«Noi, in trincea con saggezza» di Massimo Gramellini

«Noi, in trincea con saggezza» «Noi, in trincea con saggezza» «Contrabbando? Non si può usare il bisturi» LA RABBIA DEGLI AGENTI NAPOLI DAL NOSTRO INVIATO Poliziotti, a Napoli. «Con tutto il rispetto, non è come farlo a Cuneo». L'Alto Funzionario è l'unico che accetti di rompere il silenzio in una questura imbarazzata e offesa dalle parole del giudice Cordova, che le forze dell'ordine chiamano senza il minimo affetto «'o Cinghialone». A.F. - lo evocheremo così, in omaggio alla sua voglia di anonimato - non ha gradilo i giudizi di «Ghianda Man» - altro soprannome del procuratore capo - sull'ignavia investigativa dei poliziotti napoletani. Né è disposto a sottoscrivere l'ennesimo ritratto a tinte Bronx di una Napoli - scrive Cordova - "dove la illegalità è regola e la legalità eccezione". «Cordova non ha tutti i torti, ma uno sì' guarda sempre il bicchiere mezzo vuoto. Va bene, ci sono i contrabbandieri all'angolo delle strade e i guardamacchine abusivi. A proposito, quanto le hanno preso qui fuori?». Diecimila. «Onesti. Dicevo: questa è Napoli. Metà Occidente e metà Oriente. Magari i vigili urbani sono i peggiori d'Italia ma che devo fare con loro, dirglielo? Invece no: li abbiamo invitati alle nostre riunioni e cosi ci hanno dato una mano durante il G7. Avanti piano, tutti insieme. Prendiamo i contrabbandieri, che in Campania sono centomila. Cordova dice che vendono sfacciatamente le sigarette per la strada e nessuno li considera illegali. Una loro delegazione è stata anche ricevuta dal prefetto Improta... Sì, ogni tanto il finanziere passa davanti al banchetto e chiude un occhio. Che dovrebbe fare? il contrabbando non lo si estiipa mica all'improvviso, chirurgicamente, come un tumore. Dà da mangiare a migliaia di famiglie. Sa che cosa dice uno degli ultimi versi della Tammurriata Nera? "Se non facevo il contrabbando a quest'ora ero già al camposanto". In dialetto fa anche rima. E gli inquilini abusivi? Duemilacinquecento famiglie Che facciamo, li buttiamo fuori a calci, così si piazzano in piazza del Plebiscito con le brande? Ci vuole saggezza, lo vedo il bicchiere mezzo pieno. Se come polizia un tempo meritavamo 3, adesso siamo da 5. E impegnandoci possiamo strappare la promozione». Straccia-denunce & C. Stop per un attimo, dottor A.F., altrimenti rischiamo l'elegia del Poliziotto. Ma che dire di Antonio Travaglione, capitano dei carabinieri condannato a 4 anni per truffa aggravata? 'O capitano, associato a un clan di ladruncoli d'auto, si piazzava davanti al computer della questura nelle troppe ore morte (quelle che provocano l'ira cordoviana) e con un paio di rapidi colpi sui tasti revocava le denunce presentate dagli automobilisti derubati. E quel maresciallo quarantenne, sempre della Benemerita, colto con le mani dentro un Tir, sul piazzale davanti al porto? La vigilanza gli intima di arrendersi, ma il maresciallo estrae la pistola d'ordinanza e fa fuoco. Con una vampata di orgoglio carabinieresco si vanta di non aver usato la divisa durante il furto, ritenendo moralmente più accettabile un look da «privato rapinatore». E poi ia storia di Donato La Galante, che Cordova aveva sicuramente presente mentre formulava le sue accuse. La Galante, ironia dei cognomi, forniva protezione a una casa di tolleranza in via Pavia, zona ferrovia. Il suo compito: prevenire le perquisizioni, che a Napoli si svolgono al ritmo indolente suggerito dal clima. Il poliziotto aveva tutto il tempo di avvertire gli «operatori erotici» (mioddio che lingua, il «poliziese»), in cambio di una paglietta settimanale abbastanza misera: un milione. «A Napoli la delinquenza è poco seria anche negli onorari», scherza Arturo Trojo, l'avvocato di De Lorenzo. Sostiene che non è la polizia a non voler lavorare, ma il codice ad impedirglielo: «Oggi se io voglio pentirmi non vado più dal maresciallo ma direttamente dal magistrato, che è diventato una specie di super-poliziotto». Ammette, però, che la connivenza professionale con i malavitosi può portare a strani connubi. A tutti i livelli. In questa città che si sconvolge per tutto ma non si scandalizza di nulla, ci si ricorda ancora della telefonata con cui due anni fa l'allora questore Vito Matterà invitò il redattore capo del Mattino Giuseppe Calise a non inguaiare sul giornale il sindaco dell'epoca coinvolto in un'inchiesta giudiziaria: Nello Polese, «'na chiavica, ma pur sempre roba nostra, un amico». E piena di ombre è la storia del vicequestore Matteo Cinque e del suo «vice» Esposito, accusati fra l'altro di aver depistato le indagini sul nascondiglio di Carmine Alfieri, che nel «poliziese» dei pentiti viene definito «il referente camorristico di Gava». 'O Cinghialone. «Sì, per la prima volta nella storia di Napoli stiamo arrivando al 6», si autopromuove A.F. Intanto però il procuratore vi ha bocciati. Sorride. «Cordova è un timido che maschera il suo problema con un atteggiamento da Mangiafuoco. Il suo rapporto con noi non si basa sull'affetto, ma sulla paura». Non è amato, 'O Cinghialone: «Se quel che dice è vero, perché non lo traduce in inchieste, invece che in chiacchiere per la stampa? Con quel bell'ufficio che si è fatto, non gli mancano certo i mezzi», ironizza l'avvocato Claudio Botti, che è in sciopero da due mesi per lo spostamento, voluto da Cordova, del Palazzo di Giustizia in periferia. Il lieto fine: Frate Sbirro. A Napoli lo chiamano così da quando 24 anni fa Sergio M., commissario di polizia, «vide la luce» in una chiesa come i Blues Brothers e divenne francescano laico. Da allora di giorno dà la caccia ai piccoli spacciatori di droga e la sera torna nelle loro case per accudirne i figli più piccoli, di solito mai meno di sei. Nessun programma televisivo gli ha ancora dato un premio. Non chiede nulla, solo che non gli si scriva il cognome. Il suo slogan: «Reprimi e redimi». Non si offenderà se lo usiamo per il lieto fine, inevitabile in questa storia di poliziotti, in questa città di forsennata bellezza che nessun luogo comune potrà mai rovinare, neppure l'assessore Nicolini che da ieri mattina ha cominciato a riempire il lungomare di cuoricini rossi per la festa di san Valentino. Eventi previsti: passeggiate in carrozzella, mogli dei detenuti che sfilano nel centro storico; mandolini sulle barche, tentativo di barricate con copertoni di auto in via Marina: ballo in Galleria, cassintegrati alla stazione seduti sui binari per un'ora. «Innamorarsi a Napoli». E di Napoli, malgrado tutto. Massimo Gramellini «Il procuratore ha un unico, grande torto: non si rende conto della realtà della città» A sinistra il procuratore Cordova. A destra il sindaco Bassolino e il prefetto Improta