La truffa sui bus di Napoli

Sei in cella Sei in cella La truffa sui bus di Napoli NAPOLI. Una truffa da duemila miliardi. E' questa l'astronomica somma che i vertici dell'azienda di trasporti Atan succedutisi negli ultimi dieci anni sarebbero riusciti a spillare con una serie di trucchi semplici ma efficaci. A cominciare da quello dei falsi chilometraggi, certificazioni truffaldine grazie alle quali la Regione Campania ha corrisposto rimborsi per 1.522 miliardi. Ieri, l'intervento della magistratura. Sei le persone arrestate: due ex direttori e tre funzionari della municipalizzata e un imprenditore. Settanta assessori delle giunte comunali e regionali che si sono avvicendate nell'ultimo decennio hanno ricevuto avvisi di garanzia. Decapitati anche i vertici passati e presenti dell'Atan, colpiti da oltre venti ordinanze di interdizione dagli incarichi direttivi. L'inchiesta, però, ha suscitato anche perplessità: nell'elenco dei cattivi, infatti, sono finiti anche esponenti dcl'attuale amministrazione comunale e dello stato maggiore dell'azienda, proprio quelli che in tempi recentissimi avevano denunciato sprechi e intrallazzi nell'Atan. E' il caso di Roberto Barbieri, assessore alle risorse strategiche, sospettato di abuso d'ufficio: «Mi addebitano responsabilità che non ho mai avuto - spiega -, hanno colpito anche chi aveva avviato il risanamento nell'azienda». I filoni d'indagine individuati dalla magistratura sono tre. Il primo riguarda i rimborsi che l'Atan avrebbe ottenuto dalla Regione grazie a false dichiarazioni: per anni i vertici aziendali hanno inserito nella nota delle spese un chilometraggio infinitamente superiore a quello realmente effettuato dai mezzi pubblici. A dar retta ai bilanci, i bus di Napoli avrebbero percorso ogni anno il quadruplo dei chilometri totalizzati dai pullman della Lombardia. La seconda trancile dell'inchiesta riguarda la manutenzione e i pezzi di ricambio. Il procuratore Cordova ha rivelato che negli ultimi mesi alcuni carabinieri sono stati infiltrati tra i tecnici dell'azienda. Il risultato ò stato inquietante: nei depositi dell'Atan sono ammonticchiati duemila pezzi di ricambio non inventariati, mentre la maggior parte dei contachilometri degli automezzi era fuori uso. Nonostante le giacenze, l'azienda ha continuato per anni a bandire gare d'appalto per le forniture dall'esterno. Tra i beneficiari risulta la ditta «Duilio Mori», il cui responsabile ò stato arrestato. II terzo capitolo è intitolato al fondo pensioni e ad una serie di malversazioni relative ai fitti di alcuni immobili affidati dal Comune all'Atan. Per la gestione del fondo sono finiti agli arresti domiciliari Pasquale Smaldone e Giovanni Sambiase, rispettivamente presidente e vicepresidente della sezione presa di mira dai magistrati. Sull'indagine si è pronunciata l'intera giunta comunale: considera ingiustificato il coinvolgimento anche di chi «ha contribuito all'inchiesta con le sue denunce». [f. mil.l

Persone citate: Cordova, Giovanni Sambiase, Roberto Barbieri, Smaldone

Luoghi citati: Campania, Lombardia, Napoli