Tecniche operatorie superate, farmaci letali, ma nessuno sa i risultati delle nuove ricerche «Pazienti uccisi dai libri di medicina» di Fabio Galvano

Tecniche operatorie superate, farmaci letali, ma nessuno sa i risultati delle nuove ricerche Tecniche operatorie superate, farmaci letali, ma nessuno sa i risultati delle nuove ricerche «Pazienti uccisi dai libri di medicina» Denuncia choc dei medici inglesi: antiquati e pericolosi LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Centinaia di pazienti muoiono ogni anno, in Inghilterra, perché medici e chirurghi non dispongono di manuali aggiornati per le loro cure e i loro interventi. Quelli in uso vengono addirittura definiti «letali», antiquati come sono: in alcuni casi addirittura contengono forme di trattamento che la più recente scienza medica ha bollato per inefficaci o financo pericolose. La casistica è abbondante. «Ho scoperto con orrore - afferma Iain Chalmers, apprezzato epidemiologo del Cochrane Centro di Oxford, un organismo specializzato nel valutare la ricerca medica - di avere ucciso alcuni miei pazienti con le tecniche che mi erano state inculcate all'università». La confessione-denuncia di Chalmers, a cui il Sunday Times ha dato ieri l'onore della prima pagina, non è la sola; anche se è l'esempio calzante di un problema talmente diffuso da suscitare dibattito in Inghilterra. I «testi sacri», agli afferma, consigliano di non usare mai antibiotici per combattere un virus, a meno che sia presente anche un'infezione batterica: «Quando mi sono trovato di fronte a bambini piccoli con il morbillo, non ho somministrato loro antibiotici. Come conseguenza, alcuni hanno sviluppato varie forme infettive e sono morti». Considera un dramma personale sapere che alcuni piccoli sotto i due anni avrebbero potuto sopravvivere se soltanto i testi medici fossero stati aggiornati. Quello che il Sunday Times non dice, ma sottintende, è che se queste gravi carenze affiorano in un Paese all'avanguardia medica come l'Inghilterra, ben peggio potrebbe essere altrove. E se i luminari degli ospedali inglesi dimostrano una certa reticenza di fronte al problema, questo non significa che esso non sia sentito a ogni livello della professione e in ogni specialità: persino nel reame della chirurgia, dove al dettato della farmacologia si affianca quello della manualità, fatto anche di strumenti elettronici, microchirurgia, nuove tecniche d'intervento. Tutto considerato, il bilancio delle «centinaia di vittime» potrebbe rivelarsi estremamente ottimista. «Negli Anni Ottanta - ammette William Rosenberg, professore a Oxford usavamo certi farmaci, per impedire aritmie in casi d'infarto, che si sono poi rivelati mortali». Eppxire c'è una resistenza di retroguardia all'introduzione di nuove idee. Un esempio lampante è quello degli anticoagulanti per i cardiopatici. Sebbene il vantaggio del loro uso sia stato provato sperimentalmente fin dalla metà degli Anni Settanta, l'Oxford Textbook of Medicine la Bibbia di ogni studente - afferma ancora nella sua edizione del 1990 che i benefici di un tale trattamento «restano da stabilire». «Dio solo sa quante migliaia di medici hanno letto quella letale informazione, ma purtroppo tale è il tipo d'insegnamento che viene offerto». Un'immediata revisione? Niente affatto. Sir David Weatherall, regio professore di medicina all'Università di Oxford e responsabile di quel manuale, lo difende. «Se la persona che lo ha scritto ritiene che ci siano ancora dubbi sui coagulanti - egli replica - aveva ogni diritto di affermarlo». La sua è tuttavia una posizione che non trova, nel dibattito suscitato dal giornale domenica¬ le inglese, molti consensi. Stuart Horner, presidente della commissione etica della British Medicai Association, azzarda che la metà delle attuali pratiche mediche potranno un giorno rivelarsi inutili. Non ò facile, secondo lui, tenere il passo con i 25 mila giornali medici pubblicati in tutto il mondo: «Le indagini che indicano l'inefficacia di certi farmaci e certe cure non vengono neppure pubblicate e i medici non ne vengono quindi a conoscenza». «Il pubblico - ha fatto eco un altro specialista - rimarrebbe di sale se conoscesse l'abisso dell'ignoranza medica: molti sanitari si aggrappano a pratiche imparate all'università nonostante tutti gli sviluppi recenti». Fabio Galvano La denuncia dei medici inglesi è destinata a riaprire le polemiche sui rischi che corrono i pazienti a causa della scarsa preparazione del personale sanitario anche nei Paesi più progrediti come l'Inghilterra

Persone citate: Cochrane, David Weatherall, Iain Chalmers, Stuart Horner, William Rosenberg

Luoghi citati: Inghilterra, Londra, Oxford