L'ex campione azzurro analizza lo scontro tra Gaudenzi e Galgani Pietrangeli: tutti colpevoli

L'ex campione azzurro analizza lo scontro tra Gaudenzi e Galgani E LA COPPA DAVIS EI PROBLEMI DELL'ITALIA L'ex campione azzurro analizza lo scontro tra Gaudenzi e Galgan Piefrangeli: tutti colpevoli «Ma la pace è necessaria» NEL tennis, domenica pomeriggio dopo la vittoria di Coppa Davis contro la Repubblica Ceka, è scoppiata la bomba. Andrea Gaudenzi ha attaccato la Federazione, chiedendo maggior partecipazione dei giocatori alle decisioni e, soprattutto, più soldi. Il presidente Paolo Galgani ha risposto per le rime, minacciando esclusioni, e Panatta ha cercato di smussare i toni della polemica, che in ogni caso non si è placata. Sull'argomento abbiamo sentito il parere di Nicola Pietrangeli, 61 anni, grande ex campione del tennis azzurro. Pietrangeli, fra l'altro è il detentore mondiale di presenze in Davis (164) e ha guidato come capitano la squadra (Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli) che nel 1976 a Santiago, ha battuto il Cile per 4-1 conquistando l'unica Coppa dell'Italia. Signor Pietrangeli, vorremmo capire quello che sta succedendo. «Lo vorrei capire anch'io. Il fatto è che non vivo più nell'ambiente, cosa che la gente dimentica troppo spesso. Non mi hanno lasciato vivere, in questo mondo: però devo confessare che sono contento lo stesso». Ma lei è un uomo di tennis: certo si sarà fatto un'idea. «Il problema non è nato ieri, è vecchio e stantio. Se questi giocatori chiedono soldi, come ho letto sui giornali, significa che qualcosa non funziona al vertice. Il bambino non nasce maleducato, lo diventa perché glielo permettono i genitori. In questo caso i genitori sono la Federazione: se Gaudenzi e soci si ribellano, fra virgolette, è perché c'è qualcuno che li lascia fare». Pare che sia soprattutto una questione di soldi. «Non credo, non voglio credere. Però non si può mai dire. Nel nostro tennis ci sono stranezze, segreti, misteri. Probabilmente, dico probabilmente, esiste anche il sottobanco. In realtà questi giocatori, in fatto di soldi, non si possono lamentare. In meno di una settimana hanno guadagnato quasi 30 milioni. Per incassare la stessa cifra nei tornei dovrebbero passare almeno tre turni. Il che, mi sembra, non capita molto spesso. Anzi io sostengo, e qui faccio una sparata alla Pietrangeli, che dovrebbero pagare per giocare in Coppa Davis». Addirittura? Si spieghi meglio. «Le faccio un esempio: se si fos- se giocato al torneo di Amburgo, poniamo, lei non mi avrebbe telefonato. Oggi invece si parla solo di Davis, una competizione che per i nostri rappresenta una delle poche occasioni per mettersi in mostra. Prendiamo Brandi, bravo ragazzo, bella partita. Ma in un qualunque torneo non avrebbe avuto più di tre righe sui giornali. Invece ha vinto il doppio in Davis contro due pellegrini ed è finito in prima pagina. E' una pubblicità che non ha prezzo. Sono pazzi se vogliono fare tutto questo cancan per i soldi. Su questo punto è la prima volta nella mia vita che devo essere d'accordo con Galgani». Dunque secondo lei i giocatori sbagliano. «Sì, però non dimentichiamo che dall'altra parte ci sono dei dirigenti che non rinunciano mai al loro momento di gloria. A Napoli, dopo il successo sui ceki, abbracciavano'a baciavano Galgani come se avesso vinto non un incontro, ma la Coppa Davis. La Federazione adesso fa la voce grossa, urla, minaccia esclusioni ma poi verrà a patti: scommetto con lei che contro gli Stati Uniti tutto tornerà come prima. E' un incon¬ tro di grande prestigio, i federali non si lasceranno scappare l'occasione di mettersi in vetrina. Non toglieranno mai di squadra nessuno. Non hanno coraggio, sono troppo attaccati alla poltrona». Come giudica le richieste dei giocatori di essere maggiormente coinvolti in certe decisioni che li riguardano? «Fra otto richieste, magari quattro saranno anche buone. Devo documentarmi meglio, capire. Ma la Federazione, per esempio, non può permettere che siano i giocatori a scegliere gli alberghi: questo è compito esclusivo della Federazione». I giocatori pretenderebbero anche parte dei quattrini che finiscono nelle casse della Fit. «Su questo punto bisogna vedere quel che succede nelle altre federazioni. A Napoli la Fit ha incassato 250 milioni dal circolo, e di sicuro li ha spesi tutti. Almeno 100 sono serviti per pagare viaggio e albergo dei federali, che sono un piccolo esercito. Se i giocatori si accontentano del medico e del massaggiatore, forse'qualcosa può finire anche a loro. Ho sentito che Pa- lermo è disposta a sborsare 400 milioni por ospitare la sfida con gli Usa. Può essere che la metà vada ai giocatori, c questo potrebbe anche essere giusto. Però io darei il premio solo in caso di vittoria: se perdi, gettone di 5 milioni, se vinci, 50 milioni. I quattrini devono essere un premio, non il frutto di un accordo prima di giocare. Prendiamo il match con i ceki: se il successo su Korda e Novacck valeva 100 lire, per dire, quello con i loro sostituti vale 3 lire e mezzo. Io comunque fra la Federazione e i giocatori, sono sempre dalla parte di questi ultimi. Però non devono esagerare: i problemi, che sono tanti, vanno risolti prima, non durante gli incontri». Pare che gli azzurri avessero chiesto 700 milioni per la preparazione olimpica: il rifiuto da parte del presidente Galgani sarebbe stata la molla della sparata di Gaudenzi. «Non so. Ma se fosse vero e se Galgani scucisse 700 milioni, meriterebbe di finire in galera. Quanto può durare la preparazione olimpica? Tre settimane? Bene, i soldi dovrebbero essere considerati come un mancato guadagno per i tornei non disputati. Vale a dire, ad essere buoni, una quindicina di milioni. Invece questi giocatori chiedono la luna anche perche devono pensare ai loro allenatori e ai loro manager. La cosa tuttavia non mi sorprende. Ripeto: se il bambino è maleducato, la colpa ò dei genitori». Carlo Coscia «Il bimbo non nasce maleducato, lo diventa perché i genitori glielo permettono» «Vogliono più soldi? Per me dovrebbero essere loro a pagare per giocare in Davis» I PREMI DELLA DAVIS Questi i premi che la Federtennis paga per ogni incontro al giocatori della Coppa Davis f X 6MILWHI: gettone di presenza 12 MIUOHI: premio vittoria 10 UIUOHI: premio Alitalia (sponsor della Nazionale) ' Ir.cUre c'è un «bonus» di fine anno secondo la seguente tabete x^—r^r1 150 MIUOHI: per la permanenza di 3 mesi Ira il n. 1 e il 10 dette classifiche mondiali 100 MIUOHI: per fa permanenza di 3 mesi ira il n. 11 e in5 felle 70 MIUOHI: per fa permanenza di 3 mesi Ira il n. 16 e il 25 Me classifiche mondiali 50 MIUOHI: per la permanenza dì 3 mesi Ira il n. 26 e iì 50 tette classifiche mondiali. !Vìj;sìì':K:,ì™.l: Igiocatori ciiieéono anche parte della quota che la F edeioWitafr zionale (grano ag/i sponsor) destina per ogni incontro alla Federi» a 5^co/7cfa {/^// //np^ni e dei risultati. Questi i soldi incassai tìaWaRX^w quanto rpràa ghffimi tre incontri: Stimmi (primo torno): 170 MIUOHI ÌSMBìh-Mk U (spareggio): SO MIUOHI lìMMBWmm (primo turno): 250 MIUOHI E A sinistra Gaudenzi, sotto Panatta Sopra: Galgani, presidente federale; a lato Nicola Pietrangeli, critico con il tennis italiano

Luoghi citati: Amburgo, Cile, Italia, Napoli, Santiago, Stati Uniti, Usa