«Kohl, non ti fidi di noi»
«Kohl, non ti fidi di noi» «Kohl, non ti fidi di noi» L'Italia: vuol toglierci la presidenza alla conferenza intergovernativa BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'Italia è sempre stato il primo Paese della classe europea, non certo per il rispetto delle regole, quanto per l'entusiasmo con cui tutti, o quasi, sostengono da noi l'ideale europeista. Ma la stabilità politica italiana è scomparsa, lasciando il posto ad un'imprevedibilità che suscita preoccupazione nei nostri partner. E' normale che, in queste condizioni, un gesto di disattenzione accenda la polemica. E' quanto è accaduto nei giorni scorsi, circa la conferenza inter-governativa che l'Unione europea lancerà nel '96 per «migliorare» la politica estera e di difesa comuni. Da tempo si sa che la Conferenza partirà nella prima metà dell'anno, durante la presidenza italiana. Ma la settimana scorsa, un consigliere del cancelliere tedesco Helmut Kohl ha detto che l'apertura della Conferenza potrebbe slittare alla fine dell'anno, se non alla primavera del '97. Forse è stato solo un lapsus, ma la dichiarazione ha provocato le proteste di chi ha visto minacciato il ruolo dell'Italia. A Bruxelles, anzi, vi è stato chi ha fatto notare che il precedente governo italiano non ha dato prova di gran fede europea, che il gabinetto Dini non avrà vita lunga, e che il prossimo governo, a Roma, potrebbe tornare a parlare il linguaggio degli euro-scettici. Questa prospettiva, secondo alcuni, è il motivo per cui i tedeschi starebbero pensando a rinviare di qualche mese l'apertura della Conferenza. Ma cosa c'è di vero? A Bonn i portavoce hanno smentito tutto, rinnovando le espressioni di stima per l'Italia, ma aggiungendo che a Maastricht non fu fissata la data di inizio della Conferenza, e che ci si limitò a dire che essa inizierà «nel 1996». D'altra parte la pre¬ parazione della Conferenza è già cominciata sotto presidenza francese, continuerà sotto presidenza spagnola: un negoziato così complesso è sempre lungo, ed è normale che copra più d'una presidenza. Secondo un diplomatico inoltre, anche se i timori tedeschi fossero reali, «il fatto che l'Italia abbia la presidenza è una garanzia contro eventuali colpi di testa» anti-europeisti. La verità, allora, va cercata altrove. Tra la fine del '96 e l'inizio del '97 la Gran Bretagna tornerà alle urne, e per ora viene dato per scontato che il partito conservatore di John Major, lacerato al suo interno da chi si oppone all'integrazione europea, verrà sonoramente sconfitto dai laboristi, oggi non ostili all'Unione europea. Ebbene, Kohl teme che aprire i negoziati sulla riforma dell'Unione, prima che siano noti i risultati delle elezioni britanniche, possa portare ad una grave crisi tra Londra e Bruxelles, crisi che paralizzerebbe l'Unione in un momento cruciale. Nel dicembre del '96, del resto, i leader dei 15 dovranno decidere se lanciare la moneta unica nel '97. Il Trattato dice che se una maggioranza di Stati membri rispetterà a quel momento una serie di criteri economici, la moneta unica potrà prendere il volo. Altrimenti anche solo una minoranza potrà partire, ma nel '99. Kohl forse spera che il «nucleo duro» possa adottare l'Ecu già nel '97, e comunque vuole attendere di vedere cosa accadrà con la moneta unica, prima di lanciarsi nel negoziato sulla riforma «politica» dell'Unione. Morale? La Conferenza inter-governativa inizierà probabilmente sotto presidenza italiana, come previsto, ma durerà a lungo, magari fino al 1998. Fabio Squillante
Persone citate: Dini, Fabio Squillante, Helmut Kohl, John Major, Kohl
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