Il parroco vendeva i candelabri
Il parroco vendeva i candelabri UN «TESORO» IN CANONICA L'anziano sacerdote di Barone: volevo aiutare un amico in crisi Il parroco vendeva i candelabri Denunciato assieme all'acquirente j ■ carabinieri, ci sono i carabiI nieri in canonica. «Dal prevoH sto? Davvero? E cos'è stato?» «Sono quelli di Caluso, c'è il brigadiere, vedi? Sarà successo un furto dal curato». C'era tutto il paese, domenica, davanti alla chiesa dell'Assunta. Chi lo immaginava, che i carabinieri fossero lì per denunciare don Giuseppe Rezza? Per sorprenderlo «in flagranza di reato»? Un pretino di 80 anni compiuti, parroco di Barone Canavese da 53. E invece don Rezza è finito in caserma senza neanche capire bene perché. Un brutta storia: lo accusano di appropriazione indebita. Di aver venduto oggetti sacri a due balordi: 6 candelabri antichi e 8 libri in latino del Sette e Ottocento. Tutti e tre sono stati denunciati. In paese sono tutti schierati in difesa del prevosto. Cinquecento anime, una chiesa e quattro negozi: Barone Canavese è tutto qui. «Certo, c'era tutto il paese, davanti alla canonica - dice l'assessore Giampaolo Vigliocco, che è anche membro del consiglio per gli affari economici della parrocchia - cercavamo di capacitarci. Capisce, i carabinieri dal prevosto, un fatto inaudito. Comunque, siamo tutti con don Rezza. Un uomo buono, certamente raggirato da gentaglia con pochi scrupoli. Si sono approfittati di lui perché è anziano». E spiega che Barone è un posto «religiosissimo: la domenica si va tutti a Messa. In testa l'organista e la cantoria». Don Rezza e la perpetua Lidia aprono la porta. Lui è piccolo e magro, con in testa il berretto di lana. «I candelabri? Ma sì, tutti rosicchiati dai topi. Tanto brutti che li avevo tolti dall'altare e messi in cantina. Roba vecchia, di nessun valore. Carlo mi stava sempre intomo, li voleva per aggiustarli. Lo conosco da trent'anni, conoscevo suo padre: faceva l'indoratore, sa, quelli che mettono la patina d'oro sui calici. Una brava persona. Il figlio si è rovinato, è sempre ubriaco. I candelabri glieli ho dati più per fargli un favore che altro, per dargli una mano. Soldi non ne ho bisogno». «Carlo» di cognome si chiama Gobbi. Ha 57 anni, abita a Moncestino (Alessandria). Restauratore e pregiudicato. I carabinieri lo hanno sorpreso nella canonica con il figlio Giovanni Attilio, di 30 anni, via Perna 49 a Verolengo. Tutto è cominicato con una sbornia. Carlo Gobbi ha telefonato ai carabinieri biascicando insulti. Poco dopo, i militari si sono presentati a casa sua per denunciarlo, e hanno notato i sei candelabri in legno intarsiato (valore 4 milioni). «Me li ha dati don Rezza, per 400 mila lire. Deve darmi anche dei libri vecchi, domani». Il giorno dopo, Carlo Gobbi è tornato a Barone con il figlio. Si è fatto consegnare 8 testi del Settecento e dell'Ottocento in cambio di 300 mila lire, sono spuntati i carabinieri. Don Rezza non poteva vendere i volumi: appartengono alla diocesi di Ivrea. Dice: «Erano letture edificanti in latino: chissà cosa volevano farne, che il latino neanche lo capiscono». «Povero don Rezza - dice Gianipaolo Vigliocco -. Si leva il pane di bocca, se glielo chiedono». Don Giuseppe è accusato di appropriazione indebita, gli altri di ricettazione. Ancora il sacerdote: «Ho parlato con il vescovo, mi ha detto di non preoccuparmi». «Libri e i candelabri a un delinquente? Io non lo giudico. Né lui né altri. Lo può fare solo il Signore». Giovanna Favro I suoi fedeli: «Ma don Giuseppe era in buona fede» Don Giuseppe Rezza, 80 anni
Luoghi citati: Alessandria, Barone Canavese, Caluso, Ivrea, Moncestino, Verolengo
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