«Non rinnegate la pace» di Paolo Passarini

Vertice a Washington per rilanciare un dialogo che vacilla Vertice a Washington per rilanciare un dialogo che vacilla «Non rinnegale la pace» Clinton mediatore tra Olp e Israele WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' un tentativo di salvataggio in extremis quello iniziato ieri a Wàshington. Il processo di pace in Medio Oriente sta rischiando di saltare e gli Stati Uniti si sono fatti promotori di un incontro al vertice dei ministri degli Esteri dei Paesi interessati, che dovrebbe continuare per i prossimi due giorni al Dipartimento di Stato. Bill Clinton ha partecipato personalmente all'apertura della riunione, a conferma dell'importanza che le viene attribuita. «Non è un segreto per nessuno nel mondo - ha detto il Presidente dogli Stati Uniti nel suo breve intervento - che siamo a un momento critico del processo di pace, ma non possiamo permettere al terrore di minacciarla». «Noi in questo Paese - ha aggiunto siamo pronti a raddoppiare i nostri sforzi per far ripartire il processo di pace a pieni giri». L'intervento americano è stato sollecitato dalll'Olp, dopo il fallimento registratosi in un incontro tra il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin e Yasser Araf'at. Tutte le parti hanno comunque accettato l'invito al Dipartimento di Stato, dove ieri sono arrivati Shimon Peres per Israele, Amr Moussa per l'Egitto, Ahdul-Karim al-Kabariti per la Giordania e il negoziatore dell'Olp Nabil Shaath. La delegazione siriana non e presente perche; l'argomento dei colloqui riguarda i rapporti tra israeliani e palestinesi nei territe>ri occupati di Gaza e West Bank. De)po l'attentato terroristico del 22 gennaio sce)rso, in i cui un'auto-kamikaze; piena di esplosivo uccise 21 israe- | liani, le autorità israeliane hanno de;ciso di chiudere Gaza e il West Bank per ragioni di sicurezza. Questo impedisce a migliaia di palestinesi di recarsi al lavoro nei territori. Tutta la parte dell'accordo di pae;e e:hc prevede il progressivo autogoverno dei palestinesi nei territori, comprese libere elezioni, è stata compromessa. Mentre gli israeliani chiedono che l'Olp assuma una posizione più dura nel combattere il terrorismo di Hamas e degli altri gruppi fondamentalisti, i palestinesi pretendono l'immediata fine del blocco attorno a Gaza e al West Bank. In aggiunta, continuano a chiedere la fine degli insediamenti israeliani nei territori. Entrambe le parti appaiono bloccate sulle loro posizioni e un rappresentante palestinese a Washington ha ammonito che il processo di pace rischia «il collasso completo». Il 2 febbraio scorso, al Cairo, si è svolto un vertice tra le stesse quattro parti attualmente presenti a Washington. La riunione è; iniziata con il seìlenne impegno di tutti a far avanzare il processo di pace, ma poi non è stata presentata alcuna idea concreta e la riunione è finita in nulla. L'attentato del 22 gennaio ha effettivamente cambiato la geografia politica della zona. La ferita, in Israele, ò stata profonda e la reazione inevitabile. Il ministro della Salute israeliano, Ephraim Sneh, ha annunciato che le truppe resteranno nei territori fino alle elezioni palestinesi, invece che ritirarsi prima, come era stato concordato. Per quanto riguarda il blocco dei territori, le autorità israeliane sostemgono di essere in possesso di informazioni serie e; preoccupanti sull'imminenza di altri attentati. Il governo di Gerusalemme fa capire di essere a conoscenza di piani terroristici affidati, per la loro esecuzione, a palestinesi che, per eseguirli, dovrebbero entrare nei territori. Il ministro per l'Ambiente, Yossi Sarid, ha dichiarato: «Ci sono dei rapporti che non ci consentono di togliere il blocco». Sarid non ha voluto dire di più, ma si riferiva chiaramente a quanto pubblicato su un giornale israeliano a proposito di piani terroristici per l'anniversario del massacro alla moschea di Hebron, che cade il 25 febbraio. «Nessuna persema responsabile - ha detto il ministro - deciderebbe mai di togliere il bando questa settimana». Ma Saeb Erekat, dell'autorità palestinese nei territori, gli ha risposto: «Più a lungo Israele manterrà la chiusura, più a lungo durerà lo stallo». Paolo Passarini Il presidente Clinton e nella foto piccola Nabil Shaat