Guerra sul Carroccio ma senza Bossi di Giovanni Cerruti

Congresso tra fischi e insulti. Cacciato il dissidente Caselli, Maroni contestato lascia il Palatrussardi Congresso tra fischi e insulti. Cacciato il dissidente Caselli, Maroni contestato lascia il Palatrussardi Guerra sul Carroccio, ma senza Bossi Oggi il duello tra Bobo e Umberto MILANO. Vola la prima monetina. Vola il primo vaso di primule biancorosse, i colori della Lega Lombarda. «Abbiamo fallito, per noi sarà la sconfitta...». Buuu! Cornuto! Traditore! Vattene! Al microfono Flavio Caselli, 42 anni, deputato di Saluzzo, alle' quattro del pomeriggio consuma gli ultimi minuti da leghista e apre il vero congresso. Non c'è Bossi, che a sorpresa ha cancellato l'intervento e neppure si farà vedere. Ma dietro il tendone bianco, alle spalle del palco, altra sorpresa: c'è Roberto Maroni che medita sulle gradinate del Palatrussardi e scrive il discorso di oggi: «Ma che cavolo succede?». Caselli parla, ma gli hooligans del congresso coprono lui e gli amplificatori. Si intuisce un «Bossi porterà alla sconfitta la Lega...» Vigliacco! «Non abbiamo raggiunto il federalismo e Bossi ha dissipato il patrimonio del 27 marzo...». Buffone! Vattene! E Caselli finisce qui e se ne va, incurante del codazzo che lo insegue e di un'altra piantina che gli vola dietro. Uscirà dal Palatrussardi e dalla Lega accompagnato dai carabinieri. Subito seguito da un altro deputato che dice addio alla Lega, il biellese Stefano Aimone Prina: «Che scimmie!». Ma che cavolo succede? Maroni, dietro il palco, non fa a tempo a capire e quasi gli arriva addosso Caselli. Il microfono l'ha preso Enzo Flego, deputato di Verona: «State buoni, quello è uno dei vigliacchi, lasciamolo andare nella fogna! Avranno anche loro una Stalingrado!». Maroni, a questo punto, se ne sta già andando. Già non gli era piaciuto uno striscione, «Bossi, la Lega ce l'ha duro e i Maroni li tiene sotto!» e all'uscita si prende pure fischi, i «vattene anche tu!», mentre un holligan grida dalla tribuna. «E adesso dateci Maroni!». Sale sulla sua Wolkswagen e si sfoga: «Ma no, non può finire così...». E invece sì, o almeno così pare. Fischi, monetine e primule biancorosse contro Caselli vogliono dire che il congresso della Lega non vuol sentire chi stona, o chi dissente, o comunque chi mette in discussione la linea del capo. Maroni ne prende atto e però conferma le intenzioni: «Sarò al Palatrussardi, ascolterò Bossi, dirò quello che penso e vedremo che succede». Previsioni, dopo quello che è successo con Caselli? «Spero non mi succeda la stessa cosa, ma temo poprio di sì...». Maroni, però, non raggiungerà gli altri ex leghisti che domani si ritrovano a Genova: «No, non ci vado». La premiata coppia Bossi & Maroni è sempre più vicina al divorzio. Davvero traumatico se saranno gli hooligans a dominare. Inutile, l'altra notte, l'ultima mediazione del senatore Francesco Tabladini. Maroni l'ha raccontata nelle sue due ore dietro il palco, non visto dai 500 leghisti delegati o militanti. «Il problema, da quel che ho capito, è frenare l'uscita dalla Lega di altri par¬ lamentari, più o meno una decina. Ma io non posso farci niente, non conto più niente e penso che se ne andranno comunque. E qui mi sa che le elezioni sono più vicine, il pds accelera, Prodi è pronto, D'Alema parla di ottobre...». Maroni non conferma un incontro notturno con Bossi. Vero o verosimile che sia, non avrebbe portato buone notizie né all'uno né all'altro. «Bossi vuole mettersi al centro, ma gliel'ho detto: "Guarda che Buttiglione non ci sta, ha firmalo davanti al notaio, va con Berlusconi". Lui insiste e dal congresso non potrà nascere che l'indipendentismo, il "soli contro tutti" e fuori dalle istituzioni. Altro cbe cerino, rimaniamo con un cerone in mano! Qui stanno partendo tutti. Lassù vedo uno striscione con scritto "leghissimi, durissimi, purissimi". Bisognerà aggiungere "pochissimi"». Pessimismo nero, totale. Assente Bossi, protagonista Caselli, Maroni ha evitato domande e trappole: «Aspetto ancora, ma non c'è spazio né per mediazioni né per dialogo interno. Resto dell'idea che abbiamo sbagliato e che Forza Italia si può spaccare solo da dentro». Questo vuol dire che Maroni lascia la Lega e va nel Polo? «Questo non l'ho mai detto. Io torno a fare l'avvocato alla Avon cosmetici...». Dietro il palco, da Maroni, arrivano i deputati che lo chiamano Bobo e restano amici comunque. Faverio, Bonomi, Marano, Speroni. Non ar¬ riverà Marco Formentini: «Maroni? Ma è roba del passato, io guardo avanti!». Proprio a Formentini, da leghista e non da sindaco, è toccata l'inaugurazione del congresso. E ha parlato come Bossi: «Berlusconi è dentro un sacco, e il sacco si agita come se dentro ci fosse un gatto. Via lui sparisce Forza Italia. E' questo, caro professor Miglio, il vero funerale! Il funerale delle vostre speranze, perché questo congresso è il battesimo della nuova forza della Lega!». Tripudio, ovazioni, e poi sotto con i segretari nazionali (regionali) e anche loro tutti a parlare come Bossi. Sergio Divina, Trentino: «Caro Umberto fai pulizia nella Lega, perché dividersi è un suicidio politico!». E oggi Bossi farà sapere, in particolare sulla pulizia. Se per Maroni divorzio o separazione sono un dolore, per Bossi è altrettanto. Divisi sul futuro. Chi lo vede solo in un ritorno al Polo della Libertà e chi nel ritorno alle origini, all'identità leghista, a quell'indipendentismo anticamera del secessionismo. «Però - osserva Antonio Marano - strano che Umberto non si sia fatto vedere, si vede che ne sta inventando una delle sue...». Più che un'intuizione sembra una speranza. «Ma che inventi quello che vuole è l'addio di Flavio Caselli -. Ormai o fa le valigie o ammazza la Lega!». Giovanni Cerruti

Luoghi citati: Genova, Saluzzo, Trentino, Verona