Preso il Carlos iracheno di Franco Pantarelli
In città si torna a sparare Preso il Carlos iracheno Mise la bomba alle Twin Towers ISLAMICI ANEW YORK LNEW YORK O hanno preso. Improvvisamente Ramzi Ahmed Yousef, considerato la «mente» dell'attentato del febbraio 1993 alle «torri gemelle» di New York, è apparso ieri mattina davanti al giudice del distretto di Manhattan, dichiarandosi peraltro «non colpevole». Veniva dal Pakistan, dove le autorità di lì lo avevano arrestato e subito consegnato agli agenti dell'Fbi. Sulla sua testa c'è già ia stessa condanna all'ergastolo che è stata comminata ai suoi quattro complici nell'attentato in cui morirono sei persone e ne rimasero ferite.un migliaio; ma la sua attività terroristica non sembra proprio esaurirsi lì. Emerso nelle cronache come una sorta di «nuovo Carlos», quest'uomo di 27 anni è implicato anche nel complotto per assassinare Giovanni Paolo II durante il suo recente viaggio nelle Filippine. I termini delle accuse non sono chiari, ma sembra certo che Yousef si trovasse a Manila nei giorni di gennaio in cui c'era il Papa. Anzi, a quanto pare è stato proprio il suo viaggio nella capitale filippina a consentire all'Fbi di ritrovare le sue tracce. Gli agenti del Federai Bureau of Investigation lo cercavano da due anni, lo avevano incluso nella lista dei loro «most wanted» ed avevano"! posto sulla sua testa una taglia di due milioni di dollari. Ma la cosa non aveva dato nessun frutto. Subito dopo l'attentato alle «torri gemelle» lui era ripartito, forse per l'Iraq, di cui ha la cittadinanza nonostante sia nato nel Kuwait, e non c'era stato modo di «localizzarlo». Negli Stati Uniti era arrivato pochi mesi prima, aveva chiesto asilo politico ma la sua pratica «in corso» non era mai stata conclusa perché nel frattempo c'era stato l'attentato e lui era scomparso. Non così i suoi quattro compagni, tutti arrestati pochi giorni dopo lo scoppio e processati alcuni mesi fa. Dai loro interrogatori erano emerse due cose: una, per l'appunto, che a organizzare l'attentato era stato lui, Ramzi Ahmed Yousef, e si era squagliato subito dopo; l'altra, che il capo spirituale dell'intera «cellula integralista del New Jersey» era Omar Abdel Rahman, subito diventato noto come «lo sceicco cieco». Nei piani di costui, oltre all'attentato contro le «torri gemelle» (per il quale comunque non fu incriminato) c'era una «giornata di guerra» cui sottoporre la città di New York, attraverso l'esplosione di bombe nei due tunnel che collegano Manhattan al New Jersey, sul grande ponte George Washington e al Palazzo di Vetro sede delle Nazioni Unite, e contemporaneamente attraverso il rapimento di Richard Nixon e Henry Kissinger, nonché l'assassinio del Presidente egiziano Hosni Mubarak, che per il 1993 aveva program- mato una visita a New York. Per quel complotto si trovano attualmente sotto processo lo stesso «sceicco cieco» e undici altri uomini, uno dei quali, Siddig Ali, proprio l'altro giorno ha deciso di vuotare il sacco, riconoscendo tutte le sue colpe e indicando quelle dei suoi complici. Quella «svolta» nel processo era stata salutata con entusiasmo dagli inquirenti, che vi avevano visto un colpo decisivo al tentativo di mstaurare anche in territorio americano le pratiche terroristiche già sperimentate duramente da tanti Paesi europei. Ma la cattura e l'immediata estradizione negli Stati Uniti di Ramzi Ahmed Yousef ha suscitato una vera e propria euforia. «Si tratta di un importante passo avanti», ha detto Bill Clinton. «E si tratta anche della prova che il terrorismo non paga, mentre i terroristi sì». Sullo stesso tono il segretario alla Giustizia, Janet Reno e Louis Freeh, il capo del¬ l'Fbi. Quest'ultimo, che è apparso addirittura raggiante, non ha voluto spiegare i tortuosi meccanismi che hanno portato all'individuazione di Yousef in un albergo di Islamabad, ma dalle sue parole si è capito che comunque il «contatto» con lui era stato ristabilito - dopo che con la fuga da New York aveva fatto perdere le proprie tracce - grazie alla sua presenza a Manila nei giorni del complotto per assassinare il Papa. In quell'occasione evitarono di catturarlo - sembra di capire perché non erano sicuri della «cooperazione» delle autorità filippine. Però hanno continuato a «seguirlo a distanza» aspettando l'occasione buona. Questa è arrivata martedì, quando era stato accertato che Yousef si trovava in un albergo di Islamabad e che le autorità pakistane erano disposte a consegnarlo senza fare storie. Franco Pantarelli E voleva uccidere Giovanni Paolo II nelle Filippine I sotterranei del World Trade Center devastati dall'esplosione
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