Berlusconi si confessa «Tra due anni lascio» di Pierangelo Sapegno

Berlusconi si confessa «Tra due anni lascio» IL LUTTO DEL CAVALIERE Berlusconi si confessa «Tra due anni lascio» MORTARA DAL NOSTRO INVIATO A suor Ivarosa e allo zio Arturo lascia una confessione: fra due anni torno a far l'imprenditore. Dice: «Quando avrò trovato le persone giuste cui affidare Forza Italia». In Chiesa, canta con gli altri «Osanna nell'alto dei cieli» e china la testa per ascoltare la parola del Signore: «Un chicco di grano cadde per terra. Un chicco se non muore non dà niente. Se invece muore produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde, chi non la ama la conserverà per sempre». Vangelo secondo Matteo. E' giorno di lutto per Silvio Berlusconi, nelle viuzze di Mortara, cielo grigio e gocce di pioggia, dalla Casa gremita di suore alla basilica di San Lorenzo assediata dai fedeli, dietro la salma di suor Silvfana, la zia che lo ascoltava e lo consigliava. «L'ho sentita qualche giorno fa, prima che ci lasciasse. Mi diceva sempre stai sereno, non lavorare troppo, non esagerare. Parole al vento. Non sono mai riuscito a darle retta». Due ali di folla, vecchiette che lo ringraziano, nessuna bandiera di Forza Italia ma un tifoso del Milan con la sciarpa rossonera che gli fa le condoglianze fuori dalla Chiesa e si mette a piangere per la commozione: «Presidente, presidente...». Lui, il presidente, arriva alle tre meno dieci, assieme ai figli Marina e Piersilvio, cinque minuti dopo il fratello Paolo, e dieci minuti prima di Veronica Lario, la moglie, che si mischia al corteo quasi in incognito fra i fedeli che marciano a testa bassa in coda a Berlusconi. Prima tappa, alla casa di riposo Antonio Deliaca, all'incrocio di vie così strette che ci passa a malapena una Cinquecento. La camera ardente è in fondo al corridoio, riempito di gente e di silenzio, di passi felpati. Il presidente arriva senza applausi e se ne va fra le ovazioni. Due preghiere, e poi, prima di uscire, quando un cronista lo avvicina per fargli le condoglianze, lo scambia per il geometra: «Stia tranquillo, qui continua tutto come prima. Andate pure avanti con i lavori e io vedrò di darvi tutto quello che posso come ho fatto fino a ieri». Solo quando il cronista gli chiede di Prodi, si accorge di avere sbagliato persona: «Ali no, lasciatemi stare oggi con la politica. Mi scusi, sono proprio fuori di testa: l'avevo presa per il geometra...». Dice: «Suor Silviana era una santa donna». Racconta: «L'ho sentita domenica. L'ho vista una settimana fa, l'ultima volta». Anche ieri, era passato qui, una preghiera a suor Silviana, e un saluto a suor Ivarosa Bianchi, cugina del presidente. Lei, e le altre, suor Luisangela Bianchi e suor Teresilda Magni, dell'ordine di Maria Consolatrice. «Silvio ci chiama tutte zie», dice suor Ivarosa. Sorride: «E' un uomo buono e disinteressato, bisogna conoscerlo per capirlo». E racconta: «E' venuto qui a trovare mio padre, che è un po' malmesso con i suoi 97 anni. Hanno parlato di calcio e di politica. E a un certo punto gli ha confidato: zio, tu sai che quando inizio una cosa la voglio portare a termine, fino in fondo. Sono fatto così. Ecco perché in questi due anni lavorerò per Forza Italia e quando avrò trovato le persone giuste cui affidarla mi ritirerò e tornerò a fare l'imprenditore». L'avesse sentito, sarebbe stata contenta anche sorella Sil¬ viana, che gliel'aveva detto di smetterla: «Negli ultimi tempi non ne poteva più. Quando vedeva che lo attaccavano in televisione, si stizziva e spegneva». Suor Ivarosa sorride. E le persone giuste? «Certo, è importante trovarle. Le avesse avute, magari non sarebbe successo quel che è successo. Io gliel'ho rimproverato. E lui mi ha detto: hai ragione. Ma con solo due mesi di tempo per organizzarmi, ho dovuto fare in fretta e ho potuto fare quel che potevo. Adesso starò più attento». Così, qui davanti, nel piccolo corridoio della casa di riposo, a chi gli domanda se era vero che suor Silviana lo consigliava di lasciar perdere la politica, lui sorride e scuote la testa: «Ma no. Anche perché con la politica io non c'entro». Sicuro? «Io non faccio politica. Né prima né adesso. Io sono entrato in campo per altri motivi». E poi basta, non è giornata oggi. Meglio ricordar suor Silviana, l'ultima volta, la portiera della Lancia aperta, un piede fuori e un piede dentro: «Era una donna eccezionale. Delle persone si dice che sono metà buone e metà cattive. Lei invece era solo buona. Ha dato molto agli anziani, ai bam¬ bini, a tutti quelli che ne avevano bisogno. E anche a me». In Chiesa, il presidente è in prima fila, con i figli e il fratello. Veronica resta qualche fila indietro, appartata. Monsignor Luigi Cacciabile, accanto a don Andrea Livio (altro zio del presidente) invita alla preghiera. «Accogli nel tuo Regno tutti i giusti che in pace con Te hanno lasciato questo mondo». All'ingresso, su un leggio, altre preghiere, lasciate lì da mani di bambini: «Maria, ho bisogno della mia famiglia. Aiutami». Pierangelo Sapegno «Devo trovare l'uomo giusto cui affidare Forza Italia» Silvio e Paolo Berlusconi ai funerali. Sotto, Veronica Lario

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