«Ne ho fatto un eroe moderno

«Ne ho fatto «Ne ho fatto un eroe moderno» DPARIGI A una quindicina d'anni ha lasciato qualsiasi lavoro salariato per dedicarsi alla scrittura. Otto ore al giorno di cui spesso una sola è utile, per una media di una pagina al giorno, che considera già felice. Michel Rio, che di anni adesso ne ha quarantotto, è amato dal pubblico dei lettori, fedeli al rigore, alla pulizia, all'efficacia dei suoi romanzi. E' un caso singolare di notorietà quasi del tutto aliena da mediatizzazione. In pochi sanno che faccia ha. Michel Rio si tiene lontano dalla televisione, non ama le interviste, molto di rado si lascia sorprendere da un fotografo. Non basta: abita per comodità a pochi passi dal suo editore, Seuil; ha respinto come malsana l'idea di avere un fax e non è conosciuto un suo numero di telefono. Non ha probabilmente neppure quello. Per le necessità private si aggiusta con la posta, come del resto a Parigi è possibile fare, ogni missiva spedita il mattino la sera è a destinazione. Per le necessità di lavoro si sposta il fattorino della casa editrice. Appassionato di epoche storiche ha attraversato la fase del XVIII secolo, il gioco su e con i Lumi, la frequentazione del trio Sterne, Richardson, Fielding (Jungle pensives), la prodezza di un supplemento al Supplement au voyage de Bougainville (Alizés). E' sprofondato nella follia di un bibliotecario dal fisico di Quasimodo in lotta tra il potere seduttivo della bellezza e la bellezza della cultura (Archipel). Ha inventato una falsa storia poliziesca, in cui l'investigatore spiazza il lettore essendo in realtà un romanziere che indaga sull'arte del romanzo (Faux pas). Con Merlino, invece, è uscito dalla storia per approdare all'età leggendaria e lì aggirarsi ancora più liberamente del solito. Anche questa volta comunque un viaggio, in sottile falsariga, epopea metaforica per rigenerare la letteratura. Per scritto, come gli piace, ha risposto ad alcune domande. Che cos'è per lei un mito letterario, e da dove nasce la volontà di riattivarlo? «Un mito letterario deborda per definizione dal suo campo. E' per questo che è un mito. Tutti lo co noscono, e tutti vi fanno riferi mento, ma solo una minoranza conosce effettivamente con precisione il suo luogo d'origine, il testo letterario in cui è nato. E' una sorta di appropriazione collettiva 'nell'ignoranza. Nel caso dei ro manzi arturiani, tutti conoscono perlomeno Artù e Merlino, e certo anche Morgana e Lancillotto. Ma pochissime persone, compresi ; critici letterari (me ne sono accor lontà col sonno artificiale e collettivo e, quando serve, con l'utilizzo della psichiatria nella politica. La grande, anonima contraffazione ha potuto prosperare favorita dalla tendenza a scaricare su qualcosa di esterno le responsabilità dei comportamenti e incoraggiata dalle scienze della psiche orientate a far affiorare l'inconscio individuale e collettivo, quando meno ce n'è bisogno, per liberare l'uomo dal peso del corpo e dai limiti dei to leggendo gli articoli su Merlino), hanno letto foss'anche una parte del ciclo medioevale. Il ciclo arturiano è il più grande mito occidentale che tratti della creazione, comparabile alla Genesi di cui peraltro ha la struttura: creazione, età aurea, caduta. S'incarna in modo particolare nel personaggio di Merlino, fondatore della Tavola Rotonda e inventore del mondo arturiano. E' questo mito di creazione che mi ha interessato, oltre alla fascinazione che ha esercitato su di me Merlino sin dall'infanzia. Ma non ho voluto restituire l'estetica e la morale medievali. Ho descritto un Merlino politico e filosofico, in fondo quasi storico, che pensa un nuovo mondo in mezzo al caos, nel momento in cui il mondo antico, quello di Roma, crolla». Qual è il valore simbolico dell'immortalità di Merlino? «Il Merlino che io descrivo non è immortale. Semplicemente, non muore nel racconto, ed è molto vecchio. Rappresenta evidentemente la tenacia del sogno, dell'utopia costantemente contrariata dalla storia, sempre vinta e che sempre rinasce». C'è nella scelta dello scenario affetto per i luoghi dell'infanzia (la sua e quella di una letteratura)? «Il fatto che si tratti di quella che viene chiamata "la materia di Bretagna" non è certamente neutro per me, nella misura in cui amo la cultura e i paesaggi celtici, ma è secondario nei confronti della posta essenziale del libro: la creazione». C'è difficoltà per il romanziere, oggi, a inventare storie? «No, se sono "piccole" storie fondate sull'esperienza quotidiana e la psicologia: queste "piccole" storie costituiscono la schiacciante maggioranza della produzione letteraria. Sì, se sono "grandi" storie che possono eventualmente generare dei miti, nella misura in cui la creazione di miti corrisponde a una determinata tappa dello sviluppo delle civiltà, tappa da molto tempo superata. Penso che l'avvenire della letteratura risieda in una sorta di dialettica tra il sapere e l'immaginario. Il sapere moderno (essenzialmente la storia, la biologia e la fisica) svolgerebbe nei confronti dell'immaginario un ruolo che i miti antichi, desueti, non possono più svolgere. In questo senso, Merlino non è la riattivazione di un affascinante mito antico, ma l'appropriazione di questo mito ai fini di un progetto politico e estetico contemporaneo, un modo moderno di considerare la creazione e il potere. E' questa idea di mutuo arricchimento del sapere e dell'immaginario che ispira il mio lavoro». Gabriella Bosco suoi sensi, per avere altre percezioni, per essere in sintonia col ventre della terra. Cos'è più grave? Ingannare un paziente facendogli ingerire la medicina consigliata da una sonnambula in trance o contrabbandare l'esistenza di un canale alternativo di conoscenza raggiungibile con l'ipnosi? La difficoltà di dare una risposta non è più invogliata dalla possibilità di irridere alla povertà umana rappresentata da un magnetizzato messo seriosamente in scena a fare smorfie e versacci. Un modo per lasciare in pace le anime dei defunti, più spaventate loro di noi, che noi di loro, ci sarebbe: trattarle solo come spunto narrativo sfruttando l'ambiguità che, se è difficile provare che non esistono, lo è altrettanto il contrario. Oddone Camerana

Persone citate: Faux, Fielding, Gabriella Bosco, Jungle, Michel Rio, Morgana, Oddone Camerana, Richardson, Sterne

Luoghi citati: Merlino, Parigi, Roma