Amico del sangue e nemico dell'uomo

IL BATTERIO DI PFEIFFER IL BATTERIO DI PFEIFFER Amico del sangue e nemico dell'uomo Non causa l'influenza, come si credeva, ma gravi infezioni: c'è il vaccino MORTE e resurrezione di un batterio. Haemophilus influenzae: così si può sintetizzare una singolare storia, unica nel suo genere. Circa un secolo fa, nel 1899, Richard Pfeiffer, collaboratore di Koch, durante un'epidemia di influenza trovò nell'escreato di molti malati un batterio che ritenne causa della malattia e che battezzò «amico del sangue» in quanto si moltiplicava in terreni di coltura contenenti sangue. Haemophilus influenzae, dunque, e il problema, anche per l'autorevolezza dello scopritore, fu considerato risolto. Tuttavia, durante la terribile epidemia del 1918 detta «spagnola», cominciò a sorgere qualche dubbio dato che il batterio di Pfeiffer era spesso assente nei malati. Si affacciò l'ipotesi di un virus, poi identificato nel 1933. Sentenza di morte per Haemophilus. Il quale però sopravviveva nonostante sembrasse di¬ menticato e ora è tornato alla ribalta come causa di gravi sintomatologie, continuando a portare con sé l'attributo influenzae, che non gli compete ma che ormai fa parte della sua carta di identità. Pittman distinse sei tipi di Haemophilus, contrassegnati con le lettere da a a/. Haemophilus influenzae, specialmente del tipo b (Hib), è causa di infezioni gravi nel lattante e nel piccolo bambino: soprattutto meningiti ma anche polmoniti e bronchiti, otiti, epiglottiti, con notevole mortalità. E non sono rare setticemie nell'adulto, assai colpite le donne in gravidanza. La virulenza di Hib è dovuta in parte al fatto d'essere rivestito da una capsula protettiva. Il neonato ha anticorpi provenienti dalla madre, i quali però diminuiscono progressivamente. Nell'età da 3 mesi a 3 anni il bambino è più vulnerabile, e infatti in questo periodo l'inciden¬ za delle meningiti da Hib è elevata. Secondo le ultime rilevazioni epidemiologiche, in Francia vi sono ogni anno nei bambini oltre 1000 casi, dei quali più di 600 meningiti con 20-30 decessi e 100 sequele neurologiche (ritardi di sviluppo, paralisi, disturbi dell'udito e dell'equilibrio). Inoltre Hib ha acquistato notevole resistenza agli antibiotici, circa il 30% dei ceppi isolati dai casi di meningite sono resistenti. La frequenza e la gravità delle infezioni da Hib nel bambino giustificavano la ricerca d'un vaccino. Nei 1984 il primo vaccino, indicato con la sigla PRP, fu preparato da H. Peltola in Finlandia ma si dimostrò poco efficace. Ora ne sono stati preparati altri coniugando PRP con una proteina. Tale associazione si è rivelata ottima, oggi ve ne sono diversi tipi: PRP-D (vaccino coniugato con anatossina difterica), PRP-HbOC (con tossina difterica mutante non tossica), PRP-OMP (con la proteina della membrana esterna del meningococco), PRP-T (con l'anatossina tetanica). Nel 1987 Eskola, in Finlandia, vaccinò 5 mila lattanti con PRPD, mentre altri 5 mila non vaccinati fungevano da controllo: 4 casi di infezione da Hib nel primo gruppo, 35 nel secondo. Altro studio in 4500 lattanti nell'Alaska con vaccino PRP-OMP: un solo caso di infezione nei vaccinati, 22 nei non vaccinati. Negli Stati Uniti questi vaccini sono già inclusi nel programma delle vaccinazioni raccomandate, e lo stesso sta avvenendo in Europa. Essi sono di imminente registrazione anche in Italia. Si prevede una prima dose nel secondo mese di vita, una seconda nel quarto mese, una terza nel sesto, una quarta a 15-18 mesi. Ulrico di Aichelburg

Persone citate: H. Peltola, Koch, Pfeiffer, Pfeiffer Amico, Pittman, Richard Pfeiffer, Ulrico Di Aichelburg

Luoghi citati: Alaska, Europa, Finlandia, Francia, Italia, Stati Uniti