«Dateci la nostra pubblicità» di Giovanni GiovanniniValeria SacchiGiovanni Giovannini

«Dateci la nostra pubblicità» I GIORNALI ALLA RISCOSSA «Dateci la nostra pubblicità» Giovannini: mai fatto piagnistei PMILANO ARTERRE foltissimo all'appuntamento per Quotidie, mostra convegno del quotidiano in Italia che si apre con un dibattito su carta stampata e pubblicità. E un Giovanni Giovannini irritato e bellicoso che esordisce attaccando: «Noi siamo qui senza piagnistei, a reclamare la parte di pubblicità che ci spetta». Il presidente della Fieg non fa nomi, ma tutti sanno a chi si riferisce, al gruppo Fininvest che, con una pagina su «il Giornale» di mercoledì, aveva attaccato la carta stampata. E continua: «Il settore dell'editoria negli ultimi anni ha avuto uno sviluppo che non ha nulla da invidiare alla crescita di altri settori, ed è alla pari con l'industria editoriale degli altri Paesi del mondo». «Siamo orgogliosi», ripete più volte Giovannini, «sentiamo la for- za di questo settore dinamico, forte, competitivo e vorrei aggiungere democratico». E non si ferma qui. «Ci dà noia che ci accusino di piagnistei coloro che sanno benissimo la battaglia che da sempre conduciamo per avere nuovi canali distributivi». Una battaglia che ha tuttavia bisogno di normative governative. E qui, senza mezzi termini, Giovannini ricorda le discussioni lunghe, ma vane, con l'ex presidente del Consiglio, per concludere: «Non mi interessa quanto duri il governo, se tre mesi, 7 o 17, l'importante è che governi e faccia quel che serve». La situazione pubblicitaria in Italia non è soddisfacente per la carta stampata, e Giovannini promette che la battaglia continuerà, su due fronti: quello della difesa contro la concorrenza tv e quello del rilancio delle potenzialità della stampa come «veicolo pubblicitario». Una battaglia, però, «non contro qualcuno, ma per qualcuno». Anche perché le nuove tecnologie avanzano, sta avvenendo una «rivoluzione, e nessuno se ne occupa». Il direttore generale della Fieg, Sebastiano Sortino, aggiunge che la carta stampata «è un mezzo sottovalutato, attira un volume di investimenti pubblicitari inferiore a quello che il numero dei contatti di questo mezzo merita». Poi tocca a Giuseppe Minoia, direttore del dipartimento Comunicazione di Eurisko, vivisezionare le fasce dei fruitori di pubblicità, ammonticchiati in una sorta di piramide azteca che parte dalla zona «grigia» di quei sei milioni circa di italiani per i quali l'unica possibilità di contatto con la realtà esterna è la tv, fino alle zone gialline e giallo vivo che stanno in alto e raccolgono quegli 11 milioni di italiani che sono soprattutto «lettori» di giornali e periodici. In mezzo, tutta una vasta gamma di «casalinghe con qualche interesse in più» (4,6 milioni), i «misti audiovisivi», quasi cinque milioni, giovani «alla ricerca di miti», gli «sport», pubblico maschile che guarda in tv e legge, non guarda al mezzo purché parli, appunto, di sport, i «roto Tv», donne soprat¬ tutto, e i 5,3 milioni di ascoltatori della radio. In sintesi due codici pubblicitari antitetici: quello della tv che predilige «forma» (detta anche messaggio) e «messaggio» rispetto alla «credibilità», e quello della carta stampata, che dà il massimo punteggio alla «credibilità». Suggerimento finale di Minoia: la stampa curi maggiormente forma e messaggio. A conferma, ecco quattro «casi» di pubblicità fortunata a mezzo stampa, spiegati dai promotori. Sono le campagne di «Illy caffè», di «Ikea», di «Honda» e di «American Express». Campagne di successo, certamente tarate sulle fasce di élite, quelle tinte di giallo. Fasce che ia nuova Audipress dovrebbe essere oggi in grado di individuare in modo più puntuale. Valeria Sacchi Giovanni Giovannini

Persone citate: Giovannini, Giuseppe Minoia, Illy, Minoia, Sebastiano Sortino

Luoghi citati: Italia