l'ebreo che tifa per Fini

I l'ebreo che tifa per Fini «Vedrete, andrà in Israele» DAL LIKUD ADAN IMILANO 1 politico più intelligente? «Fini». Il partito del futuro? «Alleanza nazionale». E gli ebrei che non la pensano così? «Opportunisti che aspettano di toccare con mano il cambiamento di An: tra un anno mi daranno ragione, tutti tranne gli ebrei comunisti, ovviamente». Per dieci giorni è stato zitto, senza dire a nessuno il perché del suo sì a Fini che l'ha voluto nell'assemblea nazionale di An, ma adesso ha tanta voglia di spiegare e di spiegarsi, Isaac Meghnagi, primo ebreo italiano entrato nell'organismo dirigente di un partito nato anche dall'esperienza slorica dell'msi, fascista e antisemita. Alt, alt, frena Meghnagi: «Finora non he detto quello che penso solo perché a Fiuggi, sotto il tendone del congresso di An, mi sono beccato un'influenza che mi ha tenuto dieci giorni a letto». Ci tiene a spiegare le ragioni del silenzio, Meghnagi. Non sia mai che si dica che è uno che lancia il sasso e nasconde la mano. «Non mi sono mai tirato indietro davanti a nulla», sbotta buttando lì un: «Io sono buono con chi mi rispetta e duro con chi mi calpesta». Figuriamoci se si nasconde Isaac Meghnagi, nato a Tripoli, dal '61 in Italia, settantaquattro anni vissuti intensamente: militante nelle organizzazioni di difesa ebraiche in gioventù, sostenitore del Likud, partito della destra israeliana... Negli affari, buon fiuto: esportatore di articoli d'abbigliamento oggi, un tempo grosso importatore a Tripoli, tanto lungimirante da lasciar la Libia (prima dell'arrivo di Gheddafi) senza perdere una lira: «Unico ebreo a non rimetterci», sorride soddisfatto. Decisione sofferta, quella di aderire ad An. Figli e collaboratori confermano: «Prima votavamo tutti pri, eravamo per Spadolini». Oddio, a dirla tutta, in famiglia molti l'hanno presa male. Qualcu¬ no si è ribellato: un conto è sostenere il Likud, un conto gli eredi dell'msi. Niente da fare: «Fini è serio, ha preso le distanze dal fascismo, in Francia gli ebrei stanno con Chirac, in Italia staranno con Gianfranco», insiste rivendicando per sé un ruolo nella svolta filoebraica di An: «Ho detto a Fini, io sono un sincero simpatizzante, ma prima di tutto sono ebreo». C'è chi non ha capito e l'ha consigliato a lasciar perdere. Tante le telefonate da ogni parte d'Italia: «Molte minacce», ringhia il combattente Meghnagi sfoderando una massima: «Dio rispetta il forte». Vedrete, insiste, «si ricrederanno tutti quando vedranno Fini ricevuto dai rabbini di New York e invitato ufficialmente in Israele. Solo quel..., beh lasciamo perdere l'aggettivo, di Mastella può dire che la lobby ebraica remava contro Berlusconi». Anche il presidente dell'Unione cambierà idea: «Tullia Zevi è comunista ma è buona ebrea. Le mosse di Fini la convinceranno che An non è antisemita a parole ma nei fatti». Ja. z.] I Sopra: Tullia Zevi presidente dell'Unione delle comunità ebraiche A destra: il presidente di An Gianfranco Fini