Noi, le ragazze di Villa Madama

Noi, le ragazze di Villa Madama LETTERE AL GIORNALE: IL LUNEDI' DI O.d.B. Noi, le ragazze di Villa Madama La terza volta Egregio Del Buono per due volte le ho inviato una «memoria storica» che ha interessato la prestigiosa «Villa Madama» in Roma, attuale sede di rappresentanza dello Stato italiano. Lei è padronissimo, come afferma a ogni contestazione dei lettori, di pubblicare ciò che meglio crede, ma non può negare che insieme a lettere di spessore e notevole interesse ella pubblica anche notizie che non esito a definire banali. Le invio per la terza volta la mia «memoria storica» su «Villa Madama» convinta che la notizia, a distanza di 50 anni dall'avvenimento assuma un significativo valore, evidenziando come i commis di Stato abbiano difeso la pubblica proprietà. Se poi non vorrà pubblicarla, grazie egualmente, ma non sfuggirà al mio giudizio secondo il quale ella, dall'alto della sua cultura, non dimostra di dare spazio ai lettori della «Stampa» su argomenti che non siano conflittuali e ideologici che tanti guasti hanno prodotto e seguitano a produrre al quieto vivere dei cittadini sempre più disorientati dell'attuale clima politico. Può spiegarmi, ad esempio, come mai non sono state pubblicate le numerosissime lettere di protesta contro il filosofo Gianni Vattimo dopo la sua vergognosa performance ad un corteo di protesta contro il presidente del Consiglio oggi dimissionario? Viva la democrazia e viva la libertà, non certo quelle conclamate dalla lotta partigiana. Liliana Cullo, Sanremo (di anni 65) Gentile Signora Gullo, questa è una rubrica di corrispondenza, di scambio di opinioni di domande e risposte, non uno spazio riservato a ospitare articoli, poesie, racconti, memorie più o meno storiche. Dico «questa rubrica» nel senso di questa finestrella. Lei ha tutte le ragioni di trovare irritante la mia maniera di condurla, ma la diffido dall'accusarmi di giudicare «dall'alto della mia cultura». Sono una persona come tante altre, i let¬ tori e io discutiamo insieme dei fatti che ci riguardano da vicino. Se siamo banali, le chiedo scusa anche a nome loro, ma, non c'è possibilità di errore, è lei che si sente di alta cultura e dall'alto, appunto, ci giudica. Per quello che riguarda Gianni Vattimo, io ho ricevuto negli ultimi tempi, indirizzata a me, solo una lettera, e non mi pare neppure sulla performance con il megafono, comunque ho risposto. Ma io non sono responsabile del resto delle «Lettere al giornale». E passiamo alla «memoria storica» che tanto le inte¬ ressa comunicare. [o.d.b.] Salvate Villa Madama Cinquant'anni or sono, il 24 dicembre 1944, il governo italiano ha rischiato di perdere la prestigiosa «Villa Madama» in Roma. Il 1944 è stato l'anno in cui l'Italia ha subito le mortificanti richieste di risarcimento danni di guerra avanzate dai vincitori della seconda guerra mondiale. L'Italia, come ricorderanno i cittadini della terza età, subì mutilazioni territoriali e dovette cedere larga parte della propria flotta navale alla Russia. Proprio la Russia, forte della sua posizione di vincitrice del conflitto insieme agli alleati occidentali, non mancò di alzare il prezzo dei pretesi risarcimenti e l'ambasciatore russo dell'epoca, da poco accreditato in Italia, individuò nella bella e panoramica «Villa Madama» un pezzo pregiato da rivendicare, per farne la residenza del capo missione. La richiesta, formulata in via ufficiale al ministero degli Esteri, gettò il panico tra i nostri diplomatici che temettero il peggio, prefigurando un esproprio che avrebbe privato il nostro governo di una sede prestigiosa, oggi nota a larga parte del mondo politico internazionale. Sulle prime gli uomini di Palazzo Chigi - allora sede del ministero degli Esteri - presero tempo prima di dare una risposta alla richiesta dei russi, mentre scattava l'ordine di fare quadrato per difendere «Villa Madama» e di cercare gli espedienti per dirottare in altre direzioni le pretese dei sovietici. A Castel Gandolfo, in territorio della Santa Sede, erano alloggiate una cinquantina di ragazze appartenenti alla ex G.I.L.E. (gioventù italiana del littorio estero), che, ospitate nelle colonie estive sin dal giugno 1940, erano restate bloccate in Italia a causa del conflitto. Con un'ispirazione che ha del prodigioso, il ministero degli Esteri dispose, nottetempo, il trasferimento delle ragazze a «Villa Madama», dando luogo a un'operazione che si potrebbe definire con un eufemismo di presidio. Quando i russi tornarono alla carica, i nostri diplomatici espressero vivo rammarico di non potere accogliere la loro richiesta, facendo presente che la «Villa» risultava occupata da una cinquantina di ragazze i cui genitori si trovavano all'estero e che, data la situazione del Paese non era possibile alloggiare diversamente. I russi, per la residenza dell'ambasciatore, ottennero in cambio una villa con parco situata sulla via Aurelia antica e si ritennero soddisfatti dalle autorità italiane. Della vicenda desidero dare personalmente testimonianza nella mia qualità di componente di quel gruppo di ragazze che il ministero degli Esteri e, per esso, i suoi sagaci diplomatici ci utilizzarono per salvare «Villa Madama», vero gioiello del Rinascimento italiano situato alle falde di Monte Mario, eretto su progetto dei più prestigiosi architetti dell'epoca (Raffaello, Giulio Romano, Sangallo il giovane e Giovanni da Udine). Liliana Gullo Sanremo Ancora sull'inno nazionale Gentile Signor Del Buono, posso esprimere la mia opinione sul problema Inno Nazionale che, a quanto pare, sta diventando quasi un'ossessione? Poiché l'Italia, grazie a Dio, non è soltanto Roma, perché non tenerci l'Inno di Mameli, anche se un poco' démodé, passando all'ordine del Lgiorno questioni più serie? Quanto all'Unità d'Italia, che (cito il | signor Ugo Loi) si è compiuta sui colli ; bellissimi di Roma, dovrei ricordare a detto Signore che la citata Unità iniziò |a Torino, ed io, come torinese, di inmeggiare a Roma, proprio non sento il bisogno e, tanto meno, l'obbligo. Maria Ausilia Giuliano Torino Gentile Signora, lei mi conforta in quanto ho già scritto a proposito di questa polemica inventata e sostenuta con i più speciosi motivi. Non ci torneremo più sopra, almeno in questo minimo spazio. [o.d.b.]