«E' peggio che ai tempi del politburo»
Gorbaciov Gorbaciov «E' peggio che ai tempi del polhburo» MOSCA. L'intervento militare in Cecenia è la manifestazione dell'attuale situazione ai vertici del potere in Russia, peggiore e più confusa che «nel "politburo" del tempo di Breznev». Il commento è dell'ex presidente sovietico Mikhail Gorbaciov, che non ha escluso la possibilità di un suo rientro nella «grande politica», con una candidatura alle prossime elezioni presidenziali del 1996. «Al vertice la situazione è peggiore che nel politburo del partito comunista sovietico del tempo di Breznev. Non è chiaro chi prenda le decisioni», ha dichiarato Gorbaciov a un gruppo di giornalisti russi e stranieri, secondo l'agenzia «Postfactum». «Per questo penso che il 1995 sarà un anno molto difficile», ha aggiunto, dicendosi curioso di vedere come andranno le elezioni legislative e presidenziali in programma rispettivamente nel prossimo dicembre e nel giugno 1996. «L'attuale regime ha paura delle elezioni come il diavolo dell'acquasanta» ha proseguito, esprimendo tuttavia fiducia in un loro regolare svolgimento, in quanto «non è possibile rinviarle. Solo anticiparle». La paura delle elezioni, secondo l'ultimo leader sovietico, è una conseguenza delle numerose crisi - tra l'altro del potere e della politica - vissute dalla Russia, di cui l'azione in Cecenia è ovvia manifestazione. Per Gorbaciov, con l'intervento in Cecenia il presidente Boris Elisili e il governo volevano migliorare la loro popolarità, ma si sono invece trovati contro tutta la società russa. Quanto al suo futuro, l'ox presidente dell'Urss - sempre secondo l'agenzia Postfactum non ha escluso la possibilità di candidarsi alle presidenziali, ma ha sottolineato che un'eventuale decisione di tornare alla «grande politica» deve essere ben meditata, perché investe «aspetti morali». Gorbaciov ha affermato infine che se fosse stato nei panni di Eltsin si sarebbe battuto per riformare la Costituzione, specie per quanto riguarda la divisione dei poteri tra esecutivo e legislativo, nel senso di una effettiva subordinazione del primo al controllo del secondo. Si è conclusa con un accordo per una tregua totale di 48 ore che è partita dalla mezzanotte di ieri, per tutte le armi e in tutta la Cecenia, la seconda sessione dei colloqui fra il comandante delle forze di intervento russe Anatoli Kulikov e il capo di stato maggiore ceceno Aslan Mashkadov tenutosi a Orgionikidzevskaia, città inguscia al confine ceceno. Nella repubblica ribelle, ieri, si è combattuto poco. Sui negoziati, però, pesa lo scetticismo del presidente separatista Giokhar Dudaiev, che li considera una manovra propagandistica di Mosca alla vigilia dell'atteso discorso di Eltsin al Parlamento. I russi, per Dudaiev, «vogliono dimostrare di avere fatto tutto il possibile per raggiungere il cessate-il-fuoco, ma la guerra non potrà cessare con negoziati a livello di capi militari: se Eltsin vorrà veramente negoziare, lo dovrà fare a un livello più alto». Scettico si è detto anche Shamil Basaiev, uno dei più noti capi militari ceceni, che ieri ha preso parte ai negoziati: «i russi avanzano condizioni inaccettabili e usano toni ultimativi. Cercano solo di prendere tempo, di seminare sfiducia e divisioni fra i guerriglieri secondo il motto "divide et impera". Noi ribadiamo che reali negoziati potranno avvenire solo dopo il ritiro dei russi dalla Cecenia, e in base al diritto internazionale». [Ansa]
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