioni date a Dini al momento del voto di fiducia. Quasi nessuno, se ci si fermasse alle dichiarazioni di mercoledì scorso. Ieri, invece, il borsino delle dichiarazioni assicurava a Dini l'appoggio dei progressisti, dei popolari e quello, abbastanza esplicito, di Gianfranco Fini che ha appena spiegato alla City londinese che lui è uomo affidabile. «An mostrerà tutto il senso di responsabilità che la circostanza richiede», ha assicurato da Parigi, smentendo i suoi Gasparri e Fiori che già dicevano: «Non ci piace e non la voteremo». E Berlusconi? Non si capisce. Da Forza Italia arrivano segnali contraddittori. Par di capire che ci sono due linee che si scontrano. Quelli tentati di far fallire Dini sulla manovra finanziaria per provocar la crisi e arrivare al- le elezioni a giugno, anche se nel più completo caos dell'economia, e quelli che si rendono conto che un voto negativo sarebbe incomprensibile. «Non è detto che Forza Italia si tiri indietro», sosteneva ieri sera Marzano, che è responsabile economico di Forza Italia. Per l'ex ministro Martino si volerà contro solo «se il rapporto tra i tagli alla spesa e l'aumento delle entrate fosse squilibrato». Berlusconi è per le elezioni a giugno, costi quel che costi e anche ieri lo ha ripetuto («insisto»). Il suo problema è convincere anche Fini, Casini e il corteggiatissimo Buttiglione. Ma tanto iperattivismo rischia di ritorcersi contro di lui sollevando più sospetti e irritazione che consensi, tra i suoi stessi alleati. Il capo di Forza Italia è già rimasto isolato quando ha chiesto di rinviare le elezioni regionali di aprile, che Fini e Casini invece vogliono. Ora ha lanciato, tra la sorpresa degli alleati, la proposta di presentarsi tutti sotto un unico simbolo, assieme a Buttiglione, alle elezioni regionali, visto che si debbono svolgere. Un modo per cercare di annegare nel calderone collettivo il successo che Fini prevede di ottenere se potrà presentare le liste di An. Un modo, anche, per aggirare la pregiuziale contro An che Rocco Buttiglione pone per potersi alleare con Berlusconi. E per questo l'idea del simbolo unico ha raccolto il no chiaro del ecd e quello a mezza bocca di Fini. «Non capisco bene la proposta. Bisogna cercare di facilitare l'approdo del ppi nel centro-destra. Tutto il resto mi sembra un po' umorale», ha detto Casini tradendo un esplicito nervosismo per la frenesia con la quale l'alleato Berlusconi si sta muovendo in queste ore. Sembra quasi che il capo di Forza Italia non sappia più cosa offrire a Buttiglione pur di ottenere il suo assenso alle elezioni a giugno. Che, va ricordato, farebbero rinviare, tra gli altri, anche il temutissimo referendum che toglierebbe di colpo a Berlusconi due televisioni su tre. L'ultima offerta di ieri al ppi era una sorta di scioglimento del Polo da «rifondare» dopo le elezioni: «Prima l'intesa con Buttiglione. Poi, il nuovo accordo con Fini». Buttiglione, da New York, è parso più cauto del solito: «Non siamo favorevoli ad elezioni generali immediate ma ci sono pressioni per volerle fare. Noi non abbianmo paura. E' comunque impossibile andare a votare prima di giugno». Formigoni, invece, ha già assicurato a Berlusconi che l'obbiettivo di andare a votare a giugno si può raggiungere perché il governo Dini rischia di fallire per le esitazioni dei partiti che gli avevano dato la fiducia. I popolari non possono più rinviare il chiarimento interno, perché Berlusconi vuole una risposta entro lunedì, prima che venga messa ai voti la riforma elettorale per le Regioni. Alberto Rapisarda Il presidente del Consiglio Lamberto Dini

Luoghi citati: New York, Parigi, Roma