Sublime elettricista

Sublime elettricista Sublime elettricista Itrionfi tecnologici e finanziari ton. Marconi, appassionato di vela sin da ragazzo, divenne grande amico del miliardario inglese signore del tè; la figlia primogenita di Marconi, Degna Marconi Paresce, nel suo libro di memorie ripubblicato da poco («Marconi, mio padre», edito da Frassinelli) ricorda le ore trascorse da bambina sulle ginocchia di «zio Tom». Ma la strada non fu sempre in discesa. Se non è leggenda, Lord Kelvin, il più famoso e influente scienziato inglese del tempo, commentando gli esperimenti di radiotelegrafia di Marconi avrebbe detto: «Gran bella cosa, ma se dovessi mandare un messaggio preferirei un ragazzo su un pony»; e nel 1901, dopo aver provato gli impianti di Marconi la Marina inglese decise di restar fedele ai piccioni viaggiatori. Anche con i potenti della Terra, con i quali in seguito Marconi ebbe una frequentazione assidua e compiaciuta, all'inizio non ebbe fortuna: nel '99 Marconi era stato chiamato a installare una stazione di trasmissione sul panfilo a bordo del quale il Principe di Galles trascorreva la convalescenza dopo essersi ferito in una caduta. Lo scopo era di consentirgli di comunicare con la madre, er oni l'anziana Regina Vittoria, che villeggiava sulla costa; ma sorse qualche contrattempo, Marconi minacciò di andarsene e la regina irritata decretò: «Si chiami un altro elettricista». A proposto di Kelvin va però ricordato che il celebre scienziato sul radiotelegrafo si ricredette quasi subito e lo proclamò solennemente; anzi volle spedire egli stesso messaggi radiotelegrafici e li volle pagare: fu il primo denaro incassato per un marconigramma. Ciò che colpisce del Marconi di quegli anni è il contrasto tra la sua figura di biondo giovanotto poco più che ventenne dall'aria delicata e la solida capacità di far funzionare un complesso di uomini e di impianti che si andava via via accrescendo. Da un lato c'è lo scienziato che si pone dei problemi, teorici o pratici, e li risolve con un'intensa riflessione solitaria; dall'altro c'è il suo attivismo da navigato uomo d'affari in perenne viaggio tra Inghilterra, Italia, Stati Uniti, la sua innata abilità di comunicatore che ne fanno un insuperato uomo di pubbliche relazioni. E mentre riflette sulle questioni scientifiche che gli si parano davanti via via che affronta nuovi obiettivi, fonda società, si procura capitali, li investe, li reincassa per investirli in nuovi progetti. Intanto muove un esercito di collaboratori (scelti a uno a uno, per le loro capacità tecniche e per il loro carattere, alcuni dei quali resteranno con lui per tutta la vita). Uomini fatti, con alle spalle solide professionalità e collaudate esperienze, lavorano sotto la guida di un ragazzo che non ha neppure finito le scuole regolari, riconoscendogli la naturale, innata qualità di leader. A proposito della sua abilità di manager la rivista londinese Vanity Fair scrisse di questo insolito scienziato «che non lavora isolato in una soffitta e non è costretto a vivere di solo pane», che «non ha mai sofferto la fame per più di cinque ore di fila». Il 12 dicembre del 1901, alle 12,30, il primo messaggio radio varca l'Atlantico, lanciato dalla staziono di Poldhu in Gran Bretagna a quella di Signal Hill sulla costa americana. E' il momento più alto della creatività di Marconi, che sarà consacrata dal Nobel 8 anni dopo. Lo scienziato da questo momento ci appare come un mago che ha iniziato un sortilegio e ora coinvolge studiosi o sperimentatori in ogni angolo del mondo, richiedendo la soluzione di un gran numero di problemi scientifici e tecnici, conquistando spazi sempre più grandi, coinvolgendo un numero immenso di persone. Nessuno scienziato ebbe mai tanta popolarità e tanto favore dai potenti. Si rendeva conto di aver aperto una breccia in un universo di cui quasi tutto restava da scoprire e fino al giorno della morte, il 20 luglio 1937 a Roma, continuò accanitamente a sperimentare, lavorando sulla «sintonia selettiva», sulle onde corte e sulle microonde, sul principio del radar, sulla trasmissione di immagini a distanza. Un giorno del 1933, durante uno dei tanti trionfali viaggi negli Stati Uniti, fu invitato a visitare gli studi radiofonici del Music Hall di Radio City a New York, i più avanzati del mondo; secondo un cronista, Marconi osservò quella imponente materializzazione delle sue intuizioni e tutto ciò che disse fu: «Ma guarda!». Vittorio Ravizza Marconi accanto a un suo apparecchio ricetrasmittente

Luoghi citati: Galles, Gran Bretagna, Inghilterra, Italia, New York, Roma, Stati Uniti