Commissione divisa Antimafia Indaga la Pivetti di R. R.

Commissione divisa Commissione divisa Antimafia «Indaga» la Pivelli ROMA. Lo scontro alla commissione Antimafia tra la presidente Tiziana Parenti e i rappresentanti pidiessini, popolari, leghisti e comunisti è approdalo ai vertici del Parlamento. Ieri una delegazione dei 4 partiti si è incontrata con la presidente della Camera Pivelli, la quale ha preso tempo e discuterà il caso con la slessa Parenli e con il presidente del Senato Scognamiglio. L'opposizione alla Parenti chiede le dimissioni della presidente, accusata di svolgere - secondo le parole di Bargone, rappresentante del pds - una «funzione di fazioso freno all'attività della commissione». Il vicepresidente Arlacchi, anche lui progressista, dice: «Irene Pivelli si è riservata di decidere, ma è mia impressione che andiamo verso uno scontro non da poco. C'è il concreto rischio che il Parlamento si trovi privato di uno strumento fondamentale di conoscenza e di inchiesta come la commissione». Ma la Parenti, per tutta risposta, ribatte: «Occorre ristabilire un clima in cui la commissione smetta di fare la lotta a Tiziana Parenti e cominci a fare la lotta alla criminalità organizzata. C'è bisogno di un ritorno alla ragionevolezza». Tra i motivi di polemica c'è pure quello del dossier ricevuto in forma anonima dal deputato di An Fragalà sulle telefonate del pentito Baldassarre Di Maggio (quello che parla del bacio tra Riina e Andreotti; Fragalà già lo definisce un nuovo Contorno, riferendosi alle vicende raccontate dal «corvo» di Palermo nel 1989) e ai suoi presunti viaggi in Sicilia e contatti con ambienti mafiosi successivi all'arresto e al pentimento. Bargone dice che all'Antimafia quel dossier non c'è: «Se esiste, è stato indebitamente sequestrato dall'on. Parenti, che ne fa un uso personale. Ora la misura è davvero colma». [r. r.]

Luoghi citati: Palermo, Roma, Sicilia