Casalecchio spunta un'altra verità

L'episodio dieci mesi prima della strage nella scuola: «Ma nei rapporti dell'Aeronautica fu cancellato» L'episodio dieci mesi prima della strage nella scuola: «Ma nei rapporti dell'Aeronautica fu cancellato» Cosalecchio, spunta un7altra verità «Quell'aereo aveva già avuto la stessa avaria» BOLOGNA DAL NOSTRO INVIATO Non c'è tragedia italiana che non nasconda una verità insabbiata. La vicenda dell'aereo militare che precipitò sulla scuola di Casalecchio il 6 dicembre del '90 non fa eccezione. La sciagura avrebbe potuto verificarsi dieci mesi prima: lo stesso pilota sullo stesso aereo ebbe la stessa avaria, ma quella volta il motore dell'Aermacchi si riprese e la missione del tenente Bruno Viviani si concluse senza danni. Lui annotò l'accaduto nel rapporto dopo l'atterraggio, ma nelle relazione dell'Aeronautica militare quell'episodio è diventato la semplice accensione di una spia per il difetto di una pompa elettrica. Una traccia così minuscola da non macchiare in alcun modo il curriculum di un velivolo di cui si dice ufficialmente che per tutto il '90, prima dello schianto di Casalecchio, «fu impiegato senza mai riscontrare problemi». L'altra verità emerge alla fine della depo¬ sizione del tenente Viviani in un'aula affollata di studenti dell'istituto Salvemini e di parenti dei ragazzi che in quel giorno morirono. Fino a quel momento la tensione è tutta rivolta verso e contro di lui. Si scuote il capo per la strafottenza delle sue risposte. Si sottolineano con mormorii le contraddizioni della sua ricostruzione. Occorre l'ultima domanda di un avvocato di parte civile per capire che la responsabilità dell'accaduto non è soltanto sua. La domanda, fatta dall'avvocato Trombetti, è: «Lei aveva mai avuto in precedenza altre avarie simili a quella che ci ha descritto finora?». La risposta è: «Sì». «Con lo stesso aeroplano?» Ancora: «Sì». «Si riferisce a un episodio accaduto il due febbraio del '90?». Decisamente: «Sì». «Vuole raccontarci che cosa accadde?» «Si accese la spia della pressione del carburante e il motore si spense. Persi quota, poi fortunatamente si riaccese. Annotai tutto nella scheda al ritorno dalla missione». Se lui lo scrisse, qualcun altro lo cancellò. Non risulta. Gli avvocati di parte civile insorgono, il pubblico ministero chiede l'acquisizione dei documenti dell'Aeronautica per verificare il rapporto di Viviani e le relazioni dei suoi superiori. Il pubblico scuote la testa. L'ombra di Ustica si allunga. Il padre di una studentessa ferita commenta: «Come potremo mai capire? Già quest'uomo racconta poche verità, quelle poche le nascondono...». Le verità di Viviani sulle quali fare affidamento sono davvero poche. E contraddittorie. Non si capisce a che punto del volo si verificò l'avaria. In ospedale disse: «Sorvolavo San Felice sul Panaro». Ora sposta l'evento di cinque minuti e parecchi chilometri. Non è chiaro che cosa esattamente accadde all'aereo. Lui dice: «Quello che successe è definibile in gergo come piantata di motore. Mi trovai appeso alle cinghie di sicurezza, puntato verso il basso e dovetti sfruttare l'e¬ nergia cinetica per risalire. La potenza del motore era ridotta al 60%, la temperatura calava». Poi, in dichiarazioni successive, come già in precedenti verbali, la «piantata di motore» diventa uno «spegnimento del motore» infine uno «stallo del compressore» e Viviani si trova prima a sostenere che i termini sono equivalenti, poi ad ammettere che a ciascuno conseguono pratiche di reazione diverse da parte del pilota. Racconta di aver usato un dispositivo di emergenza per ridare slancio al motore, ammette che così facendo ha aumentato di molto il consumo di carburante, ma quando capisce di avallare il dubbio che, senza quella manovra, forse avrebbe potuto portare l'aereo lontano dall'abitato, sbotta: «Non insinuate che ho sbagliato, che sono stato un delinquente». Dice tutto lui: la sua verità e i sospetti degli altri, profani del volo, esperti del diritto o del dolore, a seconda che siano avvocati o parti civili, da ieri comunque certi che quell'aereo non solo non doveva passare di lì, ma neppure decollare. Ig. rom.] Insofferente e nervoso durante la deposizione I parenti delle vittime «Sembra un alieno» A destra, il tenente Bruno Viviani spiega in aula la dinamica dell'incidente A sinistra, due immagini di parenti e amici delle vittime durante l'udienza in tribunale Sotto, la scuola in fiamme dopo lo schianto dell'aereo

Persone citate: Bruno Viviani, Persi, Trombetti, Viviani

Luoghi citati: Bologna, Casalecchio, San Felice Sul Panaro, Ustica