Dalla Genesi al Vangelo un albero senza nemici

'A CHfc Dalla Genesi al Vangelo un albero senza nemici POLITICA E SIMBOLOGIA CROMA ERTO che dal Diluvio Universale alla campagna elettorale lo sbalzo - non solo cronologico - è forte assai. Ma quando proprio l'olivo, nella sua più sfolgorante efficacia evocativa, torna ad essere un simbolo, il ricorso alla Bibbia appare tanto scontato, quanto - appunto - indispensabile. Nel libro dei libri quel ramoscello sancisce infatti l'avvenuta pacificazione tra gli uomini e la divinità. Che 6 un evento - anche qui non facilmente paragonabile al messaggio implicito nella pur variegata scelta del professor Prodi. «L'ulivo - ha spiegato - è una pianta millenaria», «ha radici», «fa molti frutti», «è di una robustezza tremenda», «vive a lungo», «è contorto, ma non perché è fragile, ma perché è forte», «deve resistere anche quando ci sono venti o è secco», «rappresenta l'Italia», «mantiene larga parte del paese, crescendo dalla Sicilia al Trentino», e ben compendia infine le virtù italiane: «La pace, l'intraprendenza e la collaborazione con la natura». Tutto questo è, ma soprattutto ispira, l'ulivo: famiglia Oleacee, genere Olea, 35 specie diffuse, dalla regione mediterranea alla Nuova Zelanda; pianta davvero antichissima di cui esistono impressioni nel Pliocene del Mongardino e perfino - annota con compiaciuto stupore l'Enciclopedia Treccani nelle marne argillose del Miocene Superiore. Albero, quindi, a fusto grande e chioma perlopiù raccolta che può raggiungere, in certi casi, i 18-20 metri (il più alto, in Italia, presso Canneto Sabino, teatro di sanguinose lotte bracciantili). L'ulivo selvatico [Olea oleaster) ha foglie piccole, di color «verde argenteo», come notato in un bell'accesso cromatico da Achille Occhetto nel suo II sentimento e la ragione. Ma è a quelli coltivati [Olea sativa), conosciuti ai più e spaventosamente sradicati nella piana di Gioia Tauro per far posto a un inesistente quinto centro siderurgico, che probabilmente si riferisce il candidato del centrosinistra. Bene, tra richiami biblici, lezioni di botanica (Prodi ha anche accennato alla futile bellezza del papavero) e inevitabili metafore di giornata a base di semi, rami, cespugli e querce pidiessine, questa dell'ulivo - e un po' anche delle olive, che a differenza delle ghiande non sono per i maiali, ma anzi vengono celebrate da jingles da cui è difficile separarsi, Olivolì! Olivolà! - ecco, questa del partito «dell'ulivo» pare una suggestione piuttosto azzeccata. Ha chiesto lo stesso Prodi: «A chi non piace l'ulivo?». Già, a chi? Se dispiacesse, in effetti, non comparirebbe sulle monete da 100 lire, di vecchio e nuovo conio (così come già appariva su quelle dei tempi dell'imperatore Antonino Pio, sopra la scritta Felicitas Aug.). Allo stesso modo, se ispirasse pensieri di morte, non sarebbe mai stato piantato un ulivo, procurato da frati francescani di Gerusalemme, a via D'Amelio, proprio là dove fu piazzato l'ordigno mafioso che causò la morte del giudice Borselli¬ no e degli altri. Per comprendere il valore positivo, benefico, sacro e a volte perfino divino attribuito a questa pianta, anche a costo di astrarsi per un attimo dal neonalo comitato «Per l'Italia che vogliamo» - ma neanche poi troppo dalle ragioni che hanno spinto Berlusca a proclamarsi «unto», cioè bagnato con olio sacro, «del Signore» - occorre forse tornare all'originaria emblematiche e al primordiale carico di fascino e di magia che da sempre l'ulivo ha suscitato sugli uomini. Sul¬ l'attrazione magnetica degli emblemi, delle metafore, delle allegorie semplificate ha scritto Goethe: «Il simbolo trasforma il fenomeno in idea e l'idea in immagine, ma in modo tale che l'idea continua ad essere nella sua immagine infinitamente attiva e irraggiungibile...». L'idea è perciò cosi forte, in altre parole, così presente a livello razionale e irrazionale, così rievocativa che ciascuno possiede una propria immagine di ulivo come segno di pacificazione. Che poi Prodi, a differenza di quanto fece Occhetto con la quercia, non si sia minimamente curalo di mostrare un qualche disegno o bozzetto di ulivo ai giornalisti, ai fotografi, alle telecamere o ai propri tifosi, è un'altra prova dell'efficacia del messaggio. Nella simbologia, d'altra parte, gli alberi ricorrono spesso (basta vedere le bandiere, soprattutto di Stati africani ed equatoriali, con un trionfo di palme). Per quel che riguarda l'olivo in particolare, secondo gli schemi e le classificazioni dello studioso Manuel Garda «E' contorto perché deve resistere ai venti e alla siccità ma è l'emblema dell'Italia e della sua intraprendenza» «Noè attese allora altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall'arca e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nei becco un ramoscello d'ulivo...». (Genesi, 8,10-11) -,,«5-*,,. « „ ■ "~ « - I *ss >, •- ....... v Jj? .: ■ ' - •v-;-.>.^^ 'A CHfc Un ramo d'ulivo, che era secondo la mitologia pianta sacra alla dea Minerva (nell'immagine a destra) A destra: un'ipotesi di simbolo con l'ulivo per Prodi e un mosaico che raffigura Noè