Tra Gioberti e Gentile

Tra Gioberti e Gentile Tra Gioberti e Gentile Così il filosofo scriveva alVamico comunista Fortini I 1 gennaio 1970 f l ARO F. I Tra i migliori ricordi delI i l'anno trascorso c'è l'inI contro che ho avuto con te, a distanza, ahimè, di più di vent'anni. Ci ho ripensato molto spesso, sempre con l'intenzione di scrivertene, e sempre fermato dalla mia maledetta riluttanza {scrivere penne è un calvario). E' strano come pervie diverse, o che possono anzi apparire opposte, ci troviamo sempre, e a distanza di tanti anni, a un punto d'incontro in cui il dialogo (per usare, faute de mieux, questa brutta parola) risulta spontaneo, come se attraverso queste vie ci fossimo cercati. Né posso dimenticare le tue splendide idee su Manzoni, che mi hanno portato, oltre che al desiderio di riprendere le conversazioni, ad approfondire per conto mio l'argomento. Amerio (Romano Amerio saggista e studioso ndr.) è certo giunto a un punto notevole, ma quanto c'è ancora da dire... Quest'anno si è chiuso purtroppo per me con un dolore gravissimo, la morte del mio fraterno amico Umberto Segre. So che era anche amico tuo, anzi avevamo parlalo di te l'ultima volta che ci eravamo visti (dopo quella conferenza sul fascismo il 19 aprile, mi sembra). Era uno degli uomini più intelligenti e delle figure più nobili di questa Italia. Purtroppo il lavoro giornalistico lo aveva logorato. Ho però la speranza di poter trarre da quel tanto da lui scritto (anche se ci si deve fondare sul pubblicato, perché aveva l'abitudine, che ho pure io, di distruggere i manoscritti; che nel caso suo dovevano essere veramente cose di prim'or- dine). Quadrelli, che l'ha avuto professore, e che non si può certo dire ne condividesse le idee, e che non può certamente venir accusato di essere benevolo con gli universitari, mi parlava con entusiasmo dei suoi corsi, pur senza sapere che ci conoscessimo. Nonostante certe apparenze crociane o negli ultimi tempi sociologiche o fenomenologiche, io lo metterei, come pensiero, sulla traccia di Michelstaedter, che fu infatti l'autore della sua gioventù, e a cui dedicò un saggio, certo troppo breve, ma assai notevole. Del resto, ricordo che circa trent'anni fa (e più), a me che gli scrivevo di Heidegger, rispose che queste idee già le conosceva da Michelstaedter, nel senso che in Michelstaedter c'era già il meglio di Heidegger, e poteva aver ragione. E' destino che in questa lettera parliamo di morte. Perché mi è arrivato un libro, Caffè Greco di Noventa, molto interessante non soltanto perché evoca gli anni '45'48, ma perché disegna bene la sua figura come quella dell'ultimo «giobertiano» (o meglio dell'ultimo cattolico politico giobertiano) il che spiega anche il suo entusiasmo per Gentile; da Gentile voleva tornare a Gioberti, cosa che ora ritengo impossibile, ma che non ho sempre tenuta per tale. Tanto è vero che ancora nel '61 pensavo che la commemorazione del Risorgimento dovesse avere il significato di una ripresa del giobertismo e di una riforma del partito dei cattolici in senso giobertiano. Scrissi al riguardo due saggi, che, essendo stato Gioberti l'unica vittima dell'epurazione antifascista, mi procurarono un sacco di accuse di reazionario (De Caprariis scrisse al riguardo un articolo addirittura famoso sul Mondo e taccio di altri articoli). Eppure, erano esattamente le idee di Noventa: allora non lo sapevo, perché non avevo mai avuto occasione'di parlare con lui di Gioberti. Successivamente, però, ho cambiato parere, perché mi sono, accorto che l'attualismo non è altro che la continuazione della Riforma cattolica giobertiana, resa coerente attraverso l'hegelismo, o quel particolare hegelismo; il che non toglie che Noventa sia stato, inconsapevolmente, da parte sua come da parte mia, un momento nel processo del mio pensiero. Ti manderò, in proposito, su Gentile, due miei saggi, che credo che ti interesseranno, anche per i riferimenti che hanno nella storia contemporanea italiana. Gentile è effettivamente l'ultimo della linea dei riformatori religioso-politici italiani, insieme eretici rispetto al cattolicesimo e antiprotestanti. E' il punto di arrivo, e il disastro insieme, teorico e pratico, di questa linea. E ora, dato che i tempi incalzano e io almeno non sono certo più giovane, vorrei che passasse quella linea di collaborazione e di discussione che a fondo c'è sempre stata. E termino con l'augurio che ciò avvenga nell'anno che ora prende inizio. Ti abbraccio con vero affetto. Tuo Augusto

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