Romano-boys, squadra con la targa Agostinianum

Romano-boys, squadra con la targa Agostinianum Romano-boys, squadra con la targa Agostinianum liiliii IL CENACOLO MILANESE PBOLOGNA OTREBBE chiamarsi: catena telefonica della fratellanza agostiniana. E' iniziata un paio di settimane fa, da quando il vecchio compagno di scuola Romano Prodi, matricola dell'Università Cattolica anno 1957, si è candidato leader dell'area catto-progressista. Cento, duecento ex studenti del collegio Agostinianum, che in questi giorni (dai rispettivi studi professionali, universitari, ministeriali) si sono risentiti via telefono «per dare una mano a Romano». E per fissare un appuntamento: Roma 11 marzo, assemblea di chi ci sta, ospite Prodi. L'idea della «rimpatriata politica» è partita da Enzo Balboni, oggi ordinario di Diritto Costituzionale alla Cattolica, area martinazzoliana, da Francesco Tonucci, pedagogista del Cnr, area progressista, e da Lino Vannucci, funzionario del ministero dell'Industria, aclista. La catena si è messa in moto. Ha squillato il telefono di Stefano Zamagni, preside della facoltà di Economia a Bologna. Di Luciano Corradini, sottosegretario alla Pubblica Istruzione. Di Tiziano Treu, attuale ministro del Lavoro. Del penalista Giovanni Maria Flik. Dell'avvocato Federico Stella. Di Pierferdinando Giorgetti, assessore repubblicano a Livorno. Di Raffaele Morese, leader Cisl. E perfino di Claudio Rinaldi, attuale direttore dell'Espresso. Potenza della giovinezza. Ma anche adesione al progetto e all'idea, come dice Balboni, «che finalmente scenda in campo un uomo per bene e competente come Romano Prodi». Aggregazione trasversale, voglia di rivedersi, e anche rete di solidarietà, dispersa dalla vita, riunificata dalla politica. «L'idea è nata spontaneamente, è cresciuta spontaneamente - dice Bruno Manghi, testa fine della Cisl -. Più che un'assemblea, saremo una specie di oratorio allargato... Credo che sarà anche divertente ritrovarci tutti perché davvero quelli sono i legami fondativi, gli anni della nostra formazione. E naturalmente perché condividiamo il progetto di fronte democratico lanciato da Prodi». Agostinianum. Per capire, bisogna tornare indietro di parecchi decenni, quando padre Agostino Gemelli, fondatore dell'Università Cattolica di Milano, decise di istituire il collegio Agostinianum, anno 1933, destinato a accogliere gli studenti eccellenti, ma scarsi di mezzi economici. Dunque destinato non ai figli dell'alta borghesia, i soli che potevano permettersi l'Università, ma ai ragazzi dei ceti medio-bassi. «L'idea di padre Gemelli - spiega Manghi - oltre ad essere fortemente sociale, puntava a creare una nuova classe dirigente cattolica, che potesse competere con quella di impronta laico-liberale». E la classe dirigente cattolica venne fuori eccome, essendo stati ex agostiniani personaggi come Fanfani, Dossetti, Gui, Misasi, De Mita. L'accesso era rigidamente selettivo. Ma la permanenza - vitto, alloggio, studi - gratuita. Ricorda Balboni: «Si arrivava di solito su segnalazione del vescovo. Bisognava superare un esame durissimo e poi mantenere la media del 27, rispettare le scadenze dell'anno accademico». Proibito prendere un voto infe¬ riore al 24, pena l'espulsione. Obbligatorio seguire i corsi aggiuntivi riservati ai soli ospiti del collegio, compresa una seconda lingua, l'approfondimento teologico, le conferenze. «Insomma l'Agostinianum fu la Normale dei cattolici - dice Baiboni -. Mentre Pisa sfornava i cosiddetti Ciampi-boys, i Man- zella, i Cassese, gli Amato, da noi uscivano personaggi come Siro Lombardini, Tiziano Treu e Romano Prodi». Gli ex studenti che oggi si preparano a ritrovarsi sotto l'ulivo, hanno avuto la loro stanza all'Agostinianum (stanza singola, due docce calde la settimana, permesso d'uscita sino alle 22,30) tra la fine degli Anni Cinquanta e la metà dei Sessanta. Anni del Concilio Vaticano Secondo, spinta sociale della Chiesa, crescita dell'associazionismo cattolico. «E' una eredità preziosa - dice ancora Balboni - transitata nel sindacalismo cattolico, nella cultura riformista, e che oggi toma in parte nel progetto dei popolari, interamente in quello di Prodi. Per questo la nostra catena telefonica si è allungata così rapidamente. E poi pensi che fortuna: noi ex siamo sparsi un po' in tutta Italia, dal Veneto alla Sicilia: siamo già una rete di supporto nazionale». Una rete o una lobby? «Per carità, no. Lobby è una parola che non ci appartiene». Dunque appuntamento a Roma. Ma, per dire, ci sarà anche posto per un ex studente, nome: Mario Capanna, segnalato all'Agostinianum dal vescovo di Città di Castello e poi espulso per eresia marxista? «La proposta di Prodi mi interessa - dice Capanna -. Trovare una sintesi politica che affianchi il pensiero laico più dinamico e quello cattolico più democratico, è un progetto che sto vanamente inseguendo dal 1988». E perciò? «Sono in attesa di una telefonata». Pino Corrias L'11 marzo si riuniscono gli ex studenti della Cattolica per «dare una mano al prof» A destra, altri due ex allievi del collegio universitario cattolico: Mario Capanna (poi espulso) e Claudio Rinaldi, direttore de «L'Espresso» A destra, l'Università Cattolica di Milano. A lato il sindacalista Cisl Raffaele Morese, compagno di studi di Romano Prodi