Cordova spegne l'allarme
Napoli, il questore minaccia le dimissioni: non si possono discutere le capacità dei miei uomini Napoli, il questore minaccia le dimissioni: non si possono discutere le capacità dei miei uomini Cordova spegne l'allarme «Maipensato di accusare la polizia» NAPOLI. Una telefonata drammatica, quella con il questore Ciro Lomastro che annunciava di voler gettare la spugna: «Ora basta, sono stanco e amareggiato. Sono disposto ad accettare ogni critica costruttiva, ma non tollero che vengano inesse in discussione le capacità mie e dei miei uomini. Sa che le dico? Sto proprio pensando di chiedere il trasferimento al capo della polizia». Ma dall'altro capo del filo il prefetto Umberto Improta ha invitato il suo interlocutore a mantenere i nervi saldi: «Si calmi, vedrà che tutto andrà a po sto. Sono convinto che Cordova non aveva la minima intenzione di criticare il suo lavoro». Già, Cordova. La relazione che aveva inviato una settimana fa ai ministri di Grazia e Giustizia e dell'Interno, al Csm e alla commissione parlamentare Antimafia, ha provocato un ciclone di polemiche, proteste e recriminazioni. Ma poi. col passare delle ore, quella che sembrava una giornata di fuoco per i Palazzi napoletani si è stemperata sul filo dei comunicati. Il primo l'ha firmato proprio lui, Cordova, che nella famosa relazione aveva chiesto più uomini e mezzi per la sua procura, descritto Napoli come una roccaforte del crimine e tacciato di immobilismo le forze di polizia giudiziaria. Una lunga precisazione, la sua. «Premesso che il controllo del territorio da parte della camorra è tuttora intensissimo e in qualche r ìc lo assoluto, e che i risultati raggiunti sul ripristino della legalità sono notevoli in sé considerati, ma del tutto insufficienti in rapporto alla situazione di dilagante illegalità... si rileva che con le espressioni e i titoli utilizzati da parte della stampa è stato trascurato che la relazione aveva precisi destinatari istituzionali e un preciso oggetto. Sono state estrapolate e chiosate singole frasi che andavano considerate nei contesto in cui esse erano collocate. Vi sono state ingiustificate attribuzioni di responsabilità e personalizzazioni che non giovano a quel poco che è consentito di fare nella lotta alla criminalità organizzata». Come dire: signori giornalisti, avete frainteso o, peggio, avete manipolato le mie parole. Le precisazioni di Cordova se iìon altro hanno sortito l'effetto desiderato. Quel comunicato, infatti, ha dato il via ad una serie di commenti rasserenanti. Come quello del sindaco Antonio Bassolino. «Le considerazioni del procuratore sono un invito e un incentivo a fare e a dare di più nella lotta contro il crimine organizzato e contro la corruzione», dice. E aggiunge: «Questo dare e fare di più è necessario e possibile proprio grazie ai primi risultati che sono stati conseguiti». La presidente della commissione parlamentare Antimafia, Tiziana Parenti, si spinge oltre. «Ho sentito il procuratore. La questione è stata sicuramente enfatizzata e interpretata male», spiega, mentre il prefetto Improta è convinto che «la relaziona non aveva alcun intento polemico: Cordova ha la massima stima per il questore, che voleva aiutare segnalando agli organismi competenti la necessità di rafforzare la polizia giudiziaria con uomini e mezzi». Ma c'è anche chi non è per nulla convinto delle ragioni di Cordova. «Perplessi e stupiti» si dicono alcuni consiglieri del Csm, destinatari del dossier di 15 pagine inviato da Cordova. Chiede un rafforzamento degli organici anche al palazzo di giustizia? Ecco la risposta: «I magistrati in servizio negli uffici del pubblico ministero sono 64, il numero più alto in Italia. E la procura ha a disposizione una nuova sede, ultramoderna e computerizzata, assolutamente funzionale». L'umore nero regna anche in questura, dove le rassicurazioni di Cordova non hanno fatto breccia nei cuori dei funzionari. Il questore Lomastro preferisce non parlare, ma i suoi collaboratori spiegano che le frasi contenute nella relazione lo hanno amareggiato molto. «Ciò che più lo ha colpito - dicono - ò stato sentir dire che la polizia non svolgerebbe accertamenti di sua iniziativa: varrebbe la pena di ricordare al procuratore che proprio in questi ultimi tempi la questura ha indagato sulle attività all'estero di alcuni esponenti della camorra. Stiamo ancora aspettando di sapere dai magistrati come dobbiamo regolarci». Fulvio Milane Un vicolo nel centro storico di Napoli |FOTO ULIANO LUCAS GRAZIA NERII
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