Pivetti I contestatori frenano
Pivetti Pivetti I contestatori «frenano» ROMA. Un appello alla Pivetti e in «quanto la sua responsabilità vorrà suggerirle» affinché tragga le conseguenze dal fatto di essere uscita dal proprio «ruolo istituzionale». E' questo il tono della lettera di protesta che i presidenti dei deputati del Polo della Libertà hanno inviato al presidente della Camera per l'intervento svolto al congresso della Lega. L'iniziativa è partita dai parlamentari di Forza Italia ed è stata poi sottoscritta da Valensise (An), Giovanardi (Ccd), Gubetti (Fld). Nella lettera non si chiedono le dimissioni della Pivetti ma si chiede «quali misure Ella intenda adottare al fine di restaurare, fra tutti i deputati e in particolare all'interno dei gruppi rappresentati dai sottoscritti il necessario clima di serenità e di fiducia nella equidistanza della Sua figura istituzionale e nell'obiettività del Suo operato». Escluse anche le proteste eclatanti come spiega Carlo Jannone, vicepresidente del gruppo di Forza Italia: «Nessun gesto eclatante sempre che domani la Pivetti si degni di venire a presiedere la seduta». Già, ieri c'era molta attesa a Montecitorio, e non solo nel Palazzo, per la prima uscita di Irene Pivetti, dopo il suo intervento al congresso della Lega. Il presidente della Camera, però, non ha presieduto le sedute dell'aula delegando il vicepresidente Raffaele Della Valle. I collaboratori del presidente della Camere definiscono la sua giornata come «un'ordinaria giornata di lavoro» e ricordano che il presidente ha avuto una serie di udienze. Ma il centro-destra non sembra intenzionato ad allentare la tensione. Silvio Berlusconi prende spunto proprio da questa polemica per attaccare il suo avversario Romano Prodi: «Mi aspettavo, sinceramente, che il professor Prodi staccasse almeno un ramoscello del suo albero d'ulivo in occasione della recente, grottesca messinscena a cui abbiamo assistito durante il congresso della Lega». E il Cavaliere, in una nota diffusa da Arcore, aggiunge: «Prodi afferma di essere un cultore delle regole e di volere un'Italia più serena. Forse si potrebbe cominciare con il censurare serenamente le aggressioni verbali e non solo verbali, compiute sotto l'alto patrocinio del Presidente della Camera, che hanno colpito me e il mio movimento con faziosità e malanimo». «Forse - prosegue Berlusconi - in nome del sospirato fair play, il professore potrebbe comunicare al Paese che tra par condicio ed esproprio all'arma bianca c'è per lui una bella differenza, e che a lui non interessano le baionette della vecchia propaganda che trasforma in nemico ogni avversario». Poi l'affondo: «Non vorrei che, tra una chiacchiera e l'altra sull'importanza delle regole, l'ulivo del professore, invece di un buon raccolto di pace, producesse, come le querce, le solite inutili ghiande». Da sinistra, invece, si parla di «clamore eccessivo». Lo fa Massimo D'Alema, secondo cui «non si può negare alla Presidente della Camera di essere anche una militante politica. Ciò che le si deve chiedere è, nell'esercizio delle sue funzioni, di essere imparziale. Poi uno la può giudicare come vuole, il suo intervento può essere apparso anche inopprtuno, lo posso capire, ma ritengo che le reazioni siano eccessive». E per Fausto Bertinotti, leader di Rifondazione, le richieste di dimissioni di Irene Pivetti sono «esorbitanti e fuori misura, come il suo discorso», (r. i.]
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