«Pensioni, serve più equità» di Gian Carlo Fossi

«Pensioni, serve più equità» LA RIFORMA DELLA DISCORDIA «Pensioni, serve più equità» Il sindacato: Uberi tutti dopo 35 anni ROMA. Un quadro di certezze future per lavoratori e pensionati, maggiore equità, controllo delle dinamiche di spesa per renderle compatibili con il prodotto intorno lordo: sono questi gli obiettivi di fondo indicati da Cgil-Cisl-Uil nella «piattaforma» per la riforma delle pensioni, concordata ieri definitivamente dopo l'intesa di massima di martedì sera ira le tre segreterie al completo. L'enunciazione di questi traguardi conferma la disponibilità delle confederazioni a modificare in modo consistente le norme in vigore per avviare gradualmente la previdenza italiana verso un equilibrio finanziario duraturo. Ma, volutamente, il documento non rivela una posizione drastica su alcuni punti maggiormente controversi, come ad esempio, quello del diritto alla pensione di anzianità con 35 anni di contributi o ciucilo della eventuale riduzione del tasso di rendimento al di sotto del 2%. E' evidente, infatti, che la soluzione di questi nodi dipende dall'attenta verifica di rendiconti e previsioni di spesa di qui al 2010 chiesti alla ragioneria generale dello Stato e all'Inps; e dal negoziato tra sindacati e governo che avrà il suo momento cruciale nell'incontro in programma per i prossimi giorni a Palazzo Chigi (non ancora ufficialmente convocato) con il presidente del Consiglio Dini. Peraltro, alcune indicazioni sono precise. • Riforma per tutti. La previdenza, si afferma, deve fondarsi sulla correlazione tra contributi e prestazioni in base a chiare e trasparenti regole di solidarietà tra generazioni, sessi, e condizioni professionali e di lavoro. La riforma dovrà riguardare tutti i regimi e i trattamenti previdenziali, delineando «regole comuni dirette ad omogeneizzare i diritti e i doveri di tutti i partecipanti al sistema» ed ammettendo «il pluralismo degli enti nell'ambito di una visione unificata e solidaristica della finanza previdenziale». • Tutela generalizzata. La tutela pensionistica obbligatoria andrà estesa a tutte le tipologie di lavoro dipendente, parasubordi- nato, autonomo e libero-professionale. • Previdenza-Assistenza. Netta separazione tra le due voci e conseguente trasferimento alla fiscalità generale della parte assistenziale (80 mila miliardi all'anno) così individuata: pensioni sociali, «quota sociale» indicizzata, agevolazioni contributive, cassa integrazione speciale e prepensionamenti, trattamenti di famiglia con il concorso dello Stato, pensioni della gestione coltivatori diretti coloni e mezzadri liquidate prima del 10 gen¬ naio '89, integrazione al trattamento minimo (da trasformare nel tempo in assegno sociale), oneri derivanti dalla contribuzione figurativa per magernità, servizio militare, svolgimento delle cariche elettive pubbliche. • Armonizzazione. Dovranno essere «gradualmente omogeneizzati» mediante il criterio «proquota» (applicazione delle attuali condizioni fino all'entrata in vigore della riforma, nuove condizioni dopo): le contribuzioni (e qui si pone il problema dell'aumento dei contributi per i lavoratori autonomi, attestati a circa la metà della percentuale dei contributi dei lavoratori dipendenti privati, e per i lavoratori pubblici); le retribuzioni pensionabili (basi di calcolo); la percentuale annua di rendimento delle pensioni (2%) a parità di contributi versati (vanno ridotti i rendimenti superiori previsti per alcune categorie); il requisito contributivo massimo (40 anni). • Correlazione tra vita lavorativa e prestazioni. Questo obicttivo dovrà essere conseguito gra- dualmente «con riferimento all'intera vita lavorativa» o con altri sistemi, sempre seguendo il sistema del «pro-quota». Si tratta, in particolare, di vedere come si possa accelerare l'estensione del calcolo della pensione sui contributi versati nell'intero arco dell'impegno lavorativo o di azionare altre leve per ottenere lo stesso risultato. • Flessibilità e interventi vari. Introduzione di elementi di flessibilità per quanto riguarda l'età di pensionamento, le modalità di accesso alla prestazione pensionistica, il rapporto pensione/lavoro. Qui affiora il «nodo» della pensione di anzianità con 35 anni di contributi, ma non si accenna a disincentivi pur ipotizzati nel caso sia lontano il tetto di età ad almeno 62 anni. Inoltre, pensionamento flessibile (part-time con pensione) e, entro certi limiti, cumulo tra pensioni e redditi da lavoro di qualsiasi natura. Interventi, infine, su reversibilità e invalidità. Gian Carlo Fossi In sette punti le proposte avanzate dalle confederazioni «Intoccabile il rendimento al 2% staccare previdenza e assistenza» In alto, Sergio Cofferati (con la barba) e Pietro Larizza A sinistra il ministro del Lavoro Tiziano Treu

Persone citate: Pietro Larizza, Sergio Cofferati, Tiziano Treu

Luoghi citati: Roma