«Silvio, un passo indietro» Ecco il sogno di Buttiglione

«Silvio, un passo indietro» Ecco il sogno di Buttiglione «Silvio, un passo indietro» Ecco il sogno di Buttiglione IL FUTURO DEL CENTRO Cm ROMA " E' una frase contenuta nel discorso di Rosy Bindi che ha incuriosito la platea del consiglio nazionale del ppi. Poche parole da cui esce una previsione: «Lo scontro elettorale - ha spiegato la pasionaria della sinistra ppi dal palco - non sarà tra Prodi e Berlusconi, ma tra Prodi e un'altra persona che verrà fuori dallo schieramento di centro-destra». A chi gli ha chiesto cosa volesse dire, la Bindi ha risposto: «Voglio mettere solo le mani avanti. Visto che da giorni gira la voce che quello schieramento potrebbe mettere in campo un altro nome, ho fatto sapere a Buttiglione che non accetterò nessuna candidatura a premier che sia espressione di quelle forze». E' un'altra voce. Ormai non si contano le dichiarazioni più o meno ufficiali che pongono un punto interrogativo su quella che fino a ieri era considerata una cortezza: non è detto che sarà Berlusconi il nuovo presidente del Consiglio se, in caso di elezioni, vincerà lo schieramento di centro-destra. Quello che fino a ieri era un dato certo, da qualche settimana non lo ò più. Quest'ipotesi che rimbalza in tutti i palazzi della politica e finisce nel grande calderone del cn può rappresentare il sogno di Rocco Buttiglione, un sogno che è figlio di quella promessa con cui il segretario dei popolari ha chiuso il consiglio nazionale: «Voglio rifare là de degli anni di gloria». Per capirlo basta seguire questo ragionamento: qual ò uno degli ostacoli che impedisce l'incontro tra i popolari e le altre forze del centro? L'ipoteca che Silvio Berlusconi ha sulla «leadership» di un governo che dovesse rappresentare un simile schieramento. Bene, se quest'ipoteca venisse meno, se il cavaliere accettasse di fare un passo indietro sia pure per un tempo determinato, molti dei problemi che si incontrano sulla strada della nuova alleanza potrebbero svanire. Il fatto strano è che un'eventualità che fino a ieri era considerata un «sogno» adesso ha qualche possibilità di essere realizzata. Perché avviene tutto questo? Cosa è successo? Le ragioni sono diverse, ma ieri nell'atmosfera del consiglio nazionale dell'Ergife sono aleggiate un po' tutte. Specie i seguaci del segretario-filosofo non ne hanno fatto mistero. Roberto Furmigoni, ad esempio, si è lasciato andare ad una lunga dissertazione sull'argomento. Prima ha cominciato a parlare dei discorsi della Bindi con una certa diffidenza. «Non so cos'abbia in testa». Poi, in parte si è sciolto: «Beh, dicono che ci sono' delle vicende giudiziarie su Berlusconi. Sono cose che si sentono nell'aria». Solo all'ultimo ha svelato il «sogno»: «La prospettiva su cui si lavora prevede, in caso di vittoria, un governo Dini. Berlusconi, che non la esclude, ha tutto l'interesse ad aspettare un anno prima di tornare a Palazzo Chigi. In questo modo potrà sistemare meglio le sue tv senza venderle sottocosto». Che questi siano i ragiona- menti che si fanno nell'«area buttiglioniana» del ppi, non c'è dubbio. In questi giorni, infatti, Angelo Sanza, un uomo molto vicino al segretario, nei «pour parler» di corridoio dell'Ergife si è lasciato sfuggire spesso questa confidenza: «Berlusconi ci sta dicendo che lui può anche fare un passo indietro per una certa fase». E Guido Folloni, altro seguace del segretario filosofo, è stato ancora più esplicito: «Noi sappiamo che Berlusconi ha bisogno soprattutto di una cosa: essere garantito. Lui è sceso in politica solo per questo. Se noi gli diamo questa sicurezza potrebbe anche accettare di limitare le proprie ambizioni». Solo che una simile ipotesi deve avere un suo spessore «politico», non può essere certo motivata con i presunti guai giudiziari di Berlusconi. E soprattutto, deve essere realizzata una condizione: Berlusconi deve rimanere il leader dello schieramento (visto che ne è l'immagine vincente), anche se accetterà di lasciare Palazzo Chigi ad un altro. Ecco perché ieri sul palco dell'Ergife Buttiglione ha tenuto a dire: «Il confronto si fa sui programmi, è il programma che decide. Non quanto sia largo un sorriso o quanto sia affidabile un candidato. Se devo digerire un candidato che non mi piace, io lo digerisco se è per una grande operazione politica. Del resto voi mi avete fatto digerire, quando vi votavo, tanti ministri e candidati che non mi piacevano». Quindi pregiudiziali personali non ce ne sono, magari si pongono problemi di opportunità. E tra i tanti discorsi che si fanno ce ne è uno che ha una sua validità: se si va alle elezioni a giugno e la maggioranza di centrodestra vince, bisognerà in ogni caso porre mano alle riforme istituzionali, a partire dall'elezione diretta del premier o del Capo dello stato. In quel caso Dini potrebbe rimanere a palazzo Chigi per un altro anno a ca- po di un governo politico e Berlusconi guidare in Parlamento, come capo della maggioranza, questa fase costituente. Poi, in una situazione rasserenata e dopo aver risolto i problemi che gli derivano dal suo impero televisivo, il cavaliere, se lo riterrà opportuno, potrebbe essere il «candidato» dello schieramento del centro-destra che si cimenterà nel primo scontro elettorale diretto tra candidfati per il governo. «Questo - ha ammesso proprio ieri Meluzzi, che pure è uno dei «falchi» di Forza Italia è uno scenario praticabile, perché in una fase costituente il ruolo del leader di uno schieramento verrebbe valorizzato soprattutto in Parlamento». E che la cosa non sia del tutto campata in aria lo dimostra il fatto che questo e altri discorsi sono echeggiati nel viaggio di Dini negli Usa. E Berlusconi? L'ex-presidente del Consiglio in questi giorni parla poco. In più, nelle ultime settimane, ha confidato in diverse occasioni che la sua voglia di tornare a Palazzo Chigi non è certo irrefrenabile, che non ha più voglia di esporsi troppo. «Non so - ha detto più volte - se ne avrò voglia. Troppo pesante, troppo faticoso». Poi, appena qualche giorno fa, il cavaliere ha dichiarato a Newsweek: «La presidenza del Consiglio non è una condizione che io reputo essenziale. Io non ho l'ambizione personale di fare esclusivamente il presidente del Consiglio». Infine, anche se la cosa può far sorridere, ha raccontato allo zio Arturo di 97 anni un attimo prima dei funerali della zia preferita, suor Silviana: «Zio, in questi due anni lavorerò per Forza Italia e quando avrò trovato le persone giuste cui affidarla mi ritirerò e tornerò a fare l'imprenditore». Queste citazioni del cavaliere, sembrerà assurdo, gli uomini di Buttiglione, da Sanza a Folloni, le hanno raccontate a tutti gli angoli del consiglio nazionale. Qualcuno pensa davvero che il «sogno» si realizzerà. Eppoi non è mai detta l'ultima parola: Buttiglione ha già sparato contro la «guerra dei dossier, dei giudici» che si preannuncia per questa campagna elettorale, guerra che potrebbe avere tra le vittime anche Berlusconi. Una difesa corredata da una considerazione: «Noi possiamo recuperare elettorato stando vicini a Forza Italia». Come dire: non si sa mai. Augusto Minzolini Formigoni: anche Silvio vuole confermare Dini [g. san.] gioco, ma c'è, addirittura, chi legge la frase come la ricandidatura ad un nuovo settennato. E' un Capo dello Stato tran- quasi costretto da quel «capovolgimento politico» che ha scandito la sua stagione al Quirinale. Ec¬ prevaricato lsue competenze: «Il Presidente prendun'iniziativa se le Camere lbocciano, hanno bocciato governo, non Presidente. Questa è norma della Costituzione». E sarriva al momento topicdi questi ann«rivoluziona- Silvio Berlusconi A sinistra: Lamberto Dini

Luoghi citati: Roma, Sanza, Usa