I bunker di guerra sulla costa egli assurdi delitti di stadio

/ bunker di guerra sulla costa egli assurdi delitti di stadio LETTERE AL GIORNALE / bunker di guerra sulla costa egli assurdi delitti di stadio Mare, turisti e fucilate A ridosso di Capo Mimosa, vicino a Cervo Ligure, si vedono alcune torrette di cemento armato. Fortini di guerra? No, fortini dell'imbecillità! Sono le postazioni dei cacciatori, i quali, non avendo niente da fare, si divertono, pensale un po', a fulminare qualche cincia o qualche tordo superstite. E che giubilo, che aria di trionfo, se vedono precipitare il minuscolo pennuto! Si danno quasi l'aria di un eroe che avesse abbattuto l'idra o il minotauro. Solo per errore la natura ha dato a quella gente un cervello: un midollo spinale sarebbe stato più che sufficiente. ]1 poeta Lenau scrisse che gli Stati Uniti gli erano sembrati una terra maledetta, perché non vi aveva sentito cantare l'usignolo. Se ò cosi, allora la Liguria è una terra addirittura stramaledetta, perché non vi si sentono cantare più neppure le cicale o i grilli. Gli eroici cacciatori hanno distrutto tutto. E guai a dir loro qualche cosa. Rispondono perfino con gesti priapeschi, come ò capitato a una mia amica straniera. Parlare di sensibilità ai cacciatori sarebbe tempo perso. Se infatti avessero un minimo di sensibilità, non farebbero quello che fanno. Non resta che toccarli nelle tasche. La Liguria vive di turismo, ma proprio il turismo, in modo particolare quello straniero, viene gravemente danneggiato dalle fucilate di quegli sfaccendati. Molti stranieri si lamentano e se ne vogliono andare. Anacleto Verrecchia, Torino E' solo un gioco (ma con il morto) Ora, dopo la tragedia di Genova, inizieranno le solite tavole rotonde televisive fatte di «processi» o «appelli» di condanna per i gravi fatti avvenuti domenica 29 gennaio 1995. Tutti o quasi tutti diranno frasi di circostanza oppure «l'avevo detto che prima o poi andava a finire cos'i» ecc. ecc. Ma passato il momento di sgomento tutto ritornerà come prima... o peggio. Rimane il dolore di una famiglia distrutta per la perdita di un loro caro, ucciso forse da un sistema assurdo creato non a stemperare le tensioni sociali ma a generare odio, intolleranza e razzismo. Sono questi i messaggi che giornali e televisioni ci inviano con ossessione. Non voglio colpevolizzare nessuno in particolare ma chiedere a coloro che sono in possesso di questo enorme potere (tv e giornali) di gestirlo in modo più positivo ben sapendo l'enorme effetto che ha sul comportamento della gente. Se si parla di una partita di calcio è bene farlo in un modo distensivo, rilassante. In fondo è solo un gioco. Nicola Carle, Barge Bambini, televisione e scuola di violenza Concordo appieno con quanto scrive il 5 febbraio il signor Nicola Pasquale di Asti sul tema «La violenza al cinema». Anch'io mi sono stupita del rilievo dato al dibattito, nel salotto di Barbato, sull'ora di presentazione di Full Metal Jacket, e anch'io ho avuto l'impressione che, accanto al desiderio di mettere sotto accusa quella rete televisiva, ci fosse, da parte dell'Avvenire, quello di farsi pubblicità. Leggo oggi su Tivù e Tivù, della bravissima Alessandra Comazzi, che si stima in ben 4 milioni il numero dei bambini che assistono in prima serata ai film tv. Inevitabile pensare al bel film II ladro di bambini trasmesso lunedì scorso da Rai 1, preceduto da una squallida telefonata tra un poliziotto infiltrato e uno sciagurato che cercava una bambina sotto i 10 anni per fare del «sesso forte». Possibile che la telefonata (con sottotitoli esplicativi!) non potesse almeno essere rinviata alla discussione dopo il film? Come mai non si è fatto sentire il solerte e sorridente sacerdote dell'Avvenire? Antonietta Zucchino, Alassio Il dono di Tasso alla città di Torino Prendo lo spunto dalla ricorrenza del quarto centenario della morte di Torquato Tasso per ricordare che Torino, nel 1578, accoglieva il grande e infelice poeta di Sorrento, ospite dei marchesi d'Este, Filippo e Maria, la figlia prediletta di Emanuele Filiberto di Savoia. Il Duca, dal canto suo, colmò di premure il poeta venuto in cerca di protezione, gli fece riavere alcuni canti manoscritti della Gerusalemme liberata andati dispersi, gli rese il soggiorno quanto mai confortevole. Ma, pur desideroso di vivere nella regal Torino, a suo dire «la città assai bella abitata da assai cortese gente», il poeta errabondo finirà col cedere al richiamo nostalgico dell'amata e fatale Ferrara. Torino lo ricorderà con una lapide commemorativa apposta sulla facciata della principesca dimora che, nel 1578, Torquato Tasso abitò «per pochi mesi e la consacrò per tutti i secoli». Angelo Giumento, Palermo Julius Evola e il partito fascista Vogliamo comunicare alla signora Giuliana Tedeschi (vedere giornale del 3 febbraio) che Julius Evola non fece mai parte del Partito Fascista, non prese mai alcuna tessera e non ricoprì nessuna carica durante il ventennio; non può quindi essere definito «compagno di partito». Giulio C. Maffei Un lavoratore per un pensionato «Chaque ouvrier est digne de son salaire». Queste parole del Vangelo (Luca, 10-7) in francese sono passate in proverbio. I Cristiani farebbero bene a farci caso. E per quel Calvino che passa per essere uno dei padri dell'etica capitalista l'operaio deve essere sempre pagato perché non dipende direttamente da lui se l'impresa va bene o va male, e quindi creditore e debitore se la vedano con Lui e per adesso diciamo fra di loro per i guadagni come per i rischi. Perciò il suo credito è privilegiato. Credo che sia anche buona classica dottrina liberale. Non si tratta di solidarietà, parola scivolosa, ma di diritti; a partire da quello che ha ognuno quando nasce di partecipare ai frutti di questa terra. E non mi si racconti che un lavoratore non può mantenere un pensionato, perché quando questa società detta occidentale era meno ricca tanti con il loro «lavoro» mantenevano una famiglia nu¬ merosa con nonni e zie a carico. Mi diceva un imprenditore, e 10 lo capivo: beato te che avrai sempre una pensione garantita dallo Stato, per me non è lo stesso. Ora questa società che agisce attraverso questo Stato fra l'inflazione e mancati adeguamenti me l'ha dimezzata destabilizzandomi quando le mie fonti di reddito si sono inaridite, ma non le mie necessità di spesa, come questa, sia pur limitata, di fare e spedire questi fax. Prima lavoravo e guadagnavo, ora per una attività non molto diversa lavoro e pago. C'è un giornale abbastanza indipendente da pubblicare queste che mi paiono quasi ovvietà? Prendo il mio rischio. Gustavo Malan, Torre Pellice (Torino) 11 deserto di «Ombre rosse» Presentando il libro Operazione Socrate, Alberto Papuzzi su La Stampa del 30 gennaio scrive, con riferimento al Rajneeshpuram in Oregon: «Un posto noto fino ad allora per aver ospitato l'arrivo dei nostri di Ombre Rosse si trasforma in una verde e popolata vallata...». Peccato che quella sequenza di Ombre Rosse sia stata girata al Lucerne Dry Lake, nel deserto Mojave, California, ai piedi delle San Bernardino Mountains, teatro naturale reso famoso dallo stesso Ford già nel 1926 con I tre furfanti. Rispetto all'Oregon di cui sopra, fanno più di mille chilometri di differenza in linea d'aria. Immagino che Papuzzi abbia attinto all'opera che ha presentato. Se ne deduce che anche l'ultimo libro in onore di Rajneesh non viene meno ai principi ispiratori dei precedenti: fantasia e intrattenimento. Chissà che il prossimo non lo facciano scrivere direttamente a quelli della Walt Disney. aw. Umberto Fontana, Lugo