ANCHE I NON CREDENTI GIOCANO A NASCONDINO CON DIO

ANCHE I NON CREDENTI GIOCANO A NASCONDINO CON DIO ANCHE I NON CREDENTI GIOCANO A NASCONDINO CON DIO Due secoli di ricerche con Torno e un discutibile pamphlet ne e una proposizione «in positivo delle verità che lealmente si offrono, cioè si dimostrano, agli occhi della libera intelligenza altrui»! Nessuna possibilità di contraddittorio né di confutazione. Vorrei tuttavia osservare almeno che il problema della verità storica dei Vangeli (cui è dedicato il capitolo Logica e Gesù Cristo) non è riducibile a trovate ad effetto come quella che fa di Pietro, Andrea, Giacomo, Giovanni e Matteo degli esperti estensori di «resoconti stenografici». Verrebbe da sorridere e da chiedersi se i Vangeli dell'infanzia li ha stenografati San Giuseppe, ma al lettore non è nemmeno concesso di buttare tutto sul ridere: i propositi dell'autore sono infatti bellicosi («non c'è difesa senza attacco. Allora è battaglia»), è lui stesso a elencare e a delimitare («non più del 25%») i possibili vizi della sua opera, prendendosi terribilmente sul serio. Purtroppo il danno che libri simili possono fare è grave; per fortuna è limitato a chi si dà la pena di leggerli ed è un male non contagioso. L'autore, alla fine della prefazione, paragona il suo libro a un «cane mordace»: francamente mi pare piuttosto un cane che abbaia alla luna e, quando morde, non si accorge che si tratta della propria coda. IL nipple di Rabbi Baruch, iì ragaw.o Jehiel, giocava un giorno a nascondino co'i un altro ragazzo. Egli si nascose ben bene e attese che il compagno lo cercasse. Dopo aver atteso a lungo uscì dal nascondino; ma l'altro non si vedeva. Jehiel si accorse allora che quello non lo aveva mai cercato. Questo lo fece piangere, piangendo corse nella stanza del nonno e si lamentò del cattivo compagno di gioco. Gli occhi di Rabbi Baruch si empirono allora di lacrime ed egli disse: "Così dice anche Dio: Io mi nascondo, ma nessuno mi vuole cercare"» (Martin Buber, 7 racconti dei chassidim). Dopo il suo Pro e contro Dio, Armando Torno pubblica un altro libro a consolazione di Jehiel e di suo nonno Rabbi Baruch: Senza Dio? Due secoli di riflessione tra speranza e negazione. Come già il precedente, anche questo si presenta non tanto come una ricerca quanto piuttosto come un viaggio attraverso la ricerca: dieci itinerari (più una premessa che si riallaccia alle pagine già scritte e un commiato che invita a proseguire il viaggio) attraverso due secoli di pensiero, dalla morte di Hegel ai nostri giorni, verrebbe da dire, alla morte di Dio. 1 pensatori cui Torno dà voce appaiono e scompaiono per poi ritornare al momento opportuno; si contraddicono e si chiarificano l'un l'altro; interrogano e si interrogano; cercano senso a una vita senza Dio e accusano Dio di indifferenza rispetto al nostro senso della vita; alcuni decretano la morte di Dio salvo chiedersi il perché di un suo mancato intervento; altri cercano definizioni di Dio per potersi proclamare atei, fino a cesellare i tratti del proprio ateismo fissando i lineamenti del Dio che negano. Ma il quadro d'insieme non è per nulla caotico, al contrario. Se l'autore riesce a fornirci un diario di viaggio avvincente e oggettivo ò proprio perché, paradossalmente, ha scelto ancora una volta di essere estremamente soggettivo: la non indifferenza rispetto a questa ricerca, la compartecipazione, la passione con cui Torno si sente solidale dei filosofi e teologi che presenta è ciò che rende «degne di fede» queste pagine sulla non-fede, ciò che le rende testimoni di una «incredulità appassionata», per usare l'espressioni: di Camus. Basterebbe rileggere le dense pagine dedicate a due pensatori spagnoli particolarmente travagliati nella loro ricerca: Òrtega y Gasset e Miguel de Unamuno. E' con discrezione e rispetto che Torno tenta di «spiegare un tormento più che una posizione», consapevole che la generazione cui appartiene ha visto succedersi nel volgere di qualche decennio antitesi che Ortega nel 1915 assegnava a cicli storici ben più ampi: «Vi sono epoche della storia che vedono gli uomini allontanarsi in massa dal divino, mentre in altre Dio emerge improvvisamente dagli abissi, tanto che non si può trattenere il grido: "Dio in vista"». In questo viaggio naturalmente non si incontrano solo filosofi e atei, ma anche teologi e credenti che, proprio perché tali, sono anch'essi attraversali dal dubbio: Barth, Bonhoeffere Rahnersono nomi che da soli possono dare un'idea dell'impresa apparente mente disperata di Torno. Come condensare in meno di dieci pagi ne autori che ne hanno lasciate migliaia? Lo spiraglio d'uscita è non pretendere di «condensare» ma di invogliare ad allargare an cor di più il campo della ricerca: non si tratta di mettere una parola fine, ma di aprire a un desiderio d'infinito, di ravvivare l'attesa (utopica?) della nascita di «un teologo o filosofo capace di scrivere dieci pagine nuove su Dio» soprattutto di tener lo spirito desto per discernere se mai Dio stesso volesse parlare di sé anche agli uomini di oggi. Infine, come non vedere nella cordialità del «Commiato» il desiderio di far propria l'aspirazione di Gide: «Mi è dolce pensare che, dopo di me, grazie a me, gli uomini si riconosceranno più felici, migliori e più liberi. Per il bene dell'umanità futura ho compiuto la mia opera»? Si, il ragazzino Jehiel avrebbe trovato in Torno un formidabile compagno di giochi, forse incapace di scovare il nascondiglio ma sagace e infanticabile nel cercarlo. Con davanti agli occhi l'immagine dei ragazzini che giocano a nascondino, mimando, senza sa porlo, la ricerca di Dio, mi sono imbattuto in un altro volume, Dio, una sfida logica di Guido Sommavilla. Come ho imparato da Roland Barthes, mi attengo al testo anche perché non so chi sia l'autore che tuttavia mi è apparso come quei guastafeste che si divertono a svelare i nascondigli degli altri e a irridere il malcapitato che non riesce ugualmente a trovare il compagno di giochi nascosto. Qui non c'è viaggio, perché l'autore è già da tempo arrivato e si siede in riva al fiume a veder passare il cadavere degli avversari smarriti; non c'è ricerca perché tutto è da tempo acquisito; non c'è comprensione né simpatia per chi fatica nel dubbio; non c'è rispetto per chi ritiene di essere giunto, magari con dolore e sovente con profonda onestà, a conclusioni diverse. Sommavilla intende proporre un'esposizione della logica che non sia «per accademici o elitari», ma che al contrario sia «accessibile, riconoscibile per tutti senza grandi difficoltà, una logica "cattolica" (universale, per tutti) nel senso letterale del termine». Forse è in nome di questa accessibilità che l'ultimo capitolo si suddivide nei seguenti paragrafi: «Ideologia liberista pseudoprogressista; Ideologia hegelo-marxo-leninista-comunista; Ideologia nietzscheana-superominiconazista; Ideologia heideggerianaontologistico-neoparmenidea...». E forse è in nome della stessa essenzialità e semplificazione che fenomeni a volte ingenuamente ritenuti complessi, sono qui sintetizzati con lapidaria brevità: «Il nastro delle calunnie (contro la Chiesa) recita schifiltoso: crociate (invece legittime-doverose sacrosante difese), inquisizioni (invece, quelle ecclesiastiche, tribunali modello anche per oggi), antisemitismo (e invece si deve so¬ pensiero su argomentazioni del tipo «la vita ride più forte e porta Foucault a morire di Aids, Althusser a strangolare sua moglie, Roland Barthes a dissanguarsi a sessant'anni sull'asfalto...» vorrei chiedere perdono per simili bestemmie a questi uomini insultati senza neppure rispettare il loro dolore. Tutto questo viene poi contrabbandato come un'esposizio¬ prattutto alla protezione della Chiesa se oggi esistono ancora gli ebrei), conquistadores (invece liberatori)...». Di fronte a oltre duecento pagine di simili tronfi slogan, di arroganti spot pubblicitari, di presunta filosofia (cioè: «amore per la sapienza») trasformata da farmaco per l'uomo a veleno per l'avversario, si resta allibiti. Di fronte al cinismo di chi fonda la supremazia del proprio Enzo Bianchi Armando Torno Senza Dio? Due secoli di riflessione tra speranza e negazione Mondadori, pp. 280. L. 30.000 Guido Sommavilla Dio, una sfida logica Rizzo// pp. 236. L. 18.000 Hamhi a Gai a 1AKI» S/WRK »

Luoghi citati: Rabbi Baruch, Torno