Il segretario smentisce le voci. Ma Zani annuncia un «segnale forte» dopo il congresso Nel pds il «giallo» del simbolo di Maurizio Tropeano

Il segretario smentisce le voci. Ma Zani annuncia un «segnale forte» dopo il congresso Il segretario smentisce le voci. Ma Zani annuncia un «segnale forte» dopo il congresso Nel pds il «giallo» del simbolo D'Alema: via falce e martello? Deciderà il partito «Quella del simbolo è una questione che non abbiamo ancora affrontato e, comunque, è una decisione che non spetta al segretario ma al partito nel suo complesso». Insomma, per ora, la falce e martello in formato mignon resta, con la Quercia, il simbolo del pds. Massimo D'Alema è sceso in campo per rasserenare il dibattito interno nel partito ormai avviato verso il congresso. Ieri infatti i comunisti democratici, la «corrente» di sinistra del pds, erano già sul piede di guerra: «Un congresso per eliminare falce e martello - spiegava Fulvia Bandoli - sarebbe una trovata e per giunta di basso profilo». E Giorgio Mele, coordinatore dei comunisti democratici, aggiungeva: «La questione del simbolo rischia di essere un diversivo rispetto a concrete scelte di strategia». Tutto tranquillo, allora? No. La questione delle vecchie insegne del comunismo italiano resta, infatti, uno dei temi al centro del dibattito politico della Quercia. D'Alema infatti ha ribadito solo un concetto: la decisione sul simbolo verrà presa da tutto il partito e non avverrà certo con un decreto del segretario. Insomma, un approccio soft, dettato più che altro dalla necessità di tranquillizzare la base del partito. Ieri sembrava infatti che la cancellazione della falce e martello fosse una cosa fatta. D'Alema l'avrebbe annunciata in una riunione ristretta con i segretari regionali. Di qui la precisazione di D'Alema e le smentite dei segretari regionali. «Togliere la falce e martello? D'Alema non ha assolutamente affrontato l'argomento - spiegava la piemontese Silvana Dameri -. Il segretario ha posto il problema dell'esigenza di fare un ulteriore passo per completare la svolta della Bolognina». E il coordinatore della segreteria Mauro Zani conferma questa versione: «C'ero anch'io a quella riunione. Del nome e del simbolo D'Alema proprio non ne ha parlato». Dunque il simbolo resta, ma D'Alema ha sicuramente imboccato la strada che lo porterà - per mezzo del congresso che si svolgerà dopo le regionali - alla nuova Bolognina, a quelle scelte di stra¬ tegia politica che Giorgio Napolitano giudica tardive; «Il richiamo a caratterizzarsi non come formazione post comunista di incerta identità, va accolto con la consapevolezza di aver troppo tardato». Nel 1990 il cambiamento politico guidato da Occhetto comportò anche la «riduzione» della falce e martello a radice della Quercia. Adesso, che cosa succederà? «Certo - ammette Zani - il problema si pone con più evidenza ora che Prodi ha deciso di scendere in campo. Questo accelera l'esigenza da parte del pds di voltare definitivamente la pagina del comunismo. Prima però - e il congresso è la sede naturale - il pds dovrà precisare il suo volto, le idealità e i programmi di ciò che dovrà essere come parte costitutiva della coalizione dei democratici». Prima la linea politica, dunque, ma poi il «pds potrà anche - aggiunge Zani - decidere di togliere la falce e il martello con un gesto simbolicamente forte, destinato anche a sancire la sua piena appartenenza ai partiti socialdemocratici e laboristi dell'Europa». Magari dopo aver realizzato quel sondaggio tra «gli iscritti, gli elettori e i cittadini, per capire che effetto avrebbe tale scelta», come aveva spiegato D'Alema pochi giorni dopo la sua elezione alla segreteria. Insomma, una vera e propria analisi «dei costi e dei benefici» che deriverebbero da tale scelta. Era il 5 luglio e D'Alema, quello che molti avevano definito «l'ultimo dei comunisti», spiegava: «Non voglio tornare indietro, non voglio fare una grande Rifondazione, ma assumere in pieno la fecondità della svolta». Cinque mesi dopo il suo disegno politico è diventato chiarissimo: «La nostra identità è quella delle forze socialiste, socialdemocratiche e laboriste d'Europa», ha detto in un'intervista a questo giornale. Nessuno di questi partiti ha conservato i simboli del vecchio comunismo, ma questo non sembra preoccupare Gloria Buffo, della segreteria nazionale del pds: «I partiti, come i fidanzati, non si scelgono per il nome che portano ma per la loro personalità». Maurizio Tropeano

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