«Lo sguardo segreto dei bugiardi» di Fabio Galvano

La stessa menzogna ha avuto più credito raccontata in tv che ascoltata alla radio o letta sui giornali La stessa menzogna ha avuto più credito raccontata in tv che ascoltata alla radio o letta sui giornali «Lo sguardo, segreto dei bugiardi» Test a Londra sulle tecniche per ingannare UNA TRUFFA COME ESPERIMENTO CLONDRA ON l'immagine s'inganna più che con la parala: la tv ha una licenza di mentire decisamente più incoraggiante - per chi voglia lame uso - della radio o dei giornali. La prova viene da un esperimento su vasta scala a cui hanno partecipalo 41 mila persone: il «Test della verità», architettato da un professore di Psicologia dell'università dello Hertfordshire. Consisteva nel registrare le reazioni del pubblico a due interviste con la stessa persona, una completamente veritiera, l'altra tutta una menzogna. Soltanto il 51,8% dei telespettatori ha saputo individuare quella giusta, contro il 64,2 di chi ha letto le slesse interviste sul giornale e un massiccio 73,4 di chi le ha sentite alla radio. Traendo le dovute conclusioni sulla rivista scientifica «Nature», il professor Richard Wiseman non ha difficoltà ad affermare che «le indicazioni vocali e verbali tendono a essere un più affidabile indice d'inganno che quelle visive». E conclude che le indicazioni visive possono ingannale maggiormente perché il pubblico ritiene erroneamente che segnali come il contano degli occhi - o meglio, l'assenza di contatto siano rivelatori d'inganno. Basta quindi che il bugiardo guardi diritto negli occhi, per esempio, e diventa quasi impossibile evitare la trappola. Qualcuno lo chiama anche potere della tv, con tutti i riflessi che ciò può avere - per esempio - nel mondo della pubblicità. Le due interviste escogitate da Wiseman erano a Sir Robin Day, una delle figure più note del giornalismo televisivo, e riguardavano il suo film preferito. Dalle mini-interviste emergevano «A qualcuno piace caldo» (vero) e «Via col vento» (falso). Entrambe convincenti, motivate, senza evidenti scivoloni né incertezze. Le hanno trasmesse, quasi in contemporanea, il settimanale scientifico della Bhc-lv «Tomorrow's World» e Radio 1; alla carta stampata ha provveduto il «Daily Telegraph». Le risposte telefoniche sono state 41.471: un primato, per quanto riguarda un sondaggio del genere in Inghilterra, abbastanza per farne - secondo Wiseman - «il più ampio esperimento scientifico mai svolto». Il risultato più sorprendente? Di fronte a troppe informazioni il cervello si confonde, s'intorpidisce. Ecco allora che in tv, dove oltre alla parola e alla voce c'era l'immagine, le cavie di questo esperimento si sono confuse. I gesti di Sir Robin, i movimenti dei suoi occhi, le espressioni facciali, persino il suo atteggiamento esprimevano certezze evidentemente - più credibili delle parole. I telespettatori, insomma, «si concentravano troppo sul linguaggio corporale e sugli altri indici visivi», e non abbastanza sulle parole. Con una semplice morale: che per raccontare bugie con successo come fa quotidianamente il 24% della popolazione, secondo un recente sondaggio - basta mantenere un contatto visivo con la vittima della menzogna e controllare con abilità i propri movimenti. Se i radioascoltatori sono stati meno ingannati, afferma Wiseman, forse la colpa è un po' di Robin Day. Abituato a parlare (e a mentire?) sul teleschermo, non è abituato a concentrarsi unicamente sulla voce, e quindi non ò riuscito a celare gli inevitabili indizi. Fabio Galvano Sandra Milo si inventò perfino un matrimonio Sopra, Gary Hart

Persone citate: Gary Hart, Richard Wiseman, Robin Day, Sandra Milo, Wiseman

Luoghi citati: Inghilterra, Londra