« Romano? Un Balanzone » di Raffaella SilipoGiovanni Leone

// Polo ha già pronto lo slogan elettorale POLITICA E TEATRO « Romano? Un Balanzone » // Polo ha già pronto lo slogan elettorale LA politica sale sul Carro di Tespi. Ecco svelata, in anteprima, la controffensiva del Polo a Romano Prodi, partorita in una lunga riunione a Roma: in campagna elettorale al Professore verranno infilati la nera veste e il cappello a tese rialzate di Balanzone. Anche lui è figlio della Bologna dotta e ghiotta, ha una simpatica faccia facciosa. Ma, attenzione, è una maschera. Dietro, argomentano i pensatori di Forza Italia, non c'è un partito nuovo: ci sono le solite facce, c'è il comunismo, ci sono, in ultimo, i terribili balletti di D'Alema. Da cui lo slogan: giù la maschera. Dottor Balanzone. Altro che galateo pre-elettorale. Qui siamo in piena commedia dell'arte, con i protagonisti imbrigliati in un ruolo fisso, a esprimere i tipi fondamentali della società. In attesa di scoprire il vero volto del Servo Arlecchino, del Mercante Pantalone, del Soldataccio Capitan Fracassa, entra in scena il Dottor Balanzone. 11 quale fa il verso agli antichi ampollosi professori dell'università Felsinea, ben meno dotti di quanto appaiano: buontempone, amabilissimo ma vuoto. Balanzone sproloquia in latino maccheronico condito di bolognese e ama le citazioni pedanti: sempre fuori dalla realtà, preoccupato della sua dignità, viene beffato da figli e servitori. Il nome si ispira all'andatura ballonzolante e sottolinea il contrasto fra cultura e corporatura, per cui il dottore annoia anche se stesso e a tutto rinuncerebbe per un buon pranzo. Tutto sommato a Prodi non è andata male, se si pensa alle maschere ben più sgradevoli toccate ad altri colleghi. Il più gettonato in politica è certo il Pulcinella napoletano: costume bianco, naso a becco, panciuto o con la gobba, Pulcinella è pigro, ladruncolo, opportunista, chiacchierone. Così Tullio Pericoli disegnava il presidente Giovanni Leone, intento al gioco delie tre carte o a intonare «Funiculì funiculà». Cosi l'allora «colonnello» Massimo D'Alema definì il leader della neonata Quercia Achille Occhetto, nel maggio 1993. E, a dispetto dell'origine meridionale, anche a Umberto Bossi è toccato indossare i panni di Pulcinella, sempre grazie al Polo. E Arlecchino servitore di due padroni? Cosi povero da essere vestito di pezze, ladro e bugiardo, interessato solo a placare la propria fame? «Arlecchino» fu definito l'ingegner Carlo De Benedetti, reo di aver parlato male della riunificazione tedesca, dall'autorevole quotidiano «Der Spiegel». Arlecchino, soprattutto, fu Paolo Pillitteri sindaco e la sua giunta di Milano, cucita a filo bianco dal cognato Bettino Craxi mettendo insieme colori talmente diversi, che un bel giorno un consigliere de la fece saltare: «Pillitteri è un Arlecchino, gli van bene tutti». Era il 1991, Carlo Radice Fossati resistette alle pressioni di Craxi e Andreotti. E fu sindaco Borglùni. Dietro le quinte, a questo punto, non resta che Pantalone-Berlusconi, mercante iombardoveneto ricco e intraprendente, sempre pieno di velleità amorose nonostante l'età non più verdissima. Una maschera che lo avvicina assai all'avversario 3alanzone-Prodi: infatti, con l'evoluzione della commedia dell'arte, entrambi, Pantalone e Balanzone, giunsero a rappresentare il «buon padre di famiglia». Quel che ci vuole per un'Italia che attende il miracolo e ha tanto, tanto bisogno d'affetto. Su il sipario. Raffaella Silipo «Ma dietro la maschera si nasconde D'Alema» II dottor Balanzone. Sotto, Giovanni Leone era ma» II dottor Balanzone. Sotto, Giovanni Leone

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