E la Quercia «riabilita» gli anticomunisti liberali di Pierluigi Battista

E la Quercia «riabilita» gli anticomunisti liberali DASILONE A ORWELL E la Quercia «riabilita» gli anticomunisti liberali U ROMA N tempo era immancabilmente accompagnato, a mo' di squalificazione preventiva, dall'aggettivo «viscerale». Oppure poteva essere, a scelta, «becero», «livido», «rabbioso», «feroce». Ma per i comunisti, e in generale per la sinistra non ostile ai comunisti, r«anticomunismo» era per definizione disdicevole, disonorevole, negativo per natura. E non solo, come è ovvio, l'anticomunismo di tipo fascista o reazionario, ma anche l'anticomunismo democratico e liberale di chi non ha avuto bisogno del crollo del muro di Berlino per pensare che il totalitarismo in tutte le sue forme, di destra o di sinistra, ha rappresentato la tragedia del Ventesimo Secolo. Ma è finito il comunismo. Finisce, su proposta di D'Alema che addirittura pensa alla cancellazione della falce e martello dal simbolo del partito, l'epoca del «post-comunismo». E adesso, nel partito democratico della sinistra, finisce anche l'ostilità per l'anticomunismo e anzi prende forma addirittura il riconoscimento del valore dell'anticomunismo liberale e democratico. Il suggerimento è stato formulato domenica da Barbara Spinelli sulla Stampa quando, commentando l'ammissione di Fini sul valore dell'antifascismo, ha chiesto, «simmetricamente», che nel pds si ammetta «che anche l'anticomunismo è un valore della cultura liberale italiana: non tutto l'anticomunismo magari ma di certo quello di Ignazio Silone, di Nicola Chiaromonte, di Hannah Arendt, di. Raymond Aron e di molti democratici che la sinistra italiana ha per tanto tempo disprezzato e ignorato». Spinelli chiede insomma una rottura esplicita con un passato in cui gli anticomunisti democratici non avevano diritto di cittadinanza nella sinistra, quando il nome di Silone era un tabù, quando una rivista come Tempo Presente di Chiaromonte veniva ignorata, quando di Gustaw Herling, lo scrittore polacco residente a Napoli che aveva denunciato gli orrori del gulag, si chiedeva addirittura l'espulsione dall'Italia o quando gli scritti sul totalitarismo della Arendt hanno dovuto aspettare quindici anni prima di essere tradotti e pubblicati in Italia. Il pds è disposto a consumare quest'altra rottura? Il dirigente del pds Fabio Mussi dice di sì: «Questo ramo fondamentale della critica al totalitarismo comunista va riletto e valorizzato». «Quando ero responsabile culturale del pei», ricorda Mus- si, «in un discorso pronunciato in un circolo dedicato a Silone avevo già detto che bisognava riscoprire nomi come quelli di Orwell, di Camus, di Koestler, in cui la critica antitotalitaria del comunismo non comportava l'apologia del mondo esistente. La lettura di Buio a mezzogiorno è stata per me folgorante». Anche se nel pei quei nomi venivano condannati e isolati come «anticomunisti viscerali»? «Adesso però», risponde Mussi, «non sarebbe giustificabile alcun tipo di imbarazzo nei confronti dei testi critici dej totalitarismo comunista». Anche per Emanuele Macaluso «la storia ha emesso il suo verdetto»: «Ritengo che sia doveroso dire che ha avuto ragione chi è stato bollato come "anticomunista" dal pei». Certo, puntualizza Macaluso, «non era ingiustificata una certa ostilità per un certo apriorismo con cui l'anticomunismo democratico è stato incapace di capire le ragioni che hanno indotto una generazione a condividere la battaglia del pei, ma da parte nostra non possiamo non riconoscere le motivazioni nobili e valide di chi si è opposto al comunismo in nome di valori democratici». Ancora più esplieta la richiesta di Giancarlo Bosetti, vicedirettore dell'Unità e direttore della rivista di sinistra Reset: «Dobbiamo a Ignazio Silone un pieno risarcimento morale per l'isolamento in cui il pei lo ha costretto». Infatti, sostiene Bosetti, «se il pei è stato portato alla democrazia, è stato aggirato ancora il nodo della critica radicale dell'esperienza storica comunista». Conclusione di Bosetti: «Dobbiamo compiere l'atto politico di onestà intellettuale dando atto all'anticomunismo liberale, democratico e socialdemocratico dei suoi meriti morali, culturali e ideologici». L'anticomunismo non è più un tabù nel pds. Pierluigi Battista Fabio Mussi

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