Riaperte due strade per Sarajevo

Austria, trappola per i nomadi: l'ordigno esplode mentre rimuovono un cartello xenofobo I serbi cedono Riaperte due strade per Sarajevo ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Dopo settimane di negoziati estenuanti, promesse mancate e accordi rinviati all'infinito, i miliziani serbi che assediano Sarajevo hanno acconsentito ieri a riaprire al traffico civile due strade di accesso alla capitale bosniaca. Per alcune ore al giorno gli abitanti di Sarajevo potranno utilizzare le cosiddette strade blu per raggiungere rapidamente le zone separate della città o per uscire e rientrare da Sarajevo attraversando i quartieri controllati dalle forze serbo-bosniache. E' la seconda volta dall'inizio dell'assedio della capitale bosniaca, più di mille giorni fa, che le strade blu vengono aperte al traffico civile. Il primo tentativo è stato fatto dieci mesi fa, ma è durato poco e con numerose difficoltà. Questa volta il transito dovrebbe svolgersi senza eccessivi problemi. Una carta d'identità e il libretto di circolazione della macchina valido basteranno per attraversare i posti di blocco. Dopo mesi e anni migliaia di persone sono corse ieri a riabbracciarsi senza il timore di essere colpite da un cecchino. Il transito è permesso alle vetture private e alle corriere, ma i serbi continuano tuttora a bloccare il traffico commerciale. Finora le strade blu erano aperte soltanto ai convogli delle forze di pace dell'Orni. Ma i serbi hanno fermato a più riprese anche i veicoli dei Caschi blu impedendo ogni rifornimento umanitario della capitale bosniaca. All'inizio di quest'anno, quando è entrato in vigore il cessate il fuoco di quattro mesi tra le forze di Karadzic e l'esercito bosniaco, e stata annunciata anche la riapertura delle strade blu. Ma di giorno in giorno i serbi hanno rimandato. Finalmente, sotto la pressione del nuovo comandante in capo dei Caschi blu in Bosnia, generale Smith, hanno acconsentito a riaprire le strade blu al traffico civile. Da ieri, per tre ore al mattino e due al pomeriggio, la gente di Sarajevo potrà circolare liberamente. Il transito ò previsto anche per la popolazione che vive nei quartieri della capitale controllati dai serbi. Oltre agli aerei dell'Onu, riservati ai leader politici e alle personalità più in vista, finora l'unico modo di uscire da Sarajevo era attraverso il tunnel sotterraneo che passa sotto la pista dell'aeroporto di Butmir. Nel buio quasi assoluto, senza alcuna ventilazione, a testa china per via dell'insufficiente altezza, con l'acqua ghiacciata e il fango alle ginocchia, migliaia di persone hanno attraversato quest'angusto passaggio scavato nelle viscere della terra lungo 800 metri e largo poco più di un metro. Una volta all'uscita c'era sempre il pericolo di essere centrati da qualche cecchino serbo. Ma il tunnel è stato l'ancora di salvezza di Sarajevo. Considerevoli quantità di cibo e medicinali hanno potuto raggiungere la città attraverso questo canale sotterraneo. «Il tunnel ò la cannuccia attraverso la quale respira la città. E' importante non soltanto dal punto di vista psicologico ma anche perché ci ricollega al nostro territorio liberato. Attraverso il tunnel passa anche il Presidente. Ma il tunnel non basta. Per questo speriamo che Sarajevo verrà sbloccata con la via politica. Ma se questo non sarà possibile dovremmo ricorrere alle armi altrimenti la città soffocherà» ha dichiarato soltanto due giorni fa il figlio del presidente bosniaco Izetbegovic. Poche ore dopo, Sarajevo ha cominciato a respirare. Ingrid Badurina

Persone citate: Ingrid Badurina, Izetbegovic, Karadzic