L'ACROBATA DEL BELCANTO LUNEDI' 6 FEBBRAIO ALLE 21 GALA DI LUCIANA SERRA
L'ACROBATA DEL BELCANTO L'ACROBATA DEL BELCANTO Lunedì 6 febbraio alle 21 gala di Luciana Serra Il VÈNTRE DEL MARE GIUNGE al Piccolo Regio (venerdì 3 e sabato 4 alle ore 21), dopo l'esordio a Settimo Torinese, «Il ventre del mare», il melologo che Nicola Campogrande ha musicato sul testo di Alessandro Baricco. Per Baricco musicologo e scrittore - molto attento ad alimentare il proprio repentino mito di star televisiva - non è la prima esperienza teatrale: il trentasettenne autore ha infatti già ricevuto il consenso del pubblico con il monologo Novecento visto di recente anche a Torino. Ora, con la collaborazione di Campogrande (foto) - un altro musicologo con l'estro della composizione - presenta al Piccolo Regio questa sua ultima fatica, che si ispira ai toni e alle atmosfere contenute nella seconda parte del romanzo Oceano mare; atmosfere che a loro volta sembrano rifarsi al naufragio descritto pittoricamente da Géricault nella celebre Zattera di Medusa e che Baricco - definito dal mensile del Regio un «Maestro di scrittura e di lettura» che «conosce a menadito i segreti e i trucchi della semantica e della semiotica» - crea con un linguaggio assai stringato. Accanto a Massimo Venturiello, unico interprete della parte letteraria, sono i musicisti del Toujours Ensemble (Michele Mo al flauto, Edmondo Tedesco al clarinetto, Gianni Nuti alla chitarra e Massimo Barrerà al violoncello) coordinati registicamente da Lorenza Codignola. [a. fe.J Pietro Mascagni in ima foto giovanile L'OPERA DEI BASSIFONDI ARCO Stroppa, veronese, ha maturato importanti esperienze all'Ircam, l'istitu1 to di ricerche musicali di Parigi fondato da Pierre Boulez. La De Sono ha promosso un ciclo di due appuntamenti, dal titolo «Memoria e attesa», per illustrare appunto l'attività di questo musicista non solo attraverso la sua produzione, ma anche additando al pubblico le sue origini artistiche. Il primo si è già svolto; il secondo si svolgerà venerdì 3 alle 21 in Conservatorio, con la partecipazione del prestigioso Quartetto Arditti (Irvine Arditti e Graeme Jennings violini, Gath Knox viola, Rohan de Saram violoncello). In precedenza, alle 20, vi sarà un incontro di Stroppa con Lidia Bramarli, autrice del volume «Memoria e attesa. Il presente nella musica» edito dalla stessa De Sono. Concerto e conferenza sono a ingresso libero. SVOLTA storica nell'opera, il 17 maggio 1890, al Costanzi di Roma con la «prima» di Cavalleria rusticana. Le conseguenze sono sconvolgenti, al punto che in poco tempo si succedono opere che ricalcano situazioni analoghe o affini a quelle descritte nel capolavoro di Mascagni. Nasce dunque il melodramma cosiddetto «plebeo», ovvero L'opera dei bassifondi, come s'intitola un curioso volume di Stefano Scardovi - giovane studioso bolognese laureatosi a Firenze nel 1990 - che sarà presentato nella Sala del Pavone del Piccolo Regio alle ore 17,30 di mercoledì 8 marzo. Esso è il frutto di un'attenta e minuziosa ricerca che ha portato al reperimento di ben 84 libretti, parecchi dei quali appartenenti alla collezione del torinese Giorgio Fanan, visti nelle loro caratteristiche drammaturgiche, corrispondenti ad altrettanti titoli operistici. Fra questi «plebei» figurano anche compositori illustri come Cilea, Giordano, ancora Mascagni, Leoncavallo, e persino Puccini con il suo Tabarro. C'è anche un sacerdote torinese. Don Giocondo Fino, autore di un Campane a gloria! rappresentato al nostro Chiarella nel 1916. Ma ci sono altri melodrammi «plebei» che hanno avuto il battesimo nella nostra città: In congedo di Cesare Bacchiai (T. Alfieri, 1898), Maricca di Marco Falgheri e Iglesias di Vittorio Baravalle, rappresentate entrambe al Vittorio Emanuele, nel 1902 el907. [gi. gu.] La produzione di Stroppa è esemplificata da «Spirali per quartetto d'archi proiettato nello spazio»: un brano che è stato commissionato all'autore dalla Società del Quartetto di Milano per il 125° anniversario. Fanno da corona a questa pagina, altre tre opere. La prima, posta all'inizio della serata, è la «Grande fuga in si bemolle maggiore op. 133» di Beethoven: un lavoro assai discusso, che coniuga in modo mirabile la libertà di espressione e la fantasia con il rigore formale. Vengono poi i «Cinque pezzi op. 5» di Webern, congegnati secondo un'articolazione complessa in cui la brevità dei temi non impedisce effetti di straordinario effetto, tale è la ricchezza di proposta sul piano del timbro e della caratterizzazione individuale dei quattro strumenti. Per finire, è stato scelto il «Quarto quartetto» di Bartók che, come gli altri di questo autore, si sviluppa da pochi laconici temi. Ma in questo la novità, come ha sottolineato Armando Gentilucci, «è la radicalizzazione della presenza "materica", l'immissione massicia del suono tendenzialmente indeterminato, del "rumore", il groviglio fitto dei quattro strumenti che nel vorticoso intrecciarsi dei piani sonori neutralizza ogni puntuale rilevamento intervallare». Informazioni sul concerto telefonando ai numeri 530.730 e 540.726. [1. o.] INCONTRO CON STROPPA
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