Berlino crepuscolo degli dei

Da oggi il 45° FilmFest: si comincia con «La promessa» della Von Trotta. Premio alla carriera a Delon Da oggi il 45° FilmFest: si comincia con «La promessa» della Von Trotta. Premio alla carriera a Delon Berlino, crepuscolo degli dei Cinema & crisi: vecchi miti e sangue BERLINO DAL NOSTRO INVIATO Il 45" FilmFest comincia oggi, nell'anno in cui il cinema compie cento anni, con un film sul Muro di Berlino e sulla ferita non ancora rimarginata della Germania divisa in due, «Das Versprechen» (La promessa) di Margarethe von Trotta: tra gli interpreti c'è Corinna Harfouch, un'attrice tedesca di bellezza, bravura e dandysmo assoluti. Al riparo dal gelido nevischio sferzante, Sofia Loren se ne sta nell'albergo berlinese storico, il Kempinski, suite regale, ultimo piano, centoventi metri quadrati: riparte subito dopo aver ricevuto il premio d'un settimanale di tv, la Goldene Kamera. Al festival il glamour sarà invece assicurato da Robert Redford, Alain Delon (Orso d'Oro alla carriera), Harvey Keitel, Michel Piccoli, da Eleanor Keaton, vedova dell'elegante Buster Keaton a cui è dedicata la Retrospettiva: ma nessuno di loro sfrenerà certo i fanatismi adoranti, gli isterismi appassionati suscitati dai Take That, che non possono mettere piede fuori dell'Hilton a rischio di venir fatti a pezzi. Brutta aria. La disoccupazione nell'ex Berlino Est è al 14,3%, più alta che in ogni altro luogo tedesco. Si diffonde il PommesAlarm: persino le patate fritte vendute per strada come contorno ai wurstel caldi sono aumentate di prezzo e diventate più piccole. «Crepuscolo degli dei» viene definito «Star Trek - Incontro di generazioni», settimo film della serie in cui vecchi e nuovi protagonisti si uniscono contro un nemico comune, ma i negozi già vendono ai cosiddetti Trekkies, ammiratori dell'epopea galattica, i costumi dei nuovi spazionauti guidati dal capitano Picard. I film del FilmFest rievocano miti di ieri, Che Gue vara, Ulrike Meinhof, Robert Crumb il disegnatore americano creatore di «Fritz il gatto»; s'interessano alla omosessualità femminile, a orge di sangue, mi¬ norenni killer a pagamento, famiglie della mafia cinese detta Triad, kitsch politicamente corretto. Ad Algeri hanno sparato al regista Djamel Fezzaz, in Austria hanno sporcato di croci uncinate le tombe d'un cimitero ebraico. 11 direttore del FilmFest, Moritz De Hadeln, è pallido e malandato per via dell'influenza, ma resiste sul campo. Margarethe von Trotta dice che decidere di inaugurare il festival con «La promessa» è stato da parte sua un atto di coraggio. Lo pensa anche lei? «Coraggio? Non so. Sono fiero di poter cominciare con un film tedesco: non capitava da anni. Coraggio ci sarebbe voluto se il film fosse debole: invece è interessante, buono, uno dei migliori della von Trotta negli ultimi anni. Non credo che provocherà il finimondo. Per i tedeschi forse semplifica un poco la storia, ma per i giovani e i non tedeschi la spiega: è il primo film serio fatto sulla divisione della Germania dopo la caduta del Muro». Divisione anche presente? Rifiuto, odio? «Odio forse è una parola troppo forte: ma c'è un enorme fossato tra gli ex cittadini dell'Ovest e gli ex cittadini dell'Est. Gli uni accettano male di dover pagare la "tassa di solidarietà" destinata alla ricostruzione dell'ex Est. Gli altri, dopo il primo shock, cominciano a pensare che nel vecchio regime, insieme con la soffocante mancanza di libertà, sul piano sociale (lavoro, casa, sanità, studi garantiti) qualcosa di buono ci fosse. Le differenze sociali ed economiche tra le due parti restano molto forti, visibili; i tedeschi occidentali si sono comportati come colonizzatori. Dopo cinque anni, la gente comincia ad averne le tasche piene». Questo FilmFest sarà molto celebrativo? «E' chiaro che il centenario del cinema sta un po' dappertutto: ma attraverso film come "Le cent et une nuits" (Le cento e una notte) di Agnès Varda; come 'Die Nacht der Regisseure" (La notte dei registi) di Edgar Reitz che, questo sì, qui potrà scatenare il finimondo. Film moderni, fatti oggi, ch3 guardano all'avvenire del cinema». E se lei guarda al futuro del cinema, cosa vede? «Se conoscessi l'avvenire sarei miliardario. Ci sono tanti elementi in gioco: i mercati che stanno cambiando con la creazione di giganteschi monopoli; la tecnologia che sta rivoluzionando il modo di fare i film. 11 talento c'è, ma chissà cosa i registi sapranno dirci, chissà cosa il pubblico voirà: più amore, più violenza, più elettronica, più risate? Nel presente, quantitativamente il cinema è in crescita. Qualitativamente c'è in giro anche molta pigrizia e paura di rimetterci, si rifanno storie note e piaciute nel passato, manca l'originalità. Anche per questo, e per smentire chi ci accusa di sclerosi e routine, quest'anno il FilmFest ha cercato di dare posto alla novità, ha scelto soggetti anomali, ha aperto ai giovani e ai debuttanti. Corre molti rischi». Lietta Tornabuoni sti sapan d, Nella foto in basso Margarethe von Trotta, regista inaugurale Qui accanto Nino Manfredi, protagonista dell'unico film italiano in concorso, nel ruolo di uno psicoterapeuta. A sinistra Sofia Loren: lei se ne sta nell'albergo berlinese storico, il Kempinski, suite regale, ultimo piano, centoventi metri quadrati: riparte subito dopo aver ricevuto il premio d'un settimanale di tv, la Goldene Kamera

Luoghi citati: Algeri, Austria, Berlino, Berlino Est, Germania