Rhóne Poulenc raddoppia e non lascia

Il fatturato del gruppo chimico è cresciuto del 7,1 per cento, va bene l'Italia Il fatturato del gruppo chimico è cresciuto del 7,1 per cento, va bene l'Italia Rhóne Poulenc raddoppia e non lascia L'utile netto è balzato da300 a 600 miliardi PARIGI DAL NOSTRO INVIATO «Un risultato buono, ma non ancora soddisfacente». Questo il giudizio del presidente Jean René Fourtou sul bilancio 1994 di Rhóne Poulenc (che, a livello consolidato, vede una crescita del 7,1% del fatturato a 26.000 miliardi di lire, un utile operativo pari a 2100 miliardi (+17,3% escludendo gli elementi eccezionali), un utile netto raddoppiato a 600 miliardi, un cash-flow positivo passato da due a 2,6 miliardi di franchi. Ma proprio perché «si tratta di una anno di progresso, ma altri progressi dovranno venire» la politica del dividendo resta prudentissima. Su base allargata, la società distribuirà 2,80 franchi netti per azione contro i 2,40 del 1993. Il fieno in cascina servirà a rafforzare i mezzi propri (saliti da 48 a 52 miliardi di franchi) in vista dell'espansione mondiale che proseguirà a passi costanti ma moderati. «Continueremo una politica di acquisizioni di piccole e medie imprese nei business strategici in tutto il mondo, e di joint venture spiega Fourtou -. Vogliamo essere potenti, industriali, mondiali nel farmaceutico, nella sanità, nei settori della protezione animale e della chimica, fibre comprese anche se qui la cessione da lei a Dow Chemical ha scombussolato le carte. Ma in futuro, arriverà il momento anche di una grossa acquisizione». Intanto, nel 1994, il gruppo Rhòne ha dismesso altre attività per oltre sei miliardi di franchi, di cui solo due sono entrati nel bilancio 1994, compensando più o meno i costi della ristrutturazione. Sui risultati ha pesato negativamente l'andamento del dollaro, e poiché la società non ha potuto che marginalmente recuperare sui prezzi e i dipendenti sono restati invariati, il miglioramento dei conti nasce dalla più favorevole congiuntura chimica, dai vantaggi legati alle ristrutturazioni e alla innovazione. La ricerca e sviluppo ha assorbito 6,7 miliardi di franchi, crescendo del 4%. Una nota dolente viene dai debiti che, dopo la forte riduzione a fine 1993 si sono mantenuti costanti per via del rialzo dei tassi di interesse. Nell'universo Rhone, dove gli Usa rappresentano quasi il 25%, l'America del Sud oltre il 9% e l'Asia è lanciata a superare il 10% con le nuove joint-venture in Cina, l'Italia continua ad essere «un buon mercato, ancora più importante oggi dopo gli accordi con la Snia, e che la debolezza della lira ha reso interessante come mercato di produzione», come conferma Bruel, responsabile dell'area industriale del gruppo, che conclude: «Se tutte le nostre società andassero come l'Italia, saremmo a cavallo». Nonostante le dismissioni, il 1994 si chiude per la Rhóne Italia con un giro d'affari in leggera crescita a 1043 miliardi, cui bisogna aggiungere parte degli 883 miliardi che fatturano le joint-venture. «La chimica è andata bene in Italia, sia in volumi che in prezzi», sintetizza il delegato generale del gruppo in Italia, Fabio Enrico Guatelli. (v. s.]

Persone citate: Bruel, Fabio Enrico Guatelli, Fourtou, Jean René Fourtou, Poulenc

Luoghi citati: America Del Sud, Asia, Cina, Italia, Parigi, Usa