Pochi allenatori da Casarin di Fabio Vergnano

Pochi allenatori da Casarin Pochi allenatori da Casarin // designatore accusa: arbitri tesi troppi cercano di condizionarli FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO In nome della tanto conclamata collaborazione con gli arbitri, nel tentativo di alleggerire la pressione sulla categoria e avviare un dialogo sempre più fattivo, gli allenatori di serie A e B hanno pensato bene di disertare in larga maggioranza l'appuntamento con Casarin. Forse sdegnati dal fatto che lo scorso lunedì i fatti di Genova avevano fatto slittare la discussione sui temi più scottanti del campionato, i signori della panchina hanno inviato messaggi di scusa e si sono astenuti. Assenti in blocco Juve e Toro, latitanti Capello e Zeman, abbonato alla non presenza Bianchi, hanno animato il dibattito Boskov, Ériksson, Simoni, Ranieri, Bolchi, Mondonico, Tardelli e Mazzone. Scala a metà seduta ha tolto il disturbo, svignandosela senza essere visto. Quando Casarin l'ha chiamato in causa («E tu Nevio cosa ne pensi?»), il tecnico del Parma era già in autostrada. Missione fallita? Non del tutto. Come sempre gli assenti hanno torto, anche questa volta carne al fuoco ne ha messa il Gran Capo, più che un designatore, un disegnatore. Per due ora abbondanti ha sommerso gli astanti: grafici, tabelle, prospetti. Ha bacchettato il giusto, ha difeso, ma non è una novità, i suoi arbitri, ha sparato a zero su certi dirigenti troppo propensi alla critica, al condizionamento psicologico dei direttori di gara, ha anticipato rivoluzioni come la rimessa laterale con i piedi: «E' l'unica novità possibile a breve termine». Primo siluro ai simulatori: «Vedo giocatori di novanta chili crollare in area facendo il triplo salto mortale appena sfiorati. Ci vuole maggior serietà». Mazzone d'accordo: «Le aree di rigore si trasformano in piscine. Basta sceneggiate. Ma sono qui per proporre un patto d'onore: stop alle polemiche sugli errori degli arbitri. Li vedo molto tesi, lasciamoli in pace». Casarin invitato a nozze: «L'arbitro è teso, non impaurito, perde energia in settimana, siamo arrivati alle interviste la domenica mattina. C'è un limite oltre il quale non si va». Si infuria Paolo il Caldo e chiama in causa certi dirigenti impiccioni. Cita Racalbuto, l'arbitro di Juve-Brescia: «E' uno dei migliori, al venerdì mi ha chiamato un dirigente chiedendo notizie ufficiali su di lui: perché è stato fermo tre mesi, cosa c'è dietro. Io so che ha dovuto superare prove inimmaginabili». Non basta. Casarin non fa nomi, ma allude a Braschi che diresse Cagliari-Juventus: «Prima della partita un dirigente gli spiega che contro di lui non c'è preclusione. Gli avversari vedono e fanno la stessa cosa. Al posto suo avrei preso la valigia e me ne sarei andato». L'ultimo siluro è per i moviolisti: «Da vent'anni ci prendono per i fondelli. Dimostrare che c'è un fuorigioco di 15 centimetri è una stupidaggine. Tutto il corpo dell'attaccante deve essere oltre il difensore». Infine una risposta a Simoni che pretenderebbe una maggior attenzione geografica nelle designazioni. Sconfortato Casarin: «Se guardiamo queste cose siamo morti». Fabio Vergnano

Luoghi citati: Brescia, Cagliari, Casarin, Firenze, Genova