«Facciamo un monumento a Coppi» di Gian Paolo Ormezzano
«Facciamo un monumento a Coppi» L'ex velocista lancia l'idea di erigere l'opera davanti al Motovelodromo «Facciamo un monumento a Coppi» Defilippis: con le pietre delle sue grandi cime PROPOSTA CAMPIONISSIMO DIMENTICATO ASTA un anno, ci vogliono pochi soldi, e Torino può dare un momumento a Fausto Coppi, all'uomo che un recente vasto referendum de La Gazzetta dello Sport ha proclamato lo sportivo italiano del secolo, davanti ad Enzo Ferrari. Il progetto è suggestivo, affascinante, economico. L'idea primaria appartiene a Nino Defilippis, il Cit che crebbe correndo con e contro Coppi, conoscendolo nella grandezza delle vittorie e nella tenerezza delle piccole cose. Dice Defilippis: «Il posto c'è, davanti al Motovelodromo di corso Casale, nel giardino dedicato sì a Coppi ma soltanto con con una scritta simile ad un'indicazione di via. L'idea è semplice ma, mi pare, legatissima alle imprese del Campionissimo: una specie di montagna, due-tre metri di altezza, fatta con le pietre delle vette celebri nella storia di Fausto, le vette o comunque le salite su cui lui partiva per andare a vincere». Sono tante: in Italia Pordoi, Falzarego, Rolle, Gardena, Stelvio, Maddalena, Sestriere, Monginevro, Moncenisio e poi anche Turchino, Berta, Ghisallo, Bocchetta, Abetone...; in Francia Izoard, Galibier, Vars, Allos, Peyresourde, Iseran, Puy de Dòme, Ventoux, Tourmalet. Le scalate del Giro, del Tour, ma anche della Milano-Sanremo, del Giro di Lombardia. Chi raccoglie le pietre? Dice Defilippis: «Noi cicloturisti, o ciclisti agonisti delle varie categorie. Siamo spesso su quelle strade. Una pietra, con una targhetta che ne certifichi la provenienza». Si potrebbe chiedere pietre anche a Chiappucci, a Pantani, a Bugno, quando corrono il Giro o il Tour. A Bartali, continuo pellegrino nei posti sacri del ciclismo. E interessare il ciclismo straniero, specialmente quello francese, tuttora in adorazione di Coppi. L'Associazione corridori piemontesi, presieduta da Antonio Covolo, ha anch'essa allevato l'iniziativa, ultimamente in occasione di una visita alla targa di Fausto Coppi e alla stele di Serse Coppi: davanti al Moto¬ velodromo dove Fausto vinse e prima, sempre in corso Casale, dove il fratello, nel 1951, alla fine di un Giro di Piemonte, picchiò la testa, morendo poi in una clinica torinese. La montagna delle montagne potrebbe contenere quell'immagine stilizzata di Coppi che Giugiaro, coinvolto, sta inventando. In un angolo, la lapide di Serse, tolta da un posto dove l'oblio è troppo facile. Covolo sta già ben dentro a questo progetto. Dice Defilippis: «Io sono pronto a muovermi, basta fondare un comitato, in un anno il monumento può essere pronto, non è una colpa costare poco». La sovrintendenza alle Belle Arti pare non abbia nulla da obiettare. Torino d'un colpo potrebbe riscattare 35 anni senza un segnale forte d'amore per Fausto, il più grande ciclista del mondo. Gian Paolo Ormezzano Fausto Coppi
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