Di Pietro adoravo Battisti di Marinella Venegoni

//pm da Mogol, giornata di «emozioni» Si sono conosciuti ad una partita di calcio Pi Pietro: adoravo Battisti //pm da Mogol, giornata di «emozioni» UNA VISITA A SORPRESA CHE cosa può avere in comune il Giudice di tutti noi, Antonio Di Pietro, con il più famoso autore di testi di canzoni, Giulio Rapetti in arte Mogol, quello che ha scritto tra l'altro «Tu chiamale, se vuoi, emozioni»? Mogol non ha nessuna voglia di rispondere. Non appena si è sparsa la voce che Antonio Di Pietro era andato a trovarlo ad Acquasparta nel cuore dell'Umbria, nella sede provvisoria del Cet, la scuola di musica unica in Europa che egli ha creato due anni fa, Mogol si è letteralmente barricato in ufficio. Dicono che abbia offerto all'ex pm il compito di riorganizzare la Siae. Ma lui si rifiuta a chiunque. Lo abbiamo stanato per amicizia. Perché non vuoi parlare di Di Pietro? «Non voglio che qualcuno pensi che voglio strumentalizzare questo bel rapporto che si è instaurato fra noi. E' stato un incontro privato». Vi siete conosciuti in occasione della partita fra la Nazionale Cantanti e i Magistrati? «Sì. E in quella occasione gli ho parlato di questo mio progetto. Gli ho raccontato dove stavamo e che cosa facevamo e lui semplicemente è venuto, avvertendomi con una telefonata». Di Pietro è un fan delle canzoni di Mogol/Battisti? «Mi ha detto: i suoi testi hanno formato la mia generazione». Non tutti sanno che Mogol ha investito i guadagni di una vita in questo «sogno» della scuola, un bellissimo ed elegante college che sta costruendo dentro un bosco, ad Avigliano Umbro. L'hai portato a visitarlo? «Sì. Antonio è rimasto di stucco. In effetti, il colpo d'occhio sulla struttura è impressionante, sta venendo benissimo an- che se purtroppo i fondi della Cee non sono ancora arrivati per via di un conteggio sbagliato del ministero del Lavoro». Hai parlato a Di Pietro di quest'inconveniente che ti costa miliardi? «Mai. Non voglio strumentalizzarlo. Lui è un uomo che non ha paura di nessuno, è la forza dell'Onestà fatta persona». Magari, se scendesse in politica, ti potrebbe aiutare. «Non hai capito. Lui è super partes. Come aiuterà il nostro Paese? Ha lo stesso principio della mia scuola: quando uno sa una cosa, la insegna». Perché è venuto fin lì, nei boschi dell'Umbria? «Mi ha confessato di essere interessato alla cultura. Mi ha spiegato che, dopo esser passato alla Storia per caso, con il suo lavoro da una parte positivo ma dall'altra traumatico, vorrebbe adesso contribuire al futuro del suo Paese: è ovvio che pensi alle scuole, a tutte le scuole, compresa la mia. Io ero abbastanza avvilito, ma queste sue parole mi hanno galvanizzato: ho fatto questo progetto per le generazioni a venire e nel mondo delle istituzioni ben poche persone hanno mostrato qualche interesse». Le istituzioni posso anche capire, ma almeno Pippo Baudo, che si occupa della musica leggera in nome della tv di Stato, si sarà fatto vivo. «Veramente non ho ancora visto neanche lui. So che però che a Sanremo canteranno alcuni giovani che non sono stati ammessi al nostro saggio finale. Ma al Cet non stiamo soltanto creando nuovi autori, cantanti, arrangiatori. Sto pensando a corsi di specializzazione dopo la laurea: architettura con Gae Aulenti, scrittura, altissima cucina di impronta salutistica con il Centro Engel. E ho anche in mente di fondare un'Accademia Cesi, con i migliori cervelli italiani nei vari settori, che diventi un organo consultivo per il Parlamento: sempre per il bene del nostro Paese». Forse Mogol e Di Pietro stanno sognando. «Forse». Posso scrivere, Giulio? «Ma sì. Sei mia amica». Marinella Venegoni Il giudice all'autore «Siamo cresciuti con le sue canzoni...» Giulio Rapetti (Mogol) A sinistra Antonio Di Pietro e, qui accanto, il cantautore Lucio Battisti

Luoghi citati: Acquasparta, Avigliano Umbro, Europa, Sanremo, Sorpresa, Umbria