L'ultimo re degli Etruschi
Il grande archeologo è morto l'altra sera a 86 anni: fondatore di una nuova scienza Il grande archeologo è morto l'altra sera a 86 anni: fondatore di una nuova scienza L'ultimo re degli Etruschi Pallottino, rivelò la prima Italia »"t| roma na vita spesa per la storia ; e l'archeologia. Massimo I Pallottino è morto martedì ^ 1 sera, per un infarto. Aveva 86 anni. Oggi pomeriggio i funerali nella chiesa di S. Eustachio. Si era laureato in lettere nel '31, quando ancora non esisteva l'etruscologia come scienza autonoma e unitaria. Nel '46 aveva incominciato la carriera universitaria. Era famosissimo. Gli telefonavano le signore. E gli chiedevano: «Scusi, professor Pallottino. Mi insegna l'etrusco, per favore?». Lui rideva. Ma non si rassegnava all'«anacronistico perpetuarsi dell'etruscheria». E non aveva troppe indulgenze per «la curiosità malsana e abnorme dei dilettanti», per «la madornale ignoranza collettiva riguardo alla questione della lingua degli Etruschi». Raccontava: «Non c'è salotto in cui vada in cui qualcuno non mi cliieda: a che punto siamo con la decifrazione dell'etrusco? Io mi irrito enormemente. Questo è un caso esemplare di divorzio fra realtà scientifica e opinione comune. L'etrusco si legge e si traduce da due secoli. Ma la suggestione del "mistero etrusco" è difficile da estirpare». Era l'84, la vigilia delle manifestazioni sulla civiltà etnisca in programma per l'anno successivo. Il Professore stava per partire per l'Olanda dove avrebbe ritirato il prestigioso Premio Erasmo da Rotterdam. Era appena uscito un suo libro sull'Italia prima di Roma: «Questo Stona della prima Italia disse - colma un vuoto nella storia dell'antichità e delinca il primo capitolo della storia d'Italia. Un libro che non aveva scritto nessuno. Adesso l'ho fatto io». Del suo successo era orgoglioso. Ma sapeva anche scherzarci sopra. Diceva: «In realtà mia figlia Paola è più famosa di me: lei ha scritto i testi di canzoni di Lucio Dalla». Quella sera in corso Rinascimento, sotto le luci intense, era contento. Da oltre quarant'anni la storia e l'archeologia riempivano le sue giornate. Nei lavori sul campo, nelle aule universitarie, negli istituti di ricerca cui aveva dato vita, nello studio della sua casa che è sempre stata la stessa - nel cuore di Roma -, nel palazzo che fu abitato nell'Ottocento da Adelaide Ristori e, fino alla morte, da Aldo Palazzeschi. Sempre circondato da rispetto e timore, dagli studenti che affollavano i corsi di etniscologia e dai suoi allievi che formavano un'equipe di altissimo livello scientifico. Era diventato subito un'autorità. Del '42 è Etwscologia, un testo fondamentale per ogni persona che abbia curiosità e interesse per questo tema, e che adesso è arrivato all'ottava edizione, tradotto in molte lingue. Del '64 è la scoperta che diede luce a tutto il suo lavoro precedente e che impresse una svolta clamorosa nella ricostruzione della storia antica. Quell'anno dagli scavi a Santa Severa - dove si trova uno degli scali marittimi di Cere, il porto di Pyrgi - vennero fuori tre tavolette d'oro con scritte in punico e in etrusco. «Sembrava un ritrovamento di ordinaria importanza in uno scavo come tanti altri» disse Pallottino. Dirigeva quello scavo dal '57. Era la settima campagna, il proseguimento di un lavoro pazientemente avviato e portato avanti fra le solite difficoltà che venivano create da burocrazia, mancanza di fondi, incuria e disinteresse della pubblica amministrazione. Il Professore non si stancava di lanciare le sue accuse, indignato per quella «debolezza e insipienza che consentono gli scavi clandestini a Cervctcri, nelle Puglie, a favore di certi musei stranie¬ ri, con enormi danni della conoscenza». Le tre tavolette furono invece una rivelazione. Risultarono del V secolo a. C. Si trovavano nel santuario di Pyrgi. Le iscrizioni in etrusco e in fenicio raccontavano che il «re» di Cere, Thefarie Velians, dedicò nel santuario stesso un sacello alla dea fenicia Asta ile, identificata con la dea etnisca Uni. Era un ringraziamento per la protezione concessagli. Probabilmente si trattava di un tiranno sostenuto o imposto dai cartaginesi in una città etnisca legata da antichi particolari rapporti spirituali e culturali con la Grecia. Allo scopo di garantirsene la fedeltà. In un intreccio di interessi commerciali e marittimi che facevano di Pyrgi un polo strategico. «Da quel momento - disse Pallottino - tutta la lettura del materiale rinvenuto assunse un significato diverso. Tutte le informazioni sui rapporti fra fenici, romani, etruschi, greci e le altre popolazioni italiche, sugli scambi commerciali e le lotte per il predominio marittimo ne sarebbero state influenzate. Quello scavo, lo ammetto, si rivelò diverso da tutti gli altri». Liliana Madeo Nel'64 a Santa Severa I scoperta clamorosa: ( tre tavolette d'oro che spiegavano i rapporti con Cartagine Scherzava sul suo successo: «Mia figlia è più famosa di me: scrive i testi per Lucio Dalla» I I ( I Affresco nella tomba dei Leopardi a Tarquinia A destra, Pallottino con Pertini
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