Con un ulivo contro il Cavaliere

Il Professore ha scelto il simbolo per le liste del «Polo del progresso» Il Professore ha scelto il simbolo per le liste del «Polo del progresso» Con un ulivo contro il Cavaliere Prodi: radici forti, una pianta che dà frutti BOLOGNA DAL NOSTRO ÌNVIATO Dunque sarà l'ulivo il simbolo di Romano Prodi. «Una pianta con radici forti, resistente alle avversità del tempo. Dura, ritorta, ma anche dolce e bella, il simbolo dell'Italia e della laboriosità, pensate ai terreni terrazzati della Liguria... Una pianta che dà frutti». Ha faccia ispirata Romano Prodi, vestito blu, cravatta rossa, arrivato a inaugurare la prima sede del comitato per «L'Italia che vogliamo», il mattone del suo nuovo movimento. Si vede cha parlare dell'ulivo con metafora politicante gli piace: «Qualcuno aveva scritto con malizia che era nato un cespuglio sotto alla Quercia. Niente affatto: l'ulivo è proprio un'altra pianta, un'altra cosa». Più tardi, quando si accendono le telecamere, parlerà da agrimensore: «Accanto alla Quercia è necessario che nel campo democratico sia piantato al più presto un albero di ulivo. Accanto alle virtù della forza, della compattezza e della durata, è necessario che siano rappresentate con pari forza e vigore le virtù italiane che da secoli si sono riconosciute nell'ulivo: la pace, la intraprendenza dell'uomo, la collaborazione con la natura». Virtù, pace, tradizioni. Allo slogan «L'Italia ha bisogno di affetto», ai sorrisi, alla bonomia emiliana, alla rotondità opposta alle spine, Prodi ora aggiunge l'ulivo. Che per slittamento potrebbe anche essere inteso come ramoscello d'ulivo. O no? «No. Niente ramoscello d'ulivo. La lotta politica è lotta, non mi faccio illusioni. E non ho nessuna intenzione di portare in giro un ramoscello di ulivo, ci mancherebbe». Le sue però sono parole paca- te, anzi pacatissime. «Voi vi stupite di una cosa ovvia. Per quello che mi riguarda è tempo di tornare a discutere e penso che debbano essere ristabilite delle regole nella lotta politica, non per renderla meno dura, ma più civile». Non ha paura di partire troppo lento? iC'è una bella differenza tra correre ii cento metri e una! maratona. E sappia che l'ulivo ha una resistenza tremenda». Questa sarà una maratona? «Una maratona, si, e siamo solo al pre-riscaldamento. Comunque non è vero che siamo partiti lenti, almeno nella sostanza. Anzi, siamo stati travolti dalla velocità con cui hanno risposto migliaia e migliaia di cittadini». A proposito di par¬ tire. E' pronto il viaggio in Italia? «Partiremo i primi di marzo, cominciando dal Sud. Non sarà uno show, non sarà una trovata pubblicitaria, non sarà un viaggio di campagna elettorale, tanto è vero che lo iniziamo tra pochissimi giorni senza minimamente sapere quando e se si andrà a votare». Però sarà un viaggio che tutti interpreteranno come l'inizio della sua campagna elettorale. «EiTore. Noi vogliamo costruire un movimento che nasca dal basso e questo di andare città per città mi sembra davvero l'unico modo per confrontarsi, discutere, conoscere i problemi della gente. L'Italia non si salva se non si riparte da lì». Rovesciando la piramide della politica? «Si è molto scritto, anche a sproposito, del cartello di forze che sarebbero pronte a sponsorizzarmi. Ma il nostro progetto, il nostro "discorso a lungo", è proprio l'opposto: partire dai problemi, costruire un programma e solo alla fine ag- gregare gli alleati. Il nostro discorso comincia dal viaggio che sarà un tentativo di riequilibrare, nella società dei media, il rapporto diretto con i cittadini». Il pulbnan, l'ulivo e poi? «Poi la massima apertura, la massima disponibilità. Secondo me la coalizione democratica dovrà essere la più pluralista possibile, specie adesso, all'esordio». Una coalizione fatta con chi? «Soprattutto di culture e poi anche di persone, di movimenti». Per esempio? «Le forze laiche e quelle referendarie, i movimenti legali all'ambientalismo. I cattolici clie hanno scello il campo democratico, i federalisti». Anche Bossi? «Quando parlo di cultura federalista, parlo anche del suo movimento». A Buttiglione piacerà il suo ulivo? «Penso di sì, a chi non piace l'ulivo?». Dicono che il suo progetto è e sarà egemonizzato da D'Alema... «So già che i nostri avversari lo ripeteranno per tutta la campagna elettorale... Non è così: abbiamo fatto in modo che sia chiaro nelle intenzioni e faremo in modo che lo sia ancora di più nei fatti». Senta Prodi, chi ha scelto l'ulivo? «La Natura. In Italia è dappertutto, dalla Sicilia al Trentino, spero sarà di buon auspicio». E lei cos'è, la radice? «Vedremo. Per ora sono solo il seme». Pino Corrias «Vogliamo costruire un movimento che nasca dal basso, andare di città in città, fjf conoscere i problemi della gente» Non ha paura di partire troppo lento? iC'è una bella differenza tra correre ii cento metri e una! maratona. E sappia che l'ulivo ha una gliaia di cittadini». A proposito di par¬ giorni senza minimamente sapre quando e se si andrà a votare». «Vogliamo costruire un movimento che nasca dal basso, andare di città in città, fjf conoscere i problemi della gente» confrontarsi, discutere, conoscere i problemi della gente. L'Italia non si salva se non si riparte da lì». Rovesciando la piramide della politica? «Si è molto scritto, anche a sproposito, del cartello di forze che sarebbero pronte a sponsorizzarmi. Ma il nostro progetto, il nostro "discorso a lungo", è proprio l'opposto: partire dai problemi, costruire un programma e solo alla fine ag- cosesp«Sdi«Lritalost«Qstto«Pv«pe 8*

Persone citate: Buttiglione, D'alema, Pino Corrias, Prodi, Romano Prodi