la carezza di Tomba «Alberto vuol portarle fortuna»

la carezza di Tomba la carezza di Tomba Alberto vuolportarle fortuna MARANELLO DAL NOSTRO INVIATO L'illibata signorina 412 T2 suggerisce le proprie forme attraverso le ondulazioni d'un drappo rosso folgore: c'è, lì sotto, la prosperità d'una Anitona della Dolce vita e la sottigliezza perforante d'una Audrey Hepburn da Vacanze romane. Tra gli illustri invitati che tra poco applaudiranno la rivelazione della nuova monoposto, il più illustre è un atletico giovanotto in jeans, panciotto blu notte di velluto, giacca color carta da zucchero e cravatta fuoco cavallino. Fuggito alle nevi, il grande campione dello sci Al berto Tomba è accorso alla festa: il signore della Coppa del Mondo e l'aspirante protagonista della Formula 1 ; il collezionista di vittorie e la gloriosa Ferrari sono figli della stessa regione, l'Emilia. Suscettibili e vanesie come sono le auto da corsa, specialmente al debutto in società, si poteva supporre che la presenza dell'uomo che mastica slalom e giganti come noccioline e accende il delirio di milioni di sportivi, iniettasse nei meccanismi della 412 T2 il tossico della gelosia: che c'entra lui qui, al mio battesimo?, s'azzardi a strapparmi un solo battito di mani e giuro sui miei 4380 mm di lunghezza che faccio una piazzata. Macché. Offerta finalmente alle luci della sala, con Luca Montezemolo e i suoi piloti alla fiancata, la nuova Ferrari nella luccicante mutezza preludio di chissà quali rombi, dominava incontrastata la scena. Tomba, nel momento dell'apparizione (che muso, che posteriore, che elettronica!), sembrava uno spicchio d'aglio capitato per caso in una zuppa inglese. Le piace? Il campione non rilascia interviste, è stufo di accerchiamenti, domande; eppure, un ingrato destino da lui stesso attizzato, puntualmente lo conduce ovunque vi siano folle e taccuini. Immemore del fatto che soltanto nell'intimità del proprio tinello si evitano gli sgradevoli contatti con gli inquisitori. Tomba era costretto a riconoscersi affatto diverso da una Ferrari alla quale è concesso d'essere ammirata senza che nessuno le rompa le scatole chiedendole: «Scusi, in quale Gran Premio si prepara ad eccellere? Si cambierebbe con una Benetton? E Alesi, sboccerà l'amore tra lei e Alesi?». Allora, Tomba, le piace? E' generoso il campione e risponde: «E come faccio a dirlo. Non so neppure com'era quella precedente». Generoso e sincero, sa com'è la sua personale Ferrari, al volante della quale è qui convenuto, e gli basta. Poi si lascia andare: «Bella, bella, bella. Per forza: è una rossa». Al triplice omaggio segue supplichevole il triplice richiamo Tomba, Tomba, Tomba. Lo vogliono accanto alla 412 T2 circonfusa di lampi, abbagliata dai riflettori. Vieni, Tomba, toccala, accarezzala, ancora, ancora, travasa nel suo motore 3000 il tuo dono dell'imbattibilità, versa nelle sue 48 valvole il illùdo del trionfatore. E lui tocca, accarezza, palpa. Tomba il portafortuna. Perché non la baci, Alberto?, stampale sul telaio il definitivo marchio della buonissima sorte. Un bacio. La signorina 412 T2 ha un inavvertibile ma effettivo trasalimento. Che succede se davvero le labbra del dieci volte schiantatorc stagionale d'avversari si posano su quella pelle in composito nido d'ape e fibre di carbonio? «Baciarla, addirittura. Ci siamo appena conosciuti». La nuova Ferrari che ha il difficile compito di vincere e Tomba che ha l'altrettanto difficile compito di continuare a vincere si salutano. Un vago profumo di lambrusco e cotechini avverte che è l'ora del rifornimento. Gianni Ranieri

Luoghi citati: Emilia, Maranello