Il ghiaccio nel forno

Il ghiaccio nel forno Il ghiaccio nel forno Scoperto su Mercurio, con il radar molto basso, dovrebbe aggirarsi intorno a -150°C, mentre nelle zone più interne dei crateri, che rimangono perennemente in ombra, la temperatura sarebbe ancora inferiore e costituirebbero delle perfette «trappole fredde» sia per il vapore d'acqua eventualmente proveniente dall'interno di Mercurio sia per il ghiaccio portato sul pianeta, nel corso dei miliardi di anni della sua vita, dall'impatto di comete e asteroidi. Si è inoltre calcolato che ad una temperatura intorno ai -150°C il tasso di sublimazione del ghiaccio d'acqua è di circa 8 metri per ogni miliardo di anni e questo valore si dimezzerebbe per una diminuzione di circa 2"C. Sebbene queste stime siano alquanto incerte, è stato possibile determinare che a temperature comprese tra -160 e -150HC depositi di ghiaccio d'acqua spessi alcuni metri potrebbero rimanere stabili per state effettuate sparando verso il pianeta onde radar di 12,5 centimetri con l'enorme antenna parabolica di Arecibo (Portorico), del diametro di 300 metri, che è stata ricavata ricoprendo di materiale radio-riflettente una piccola vallata dell'isola caraibica. Recenti studi teorici hanno inoltre dimostrato che in certe particolari zone di Mercurio le condizioni ambientali potrebbero rendere possibile la permanenza di ghiaccio per lunghissimi periodi di tempo. L'inclinazione dell'asse di rotazione del pianeta rispetto al piano della sua orbita attorno al Sole è di soli 2°, per cui l'interno dei crateri nelle regioni polari oltre gli 80° di latitudine non è mai esposto direttamente all'intensissima luce solare. Dai calcoli risulta che la temperatura di certe aree pianeggianti in prossimità delle regioni polari, dove l'angolo di incidenza della radiazione solare è miliardi di anni. La quasi certezza della scoperta sta nel fatto che i segnali riflessi siano polarizzati in un modo che è tipico del ghiaccio d'acqua - in maniera del tutto simile a quanto riscontrato negli echi radar prodotti dalla calotta polare Sud di Marte e dalla superficie ghiacciata dei satelliti galileiani di Giove. Un'altra conferma indiretta proviene inoltre dalle osservazioni della tenuissima atmosfera di Mercurio effettuate dallo spettrometro ultravioletto a bordo della sonda «Mariner 10». Furono identificate infatti tracce di idrogeno ed ossigeno, ma a quel tempo gli scienziati addetti al progetto imputarono la presenza di questi atomi ai resti di comete o asteroidi ricchi di sostanze volatili, che periodicamente si schiantano sulla superficie del pianeta. Se non altro questi risultati non escludono la presenza di ghiaccio d'acqua. L'esistenza di ghiaccio nelle regioni polari non escluderebbe comunque la sua sublimazione a causa di altri meccanismi diversi dall'esposizione alla radiazione solare. L'universo è infatti permeato di radiazione ultravioletta, che su lunghi tempi potrebbe «erodere» completamente il ghiaccio prima che questo venga nuovamente rifornito dall'impatto di qualche cometa. Un altro meccanismo di erosione del ghiaccio potrebbe essere dovuto all'azione delle particelle elettricamente cariche che,, intrappolata nel campo magnetico mercuriano, colpendo la superficie del pianeta possono causare l'«evaporazione» delle molecole d'acqua che formano il ghiaccio. Questi processi potrebbero risultare però inefficienti nel caso in cui il ghiaccio fosse ricoperto da un deposito di polveri dello spessore di qualche decina di centi¬ Mario Di Martino Osservatorio astronomico di Torino AL PALASTAMPA

Persone citate: Mariner

Luoghi citati: Torino