«Non si vota il 23 aprile» di Giorgio Bocca

APPELLO ADINI APPELLO ADINI «Non si vota il 23 aprile» Ipartigiani: ricordiamo la Liberazione O, il 23 aprile no. Non piace ai leader delle associazioni partigiane la data indicata da Palazzo Chigi per lo svolgimento delle elezioni amministrative. Anzi, li «preoccupa» e chiedono un «breve» rinvio. Com'era successo per le politiche del 27 marzo, quando la comunità israelitica italiana chiese con forza al premier Carlo Azeglio Ciampi di rispettare la Pasqua ebraica. Adesso, pomo della discordia è l'anniversario dell'Italia libera. La campagna elettorale per le regionali - spiegano Paolo Emilio Taviani, Arrigo Boldrini ed Aldo Aniasi, in un telegramma indirizzati a Lamberto Dini - rischia di far passare in second'ordine l'ampio programma di convegni, incontri e manifestazioni organizzati in tutt'Italia fra il 21 e il 25 aprile per i cinquantanni della Liberazione. Mezzo secolo. Un evento eccezionale, di «importanza sto- rica e nazionale», di fronte al quale ogni altro avvenimento deve passare in secondo piano. Anche le elezioni, appuntamento principe della democrazia. «Hanno ragione, perfettamente ragione», concorda da Milano Leo Valiani, 86 anni, senatore a vita. «Sarebbe giusto trovare un'altra data, per rispettare non solo le manifestazioni unitarie già in programma, ma innanzitutto le scadenze della storia». Un'altra data? Non sarà facile. Perché la domenica prima (16 aprile) è Pasqua e la settimana dopo la consultazione terminerebbe il lunedì Primo Maggio, festa del lavoro. Ma la richiesta di Taviani, Boldrini e Aniasi è accorata e Dini non può non tenerne conto. Osserva Nuto Revelli, scrittore, uomo della Resistenza, indimenticabile autore de La guerra dei poveri e de Il mondo dei vinti: «Sarebbe sbagliato votare il 23. In quei giorni, l'Italia ha bisogno di riflettere, di ripensare alle vicende di mezzo secolo fa. Non di rimuoverle. E ne ha bisogno proprio in un momento com'è quello che viviamo. Non capiterà nulla di grave anticipando il voto, o ritardandolo di poco. Sarebbe più grave accantonare le celebrazioni del cinquantennale, invitare il Paese a rinviare il ricordo di date importanti della sua storia». D'accordo su un cambiamento di data per le regionali, anche Giorgio Bocca, giornalista-scrittore, a suo tempo giovane partigiano: «Non credo molto alle celebrazioni. O il 25 aprile è entrato nella storia e nelle coscienze, o si tratta di commemorazioni artificiose. Ma spostare il voto di una settimana o due mi sembra una decisione ragionevole». Come risponderà Lamberto Dini? [m. tor.] Revelli: «L'Italia non può rimuovere questa data» Lo scrittore Giorgio Bocca ex comandante partigiano

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