A Bologna

A Bologna A Bologna // ti // quartier generale BOLOGNA. Via Caprarie 1, centro storico. Al terzo piano, 160 metri quadrati, è stata inaugurata la prima sede del «Comitato per l'Italia che vogliamo». Non avrà compiti politici, ma organizzativi, prima di lutto quello di raccogliere fondi per il movimento. Da ieri è stato attivato il conto corrente 51051 presso tutti gli sportelli della Bui. Per le adesioni al movimento i prodiani si sono affidati a una società esterna che gestige un servizio di multi-fax (può ricerverne fino a 70 contemporaneamente) e li stampa ogni 30 minuti. Il numero è 051,35.35.10 e funzionerà 24 ore su 24. L'appartamento, cinque stanze, doppi sei-vizi, sarà il quartier generale di Romano Prodi. Accanto a Prodi lavoreranno Giovanni Pecci, responsabile dell'organizzazione, Pier Vittorio Mai-vasi, addetto stampa. Dovrebbero anche arrivare due vecchi collaboratori: Silvio Sircana, portavoce e Katin Tani, segretaria storica dei presidenti Iri (Schimberni, Sette, Prodi). Nelle casse del comitato, perora: 1 milione 500 mila lire. [p. e] Pelujo, si tratterebbe di un «simbolo restaurato»: caduto un po' in disuso, cioè, e riattualizzato con lo scopo (anche) di attrarre noi proprio campo tutta la carica storicosignificativa posseduta dal simbolo in questione. Che c certo rigogliosa e antichissima nella tradizione velero-lestamentaria, dalla Genesi ai Salmi («Io invece come ulivo verdeggiante / nella casa di Dio. mi abbandono alla fedeltà di Dio ora e per sempre», 52,10), da Geremia («Ulivo verde, maestoso, / era il nome che il Signore ti aveva imposto», 11,16) a Zaccaria («Queste due ciocche d'ulivo sono i due consacrali che assistono il dominatore di tutta la terra», 4,14). E che si trasferisce nella topografia dei Vangeli, vedi il monte degli Ulivi, o orto di Getsemani, dove Gesù Cristo va a pregare prima di essere arrestato dopo la spiala di Giuda Iscariota. Prima di collegarsi a figure devozionali del cattolicesimo come gli arcangeli (Gabriele ò talvolta raffigurato con un rametto), la Vergine Maria, San Bruno, fondatore dei Certosini, anche lui con ramoscello in mano. Pace, dunque, lavoro, resistenza e fertilità. Con comprensibile e modernissimo ammiccamento ecologico, Prodi ha voluto aggiungere «collaborazione con la natura». Ma oltre che celebrate dal Vecchio e Nuovo Testameli' a, le virtù dell'ulivo, sacro a Minerva, sono più o meno le stesse che si ritrovano nella civiltà greca, da Omero ad Esiodo, e nei culti pagani di Roma, città nella quale lo scrittore Columella proclamò l'ulivo «primo fra tutti gli alberi», mentre Plinio riferisce che era vietato adoperarlo per usi profani e con le sue foglie s'intrecciavano corone per i cittadini meritevoli della patria. Anche solo a consultare l'ottocentesco dizionario illustralo dei simboli del professor Ronchetti, comunque, si è immediatamente colpiti dalla quantità di rinvìi ed abbinamenti. Così, in un'apoteosi di cornucopie, candelabri, recipienti per olio sacro, api e legni soggetti ad autocombustione, l'ulivo rinvia - con la più polente forma d'immaginazione - alla Concordia, alla Durezza Mitigata, all'Eternità, alla Felicità, alla Mansuetudine, alla Prosperità. Tutto bene. Salvo che, almeno mitologicamente, l'ulivo non andava d'accordo con la quercia: «Credevasi che questa - scrive Ronchetti piantata vicino a quello, avesse il potere di farlo seccare». Filippo Ceccarelii Secondo Ja mitologia stenta a crescere solo se si trova accanto alla quercia Rocco Buttiglione. segretario ppi

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