COSTRUIRÒ'A NAPOLI IL FARO DEL MEDITERRANEO

COSTRUIRÒ'A NAPOLI IL FARO DEL MEDITERRANEO COSTRUIRÒ'A NAPOLI IL FARO DEL MEDITERRANEO Paria Matvejevic, alla vigilia di Galassia Gutenberg Il 70% dei bambini sono traumatizzati dalla guerra. In città può capitare di fare pochi passi in una direzione ed essere strattonati per la manica della giacca da qualcuno che ti dice di non passare perché ci sono i cecchini. Gli intellettuali possono essere di aiuto. Recentemente, a Napoli, abbiamo lanciato un manifesto di solida¬ rietà invitando gli scrittori del Mediterraneo a premere per trovare una soluzione pacifica alla crisi bosniaca». Per lei il riferimento al Mediterraneo è molto importante, non sembra però che governi e istituzioni abbiano una sensibilità analoga. «Sì, è vero. Non esiste una politica a dissipare, a correre dietro alle gonnelle e a ingannare. «Le donne sì, che sono eccellenti imprenditrici, caparbie, decise, "pertinaci" osserva la scrittrice -. Badi bene che io non sono femminista». In parallelo allo sviluppo del piccolo impero economico di Francesca e poi di Nunziata, scorrono le vicende del Sud a cui l'unità ha tarpato le ali, portato fuori dai covi bande di camorristi e di ladroni, eliminata una fantasiosa imprenditorialità che a metà dell'Ottocento aveva cominciato a mettere radici. A soffocarle sono stati i piemontesi e «Calibardo» con i suoi soldati dalla camicia rossa, che è di questo colore, «perché - è la voce popolare che coire nel romanzo all'arrivo dei garibaldini - la bagnavano nel sangue dei morti». «Non scriva che sono rimasta borbonica», si raccomanda la Orsini che ci tiene a sottolineare di essere sposata con un piemontese «affascinante» ma che è «una pizza», «perché troppo serio, nelle situazioni difficili non sa mai trovare una punta di umorismo». «T piemontesi hanno bloccato la nostra evoluzione e ci hanno usato come terra di conquista. Al poeta Ferdinando Russo il procuratore del Re inflisse pene severissime solo per aver scritto una poesia in cui un pescatore diceva che prima dell'arrivo dei piemontesi le "pezze" - che vuol dire monete - le avevamo nella tasca e mò i tenimme sopra o' calzoni. Ma Russo aveva ragioiù da vendere: eravamo molto più ricchi prima che dal Nord arrivassero i conquistatori. Io non dico che l'unità non andasse fatta, ma la poteva fare Francesco II». Dopo la sua sconfitta, è iniziata la devastazione, è arrivato lo Stato padrone a distruggere, insieme a tanti complici, mare e terra. Quel mare che la nostalgica e un po' gattopardesca nonna scrittrice guarda tutte le mattine con gli occhi delle sue antenate: «irraggiungibile, in un pozzo profondo di luce. L'azzurra trasparenza così lontana, sospesa, senza suoni, è irreale e segreta come una favola». Mirella Seni NAPOLI. «Galassia Gutenberg», la fiera-mercato del libro più importante nel Meridione, si inaugura mercoledì (chiuderà il 19). I temi della sesta edizione, intorno ai quali saranno organizzate le «librerie di Galassia», sono «Mare e Mediterraneo», «Lingue e linguaggi», «Città e letteratura», «Poesia e ritmo». Tra gli incontri, «L'Italia senza narrativa? Sulla difficoltà di narrare l'oggi», con Pinardi, Lucarelli, Abbate, Onofri, Arpaia, Sinibaldi (venerdì); «Cacciatori di testi», con Ernesto Ferrerò, Luigi Brioschi, Laura Lepri, Ena Marchi, Marco Tropea, Nico Orengo (venerdì); un convegno sulla Oitese (sabato) con Luca Clerici, Goffredo Foli, Alfonso Berardinelli. Sul tema «Per chi scrivo?» Baricco dialoga con un ragazzo del movimento; mentre Starnone colloquia con Luca Toschi su «Da De Amicis all'Ipertesto». GLI APPUN N TAMENTI stessa. C'è un'esagerata introspezione politica che certamente serve e ha il suo valore, ma che priva il Paese di sguardi rivolti verso l'esterno». Spera che le cose cambino? «Ho visto che c'è voglia di fare. D'altra parte, sono convinto che questa prospettiva di dialogo e di espansione commerciale e culturale ò l'unica opportunità che ha l'Italia. Non verso il Nord Europa, dove ormai i giochi sono stati fatti. In Italia, però, devo dire di aver trovato tanta dispersione. Per questo motivo credo sia utile la nascita di un osservatorio che possa diventare laboratorio. Sfortunatamente non credo che Venezia e Genova, due città che io amo, due vecchie superpotenze del Mediterraneo, possano più ambire al molo di capitali di questo mare, ma Napoli sì. Barcellona, ad esempio, è molto ambiziosa: ha un Istituto del Mediterraneo che dispone di mezzi che non sono neanche immaginabili qui in Italia. La Francia sta sentendo la mancanza di una politica mediterranea e Marsiglia si sta candidando per diventare il punto di riferimento». Di quali questioni dovrebbe occuparsi l'osservatorio? «C'è tanto da fare. Basti pensare al degrado ambientalo, all'inquinamento, al comportamento senza regole di molti imprenditori selvaggi, ai movimenti demografici mal controllati. Inoltre, c'è tanta corruzione, in senso proprio e in senso figurativo, ci sono troppi localismi. Certamente non è il Mediterraneo l'unico responsabile di questa situazione. Ma queste cose vanno osservate. E se da questo punto di osservazione riuscissimo a fare anche una diagnosi, allora potremmo dire che una parte significativa dei nostri obiettivi sarà stata raggiunta». Gioacchino De Chirico